Sembra che l’autore dell’attacco a New York ce l’avesse con la NFL
Aveva giocato a football al liceo e sosteneva di aver sviluppato problemi neurologici, ma non è chiaro se sia così

Stanno emergendo nuovi dettagli sull’attacco armato compiuto lunedì in un grattacielo di Manhattan, a New York, da un uomo di 27 anni che ha ucciso quattro persone per poi suicidarsi. L’aggressore si chiamava Shane Devon Tamura e, in base alle prime ricostruzioni della polizia statunitense, aveva giocato a football americano durante le scuole superiori; avrebbe voluto colpire gli uffici della NFL, la principale lega professionistica di questo sport negli Stati Uniti, a cui attribuiva la responsabilità di alcuni suoi problemi di salute.
La NFL ha la sua sede nel grattacielo in cui è avvenuto l’attacco lunedì sera, quando in Italia era la notte tra lunedì e martedì, al 345 di Park Avenue, una delle strade più note e frequentate di New York, piena di alberghi e grattacieli di lusso. Ospita anche la sede del fondo d’investimento Blackstone, gli uffici di Bank of America e quelli della società di consulenza aziendale KPMG, e ci lavorano migliaia di persone.
Nonostante i rigidi controlli di sicurezza presenti in quasi tutti gli edifici della zona, Tamura era riuscito a entrare nella lobby armato di un fucile semiautomatico. Aveva cominciato subito a sparare, uccidendo un addetto alla sicurezza, un poliziotto non in servizio e una dirigente di Blackstone. Poi aveva preso un ascensore che lo aveva portato al 33esimo piano, dove ci sono gli uffici dell’agenzia immobiliare Rudin Management e dove aveva ucciso una quarta persona, un’impiegata. Secondo la polizia è lì che poi si è suicidato.
Eric Adams, il sindaco di New York, ha spiegato che secondo le prime indagini l’obiettivo di Tamura era la sede della NFL, che si trova tra il quinto e l’ottavo piano, ma aveva preso l’ascensore sbagliato. Che ce l’avesse con la NFL lo suggerirebbero anche due biglietti che aveva scritto, uno che aveva con sé e un altro trovato a casa sua a Las Vegas. Tamura lavorava come addetto alla sicurezza in un hotel e casinò e non aveva mai giocato a football a livello professionistico. Le indagini dicono che sabato era partito da Las Vegas in auto ed era arrivato a New York un paio d’ore prima dell’attacco, dopo aver attraversato il paese.

Il grattacielo al 345 di Park Avenue a New York, 29 luglio 2025 (AP Photo/Yuki Iwamura)
Secondo fonti vicine agli investigatori sentite da ABC News, nel biglietto che aveva con sé accusava la NFL di voler minimizzare i problemi neurologici che rischiano di sviluppare i giocatori di football americano – di gran lunga lo sport più popolare e seguito negli Stati Uniti – a causa dei frequenti scontri di gioco tra i giocatori. Diceva inoltre di soffrire di encefalopatia traumatica cronica (CTE), una malattia neurodegenerativa causata dalle ripetute commozioni cerebrali, come quelle che si possono subire praticando il football, e chiedeva che il suo cervello venisse studiato.
Sempre secondo fonti investigative, invece, il secondo biglietto era una specie di messaggio di scuse rivolto ai suoi genitori.
Per quel che è noto in questo momento, Tamura aveva giocato a football al liceo, quando viveva a Los Angeles, ma non aveva mai giocato a livello professionistico e non aveva legami con la NFL, che peraltro negli ultimi dieci anni ha introdotto tante nuove regole e pratiche per limitare gli scontri di gioco e le loro conseguenze per gli atleti. Inoltre non è chiaro se soffrisse effettivamente di CTE, malattia che può essere diagnosticata con certezza solo con esami approfonditi del tessuto cerebrale. Sul suo corpo verrà svolta un’autopsia per accertarlo.
Sempre secondo quanto emerso dalle indagini, in passato Tamura aveva avuto problemi di salute mentale; nel 2022 e nel 2024 era stato ricoverato in Nevada attraverso una procedura attivata quando si sospetta che una persona possa essere un pericolo per sé o per gli altri. Ciononostante, visto che aveva un porto d’armi, era riuscito a comprare legalmente il fucile che ha usato senza subire ulteriori controlli.
Per via delle sue implicazioni almeno superficialmente “vendicative”, molti sui media e sui social stanno associando questo caso a quello di Luigi Mangione, l’uomo che lo scorso dicembre uccise sempre a Manhattan Brian Thompson, amministratore delegato di una grossa azienda di assicurazioni sanitarie: Mangione, che è in carcere in attesa di processo, soffre da tempo di un dolore intenso alla schiena e accusa le assicurazioni statunitensi di arricchirsi approfittandosi dei loro clienti.
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