• Mondo
  • Venerdì 25 luglio 2025

Perché Cambogia e Thailandia si stanno facendo la guerra

C’entrano una vecchia mappa fatta dai francesi, alcuni templi e una buona dose di nazionalismo

Un mezzo militare cambogiano nella provincia di Oddar Meanchey, sul confine con la Thailandia, il 25 luglio del 2025 (AP Photo/Heng Sinith)
Un mezzo militare cambogiano nella provincia di Oddar Meanchey, sul confine con la Thailandia, il 25 luglio del 2025 (AP Photo/Heng Sinith)
Caricamento player

Stanno continuando gli attacchi iniziati giovedì tra gli eserciti di Thailandia e Cambogia in vari punti di confine: almeno 15 persone sono state uccise in Thailandia (14 civili e un militare), e una in Cambogia (non è chiaro se civile o militare). In Thailandia oltre 100mila persone sono state evacuate da quattro province sul confine. Ci sono state esplosioni, spari e colpi d’artiglieria: in questi due giorni la Thailandia ha usato aerei da guerra F-16 per colpire postazioni militari cambogiane, e la Cambogia ha lanciato dei razzi.

Gli scontri sono dovuti a una disputa territoriale che va avanti da decenni, anche se la situazione è diventata più grave negli ultimi mesi.

Il confine tra Thailandia e Cambogia, lungo circa 820 chilometri, fu definito per la prima volta nel 1907 dalla Francia, che occupò come potenza coloniale la Cambogia fino al 1953. La mappa era basata su un accordo di qualche anno prima, secondo cui il confine tra Thailandia e Cambogia avrebbe dovuto seguire a grandi linee il corso dei fiumi. La Thailandia sostiene da sempre che quella mappa non sia vincolante e sia poco accurata in alcuni punti.

Un monaco buddista cambogiano cammina verso il tempio indù di Preah Vihear, nel 2011 (AP Photo/Heng Sinith)

Uno dei punti più dibattuti è il tempio indù Preah Vihear, costruito tra l’Undicesimo e il Dodicesimo secolo.

Secondo la mappa il tempio è in territorio cambogiano, ma nel 1959 la Thailandia stanziò lì delle truppe. La Cambogia portò la questione alla Corte internazionale di giustizia, il più importante tribunale delle Nazioni Unite, che in quel momento era riconosciuto anche dalla Thailandia. L’anno successivo la Thailandia disse che non riconosceva più la giurisdizione della Corte, ma fu obbligata a partecipare al processo poiché la causa era stata depositata prima che si ritirasse. Nel 1962 la Corte stabilì che il tempio apparteneva alla Cambogia, ma non si espresse sull’area circostante, grande circa 5 chilometri quadrati.

La questione passò in secondo piano fino al 2008, quando il tempio fu dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità. Nel 2013 la Corte stabilì che fosse cambogiana anche l’area circostante, e in quegli anni ci furono estesi e violenti scontri tra i due paesi.

In generale molti templi (o meglio le loro rovine, dato che risalgono tutti a secoli fa) sul confine tra Thailandia e Cambogia sono una parte centrale della disputa territoriale tra i due paesi. Oltre a Preah Vihear è noto anche quello di Ta Muen Thom, in Thailandia.

I templi si trovano tutti in una zona chiamata “Triangolo di Smeraldo”, perché è al confine tra Thailandia, Cambogia e Laos. È lì che i due eserciti stanno combattendo in questi giorni. Gli scontri sono cominciati lo scorso 28 maggio quando un soldato cambogiano è stato ucciso in una sparatoria tra i due eserciti, che da allora si accusano reciprocamente di aver iniziato a sparare per primi e di usare armi sempre più pesanti. Giovedì mattina i soldati hanno iniziato a spararsi vicino al tempio di Prasat Ta Muen Thom, e il governo cambogiano ha detto che gli attacchi aerei thailandesi hanno danneggiato Preah Vihear.

Oltre alle dispute territoriali, le ostilità tra Thailandia e Cambogia sono animate anche da un forte nazionalismo. I due paesi hanno differenze culturali e storiche profonde, riconducibili anche a secoli di governi rivali (in particolare tra Quattordicesimo e Diciassettesimo secolo, con gli Khmer da un lato e il regno Ayutthaya dall’altro). Nelle ultime settimane c’è stata una grossa crisi che ha riguardato le rispettive classi politiche e che ha complicato una situazione che da mesi era già molto tesa.

Paetongtarn Shinawatra parla con i giornalisti il 1° luglio del 2025 (AP Photo/Sakchai Lalit)

La crisi è iniziata per una telefonata che il 15 giugno la prima ministra thailandese Paetongtarn Shinawatra ha fatto all’ex primo ministro cambogiano Hun Sen: la registrazione, di 17 minuti, è stata poi fatta arrivare ai giornali. Dall’audio si sente Paetongtarn (che ha 38 anni) avere un atteggiamento molto deferente nei confronti di Hun (che ne ha 72): lo chiama «zio» e promette di «prendersi cura» delle sue necessità. In un passaggio sembra anche voler screditare l’operato di un comandante dell’esercito thailandese che si stava occupando dei problemi al confine, dicendo che lui «voleva solo sembrare figo e diceva cose che non sono utili».

Paetongtarn ha giustificato la telefonata dicendo che i toni usati erano una precisa «tecnica di negoziazione», ma l’opinione pubblica l’ha molto criticata sostenendo che non avesse potere e credibilità negoziale con la Cambogia.

La famiglia di Paetongtarn e quella di Hun sono legate da decenni, al punto che Hun Sen e il padre di Paetongtarn, l’ex primo ministro Thaksin Shinawatra (uno dei politici più influenti della Thailandia), si considerano come fratelli. I combattimenti di questi giorni però stanno creando problemi anche tra loro. In un messaggio sui social Shinawatra ha detto che l’esercito thailandese deve «dare una lezione» a Hun Sen. Sen ha risposto con un messaggio altrettanto duro, dicendo che Shinawatra ha usato «toni bellicosi» e parlando degli scontri come di una «aggressione militare della Thailandia contro la Cambogia».

– Leggi anche: La Corte costituzionale thailandese ha sospeso la prima ministra