L’attivista libanese Georges Ibrahim Abdallah è stato liberato dopo 40 anni di carcere in Francia

Georges Ibrahim Abdallah all'arrivo all'aeroporto di Beirut, il 25 luglio
Georges Ibrahim Abdallah all'arrivo all'aeroporto di Beirut, il 25 luglio (AP Photo/Hussein Malla)

L’attivista libanese Georges Ibrahim Abdallah è tornato nel suo paese dopo 40 anni di carcere in Francia, dove era stato condannato all’ergastolo per complicità nell’uccisione a Parigi negli anni Ottanta di due diplomatici: Charles Ray, addetto militare statunitense (cioè un militare assegnato a un’ambasciata), e l’israeliano Yakov Barsimentov. Il processo fu seguitissimo. A novembre un tribunale francese aveva stabilito che Abdallah, che oggi ha 74 anni, venisse scarcerato ed espulso: la settimana scorsa la corte d’appello di Parigi aveva confermato la liberazione, ritenendo che non fosse più una minaccia per la sicurezza nazionale e che il periodo in carcere fosse sproporzionato ai reati attribuitigli.

Il gruppo armato di ispirazione marxista fondato da Abdallah non è più attivo dal 1984. In precedenza aveva militato nell’Organizzazione per la liberazione della Palestina, l’organizzazione politica e armata guidata da Yasser Arafat che perseguiva la causa del popolo palestinese anche tramite la lotta armata e gli attacchi terroristici. In Libano molti consideravano Abdallah un prigioniero politico e per anni il governo aveva chiesto la sua liberazione. Venerdì decine di persone, tra cui alcuni membri del parlamento, lo hanno aspettato all’aeroporto di Beirut. Al suo arrivo ha detto che «dobbiamo continuare a combattere il nemico», riferendosi a Israele, ed espresso solidarietà alla «resistenza», come il gruppo politico e militare Hezbollah chiama se stesso.