Trump le sta provando tutte per far dimenticare gli “Epstein files”
In pochi giorni ha pubblicato attacchi e provocazioni di ogni tipo, ma per una volta la sua base non lo segue

Negli ultimi giorni il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha pubblicato sui suoi social media moltissimi video, provocazioni, invettive e attacchi decisamente eccessivi e disparati, anche per i suoi standard. Tra sabato e lunedì ha pubblicato un video fatto con l’intelligenza artificiale dell’ex presidente Barack Obama che viene arrestato nello Studio Ovale della Casa Bianca (è falso). Poi una strana compilation di video di persone che fanno azioni pericolose, come prendere in mano un serpente e fare acrobazie in moto.
Con varie motivazioni ha attaccato il senatore Democratico Adam Schiff, la diplomatica Samantha Power, il Wall Street Journal e l’università di Harvard. Domenica ha minacciato la squadra di football americano dei Washington Commanders dicendo che bloccherà la costruzione di un nuovo stadio se non riprenderanno il loro vecchio nome Redskins (“Pellerossa”, ritenuto offensivo e razzista nei confronti delle persone native americane).
Trump ha poi fatto capire ancora una volta che vorrebbe licenziare il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, e lunedì sera ha annunciato la pubblicazione di migliaia di documenti dell’FBI su Martin Luther King, contro la volontà della famiglia.
Tutte queste azioni apparentemente slegate l’una dall’altra hanno una cosa in comune: non hanno niente a che vedere con gli “Epstein files” e con il “caso Epstein”. La grande prolificità del presidente in questi giorni è stata interpretata da molti proprio come un tentativo di distogliere l’attenzione del pubblico e dei media dallo scandalo. Al momento il tentativo è fallito.

Trump al telefono, maggio 2025 (AP Photo/Evan Vucci)
Lo scandalo è cominciato quando l’amministrazione Trump si è rifiutata di pubblicare come promesso documenti e informazioni sul ricco finanziere Jeffrey Epstein, morto suicida nel 2019 in carcere, dove era rinchiuso con l’accusa di aver sfruttato sessualmente decine di ragazze minorenni. Attorno a questo caso per anni la destra americana e il movimento MAGA (da Make America Great Again, il famoso slogan di Trump) hanno alimentato teorie del complotto secondo cui Epstein sarebbe stato l’organizzatore di un gruppo di ricchi e potenti pedofili che avrebbe sfruttato sessualmente moltissime ragazze.
Trump stesso, così come molte persone a lui vicine, aveva sostenuto l’idea che dietro al caso di Epstein ci fosse un grosso complotto, e che il finanziere avesse conservato una “lista” di tutti i suoi clienti pedofili, che sarebbe parte dei cosiddetti “Epstein files”. È decisamente improbabile che questi documenti esistano davvero, ma quando la sua amministrazione ha annunciato che non ci sarebbero state nuove rivelazioni sul caso molti dei suoi sostenitori ormai convinti dalle teorie del complotto hanno protestato, e alcuni si sono concentrati sui legami di vecchia data che Trump stesso aveva con Epstein, implicando che anche il presidente abbia qualcosa da nascondere. Durante una conferenza stampa alla Casa Bianca martedì molte delle domande hanno riguardato la questione: lui ha risposto sempre cambiando discorso con varie invettive contro i suoi avversari politici.

Trump ed Epstein nel 1997
Non è la prima volta che Trump si trova invischiato in scandali del genere. Durante la sua prima campagna elettorale nel 2016 fu pubblicato un audio in cui diceva che le donne puoi «prenderle per la figa» («grab them by the pussy»). L’anno scorso è stato giudicato colpevole per pagamenti illeciti all’attrice di film porno Stormy Daniels. Ma Trump è sempre riuscito a sopravvivere a tutti questi scandali soprattutto grazie alla sua abilità eccezionale nel distogliere l’attenzione, cambiare argomento e indirizzare i media su un’altra storia o un altro scandalo, magari creato da lui stesso.
Questa volta Trump sta facendo più fatica almeno per un paio di motivi. Anzitutto perché il dissidio attorno al caso è tra il presidente (che vuole far dimenticare gli “Epstein files”) e la sua stessa base (che vuole pubblicarli). In passato, quando Trump voleva distogliere l’attenzione da un argomento imbarazzante, la sua base era la prima a seguirlo. Ora alcuni dei sostenitori di Trump sono contro di lui, e continuano ad alimentare la polemica.
Secondo un sondaggio pubblicato la settimana scorsa, il 69 per cento degli americani e il 62 per cento dei Repubblicani ritengono che il governo stia nascondendo dettagli sui presunti clienti di Epstein.
Il caso Epstein inoltre è stato alimentato in questi giorni da alcune nuove rivelazioni (in particolare da parte del Wall Street Journal, che ha reso pubblico il contenuto di un volgare biglietto di auguri inviato da Trump a Epstein nel 2003) e da alcune personalità molto note. In particolare l’imprenditore Elon Musk, ex collaboratore di Trump e proprietario del social media X, che sta continuando ad attaccare e provocare il presidente sul caso Epstein.
Questo non significa che il caso Epstein danneggerà Trump in maniere politicamente rilevanti. Ma potrebbe aver cambiato almeno in piccola parte la percezione che l’elettorato Repubblicano ha del presidente. Russell Muirhead, un professore di Scienze politiche al Dartmouth College, ha detto al Washington Post: «Trump si è sempre presentato come l’élite che non sta con l’élite, come l’élite che sta con il popolo. Ma quando dice: ‘Qui non c’è niente da vedere, non pubblicheremo i documenti [sul caso Epstein, ndr], e dimenticatevi di quella lista’, allora torna a sembrare come qualunque altra élite, corrotto come tutti gli altri. E questa impressione potrebbe rimanere, almeno in una certa misura».



