Le fortissime avversarie dell’Italia in semifinale agli Europei di calcio
L’Inghilterra è la netta favorita e quattro calciatrici in particolare si stanno facendo notare

L’Italia non raggiunge la finale degli Europei femminili di calcio dal 1997, quando perse poi contro la Germania. Per tornarci, martedì sera nella semifinale dovrà battere l’Inghilterra, che ha vinto gli ultimi Europei, giocati nel 2022, e che nel 2023 è arrivata seconda ai Mondiali. È una nazionale forte e tosta, con tante calciatrici di alto livello, che dal 2021 è allenata dalla nederlandese Sarina Wiegman, apprezzata per il pragmatismo tattico e per lo stile comunicativo diretto e brillante. In precedenza Wiegman aveva allenato i Paesi Bassi, ottenendo più o meno gli stessi ottimi risultati: gli Europei vinti nel 2017, la finale dei Mondiali persa nel 2019.
In questi Europei l’Inghilterra ha avuto un rendimento un po’ altalenante: ha perso all’esordio contro la Francia per 2-1, poi ha battuto Galles e Paesi Bassi segnando 10 gol in due partite, e infine ha vinto ai rigori nei quarti di finale contro la Svezia, rimontando nei minuti finali i due gol di svantaggio accumulati in un pessimo primo tempo. Nella partita hanno segnato la più anziana e la più giovane tra le calciatrici inglesi, Lucy Bronze e Michelle Agyemang. È stata decisiva anche la portiera Hannah Hampton che ha parato due rigori.
Come la maggior parte delle loro compagne di squadra, anche Bronze, Agyemang e Hampton giocano nella Women’s Super League, il campionato inglese. Divenuto negli ultimi anni uno dei più competitivi, ricchi e seguiti al mondo, ha contribuito molto alla crescita della nazionale femminile. La scorsa stagione ha vinto il Chelsea, per cui giocano Bronze e Hampton; mentre l’Arsenal, la squadra tra le altre di Agyemang e soprattutto della centravanti titolare Alessia Russo, ha vinto la Champions League, che anche a livello femminile è il più importante torneo continentale per squadre di club.

Un’uscita di Hannah Hampton contro la Svezia (Pascal Kesselmark/Eurasia Sport Images/Getty Images)
Lucy Bronze ha 33 anni ed è considerata una delle migliori di sempre nel ruolo di terzina (cioè laterale di difesa). Ha totalizzato 138 partite con l’Inghilterra, segnando 20 gol, e ha giocato nelle più forti squadre inglesi ed europee come Liverpool, Manchester City, Lione, Barcellona e, dalla scorsa stagione, Chelsea. Ha vinto tanti trofei di squadra, tra i quali cinque Champions League, e vari premi individuali come il UEFA Player of the Year per la stagione 2018-2019, al termine della quale arrivò pure seconda nella classifica del Pallone d’Oro, il più importante trofeo individuale per chi gioca a calcio.
La prima cosa che colpisce di Bronze sono le sue eccezionali doti fisiche e atletiche: è potente, veloce e salta molto in alto. A questo aggiunge una tecnica notevole e una spiccata propensione a spingersi in avanti sulla fascia: i suoi cross e passaggi precisi, insieme con la sua abilità nel calciare in porta e nel colpire di testa, la rendono spesso determinante attraverso assist e gol. Per fare un paragone con un calciatore, ricorda un po’ Theo Hernández, ma rispetto all’ex terzino del Milan Bronze è destra di piede e soprattutto molto più attenta e accurata nella fase difensiva.
Ai Mondiali del 2019, dopo che nei quarti di finale aveva avuto un ruolo determinante in tutti e tre i gol con cui l’Inghilterra aveva battuto la Norvegia, l’allenatore inglese dell’epoca Phil Neville la definì «la miglior calciatrice al mondo, senza ombra di dubbio, con il suo atletismo e la sua qualità», mentre la sua compagna di squadra Fran Kirby disse che «quando prende la palla e parte, non si può fare molto per fermarla».
Oggi Bronze è ancora una calciatrice dominante, e ha compensato il leggero calo nell’impeto fisico con una leadership poco convenzionale. Lo scorso marzo in un’intervista alla BBC ha parlato per la prima volta apertamente del suo autismo e dell’ADHD (disturbo da deficit di attenzione/iperattività) che le furono diagnosticati solo nel 2021 ma con cui convive da molto prima. Soprattutto nella prima parte di carriera la influenzarono parecchio: «Quando arrivai in nazionale per la prima volta, non riuscivo a parlare con nessuna», ha raccontato Bronze, che nel tentativo di integrarsi provava a emulare i comportamenti di alcune sue compagne di squadra.
Col tempo però Bronze ha cominciato a gestire meglio la sua condizione fino a farla diventare un punto di forza, almeno come calciatrice, per il modo in cui la spinge a essere sempre molto concentrata e a impegnarsi al massimo in ogni allenamento: «Una cosa davvero utile per l’ADHD e l’autismo è l’esercizio fisico: concentrarsi in quel modo, continuare a muoversi. Allenarmi ogni giorno è fantastico per me. Alcune mie compagne mi chiedono: “Sei sicura di avere 33 anni? Non ti fermi mai”».
Contro la Svezia, Bronze ha cominciato a spingersi in avanti con insistenza soprattutto quando Wiegman ha cambiato modulo ed è passata a una difesa a 3: una mossa che ha consentito a Bronze di alzarsi sulla linea delle centrocampiste. Ha prima fatto il gol del 2-1 e poi ha segnato il rigore decisivo per la vittoria dell’Inghilterra, calciandolo in porta a oltre 100 chilometri orari. Dopo la partita l’allenatrice dell’Inghilterra ha detto che «Lucy Bronze è unica» e ne ha lodato la mentalità, l’atteggiamento positivo e l’agonismo. Dopo aver detto di essere disposta a tutto quando gioca con l’Inghilterra, Bronze ha chiesto che venga fatto di più per individuare e punire gli autori di commenti razzisti nei confronti della sua compagna Jess Carter.
Contro la Svezia è stata decisiva anche Hannah Hampton, portiera di 24 anni che ha di recente preso il posto occupato per anni da Mary Earps. Anche Hampton ha una storia inusuale: è nata infatti con una grave forma di strabismo per la quale dovette operarsi tre volte prima di compiere sei anni, e che ancora oggi le causa problemi di percezione e di valutazione delle distanze, due cose fondamentali nel ruolo in cui gioca.
Quando era piccola, scrive The Athletic, i medici dissero ai suoi genitori che non sarebbe mai potuta diventare una pilota di aerei, una neurochirurga e nemmeno un’atleta professionista, e invece Hampton è diventata una tra le migliori portiere in Europa, titolare del Chelsea e dell’Inghilterra.
Un’altra particolarità di Hampton è che fino a quando aveva 16 anni faceva l’attaccante: ne restano evidenti tracce nella sua abilità nel gioco con i piedi, sempre più importante (anche per una portiera) nel calcio contemporaneo. È precisa nei passaggi e nei lanci con entrambi i piedi, e sa gestire la palla anche quando viene pressata dalle attaccanti avversarie.
Quando giocava nell’Aston Villa, la sua squadra prima del Chelsea, a volte si allenava come giocatrice di movimento (cioè non come portiera), «una cosa inaudita per una portiera, oltre che un enorme vantaggio», ha spiegato Rachel Corsie, sua compagna dell’epoca, parlando dell’eccezionale calma e accuratezza con cui avviava le azioni della squadra. Un’altra sua ex compagna, Ellen White, ha detto a BBC che l’abilità di Hampton nei passaggi è ineguagliabile, e il modo in cui si muove, si tuffa e controlla la palla fa di lei una delle giovani portiere più entusiasmanti del calcio mondiale. Sono molto apprezzati anche il suo coraggio e il suo tempismo nelle uscite.
Sulla centravanti Alessia Russo, 26 anni, c’erano grandi aspettative, che per il momento non sono state disattese. Ha segnato meno del previsto (un gol finora), ma sta comunque giocando da protagonista: ha fatto tre assist e le sue giocate e movimenti sono cruciali per l’attacco dell’Inghilterra e dell’Arsenal, la sua squadra di club. Agli scorsi Europei Russo era stata determinante entrando a partita in corso, visto che aveva segnato 4 gol pur non giocando mai da titolare. In questi è molto difficile che Wiegman la sostituisca.
Anzi, quando l’Inghilterra è andata in svantaggio Wiegman le ha affiancato un’altra attaccante: la diciannovenne Michelle Agyemang, che nell’ultima stagione ha giocato al Brighton (in prestito però dall’Arsenal). Quattro anni fa Agyemang aveva fatto la raccattapalle in una partita dell’Inghilterra, ora si sta ritagliando il ruolo una volta appartenuto proprio a Russo, quello di attaccante che entra a partita in corso con l’obiettivo di cambiare le cose.
Contro la Francia è andata vicina a farlo, creando in poco tempo diverse occasioni per il possibile pareggio; contro la Svezia ci è riuscita, perché ha segnato il 2-2 undici minuti dopo il suo ingresso. Qualche mese fa, contro il Belgio in Nations League, al suo esordio con la nazionale, le erano bastati 41 secondi per segnare il suo primo gol. Sono le sue uniche tre presenze fatte con l’Inghilterra finora, un campione troppo piccolo per valutare il suo impatto, ma in ciascuna di queste tre occasioni ha dimostrato da subito di poter aggiungere soluzioni e imprevedibilità all’attacco inglese.
Del resto, nonostante la giovane età, sono parecchi anni che Agyemang viene considerata una calciatrice molto promettente: nel novembre del 2022, a 16 anni, esordì in Super League, e un paio di mesi dopo segnò il suo primo gol in FA Cup (la coppa d’Inghilterra). La sua convocazione agli Europei non era comunque scontata: nella stagione appena trascorsa ha giocato 17 partite e segnato 3 gol e prima della partita contro il Belgio non aveva mai giocato con l’Inghilterra. Ciononostante Wiegman ha deciso di convocarla, e anche con l’Italia potrebbe entrare a partita in corso; l’idea di farla giocare dall’inizio assieme a Russo, per il momento, viene considerata invece «affascinante» ma poco probabile, anche se secondo Goal.com l’Inghilterra continua a sembrare molto più pericolosa quando Russo e Agyemang giocano insieme.
La partita tra Inghilterra e Italia si gioca martedì alle 21 a Ginevra, in Svizzera, e sarà trasmessa su Rai 1 e RaiPlay. Secondo le simulazioni dell’affidabile piattaforma di statistiche sul calcio Opta, l’Italia ha il 29 per cento di possibilità di passare il turno.
L’altra semifinale si giocherà mercoledì tra Germania e Spagna, la grande favorita per la vittoria finale; alcune previsioni danno all’Italia solo il 2 per cento di possibilità di vincere il torneo, invece.



