I soldati libici di Haftar vengono addestrati nelle basi militari italiane
Lo ha ricostruito il Post: ma l’Italia riconosce come legittimo solo l’altro governo libico, e proprio Haftar due settimane fa aveva umiliato il ministro Piantedosi
di Daniele Raineri

L’esercito italiano addestra in alcune basi in Italia i soldati libici del generale Khalifa Haftar, come si vede da alcune fotografie che i soldati stessi fanno circolare sui social e che il Post ha raccolto. Fonti del ministero della Difesa italiano hanno confermato l’esistenza di questo programma di addestramento, che fin qui non era pubblicamente noto.
In Libia ci sono due governi, che controllano parti diverse del territorio: entrambi si definiscono l’unico governo legittimo del paese. L’Italia riconosce come legittimo soltanto il governo di Tripoli, che controlla la metà occidentale della Libia, come del resto fanno le Nazioni Unite e l’Unione Europea. Ufficialmente quindi non ha attivo alcun programma militare di addestramento con Haftar, il generale che controlla la parte orientale della Libia e che negli ultimi anni si è scontrato più volte con le forze fedeli al governo di Tripoli.
È probabile però che il governo italiano non voglia scontentare Haftar. Così l’esercito organizza con discrezione corsi di addestramento separati in Italia della durata di alcuni mesi e li offre sia ai soldati libici fedeli al governo di Tripoli sia a quelli del generale Haftar, per mantenere buoni rapporti con entrambe le parti.

Soldati libici del generale Haftar in posa durante un corso di addestramento militare in Italia nel 2025
Nelle foto che i soldati di Haftar hanno messo sui social, si riconoscono con certezza il Centro di addestramento di paracadutismo a Pisa e la caserma Pisano di Capo Teulada in Sardegna. Altre foto sono state scattate nel settore militare dell’aeroporto San Giusto di Pisa prima di un lancio con il paracadute.

Soldati libici del generale Haftar in posa a fine corso al Centro di addestramento di paracadutismo a Pisa
In una foto si vede una carta d’imbarco rilasciata a un soldato libico dal Covi, il Comando operativo di vertice interforze, un organismo posto sotto il Capo di Stato maggiore della Difesa che si occupa anche delle esercitazioni. In un’altra foto si vede il certificato che attesta il conseguimento del brevetto di paracadutismo militare da parte di un ufficiale libico firmato dal direttore del Centro addestramento di paracadutismo, il colonnello Antonio D’Agostino.

L’attestato ricevuto da un ufficiale libico dopo un corso di paracadutismo militare a Pisa

Soldati del generale libico Haftar con un istruttore italiano durante un corso di paracadutismo militare a Pisa
Un account su Instagram specializzato in cose militari che si chiama Streaking Delilah ha collezionato le foto, ne ha pubblicate alcune e ne ha mandate altre al Post. Sostiene che i libici addestrati in Italia appartengano a un’unità chiamata al Saiqa, le forze speciali formate da fedelissimi di Haftar, e alla 155esima brigata, e lo stemma di al Saiqa appare in un video pubblicato sempre sui social. Uno dei soldati libici espone la bandiera dell’Al Nassr, una squadra di calcio di Bengasi.

Un soldato libico del generale Haftar in Italia con la bandiera dell’Al Nassr, la squadra di calcio di Bengasi
Un esperto di geolocalizzazione sentito dal Post ha identificato le coordinate delle foto in Sardegna, che sono state scattate qui:
La maggior parte delle fotografie risale al 2024. L’ultima disponibile è di marzo del 2025.
Queste buone relazioni dal punto di vista militare tra l’Italia e i libici non hanno comunque risparmiato al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, il respingimento all’aeroporto di Bengasi nel corso di una missione diplomatica che a inizio luglio era diventata un fallimento plateale.
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Haftar pretende dal governo italiano lo stesso trattamento riservato al governo di Tripoli: era quindi inevitabile, volendo mantenere buone relazioni, che l’esercito italiano organizzasse corsi di addestramento anche per i suoi soldati. Una delle conseguenze è che i soldati libici addestrati in Italia potenzialmente potrebbero affrontarsi in guerra su fronti opposti. Nel 2019 il generale Haftar ordinò l’assedio di Tripoli e dovette desistere soltanto perché intervenne la Turchia, che costrinse i soldati del generale alla ritirata con una campagna di bombardamenti con i droni.

A sinistra un soldato libico del generale Haftar posa nella caserma Pisano di Capo Teulada. A destra una carta d’imbarco fornita dalla Difesa italiana
Tutte le visite ufficiali dei politici italiani in Libia, da anni, prevedono due tappe: prima Tripoli e poi Bengasi, per dare a entrambe le parti la stessa importanza.
Quando nel 2020 l’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio non rispettò questa regola non scritta e saltò la tappa di Bengasi, il generale Haftar ordinò per rappresaglia il sequestro di due pescherecci italiani con i rispettivi equipaggi.

Soldati del generale libico Haftar durante un corso di paracadutismo militare a Pisa
I sequestrati furono liberati soltanto quattro mesi dopo grazie a una visita ufficiale di riparazione dell’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte, poco prima di Natale. Come ha detto Haftar, i vertici dei servizi segreti italiani vanno spesso a Bengasi per incontrare lui e il suo staff.
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