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  • Lunedì 21 luglio 2025

Com’è che le squadre di calcio turche spendono tutti questi soldi

È soprattutto una questione di elezioni: dei presidenti dei club ma anche del presidente turco Erdoğan, che ha bisogno del calcio per fini politici

di Valerio Moggia

I giocatori del Galatasaray dopo aver vinto la Turkish Super League, l'1 giugno a Istanbul, in Turchia (Ahmad Mora/Getty Images)
I giocatori del Galatasaray dopo aver vinto la Turkish Super League, l'1 giugno a Istanbul, in Turchia (Ahmad Mora/Getty Images)
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Negli ultimi anni le migliori squadre di calcio del campionato turco hanno assunto un ruolo di primo piano nel calciomercato europeo: sono infatti sempre più frequenti i trasferimenti di giocatori di alto livello, spesso acquistati grazie alle ampie possibilità di spesa di alcune tra queste squadre. Il Galatasaray, la squadra turca che ha vinto più trofei nella sua storia, sta per acquistare per 75 milioni di euro il centravanti nigeriano Victor Osimhen. Già il mese scorso era arrivato al Galatasaray (una delle tante squadre di Istanbul) l’attaccante tedesco Leroy Sané, che fino alla scorsa stagione giocava per il Bayern Monaco e il cui stipendio annuale sarà di 9 milioni di euro netti. Per dare un’idea, quest’estate l’acquisto più costoso in Serie A è stato finora quello del difensore Sam Beukema, che il Napoli ha preso dal Bologna per 31 milioni di euro.

Acquisti di questo tipo non sono comunque una novità di quest’anno: né per il Galatasaray né per altre squadre turche, a cominciare dal Fenerbahçe, storica squadra rivale del Galatasaray, il cui allenatore, il portoghese José Mourinho, ha un contratto da 10,5 milioni di euro all’anno (l’allenatore più pagato della Serie A, Antonio Conte, ne prende circa 3 in meno). Sono resi possibili da grosse sponsorizzazioni e da operazioni commerciali un po’ spericolate, ma qualche anno fa fu decisivo soprattutto il contributo statale deciso dal governo del presidente Recep Tayyip Erdoğan (ci arriviamo).

Poche altre squadre di calcio al mondo spendono quanto le principali società turche, e ciò è sorprendente specie se si considera che il maggior campionato nazionale, la Süper Lig, è classificata come la decima lega in Europa per guadagni. Inoltre, le società calcistiche turche incassano relativamente poco dalle cessioni e hanno molti debiti. Il loro rapporto tra introiti e spesa per gli stipendi dei giocatori è dell’88 per cento, quando il limite raccomandato dalla UEFA (che regola e governa il calcio europeo) è del 70 per cento.

I problemi debitori del calcio turco sono noti da diversi anni. Nel 2019 le quattro squadre principali del paese – Galatasaray, Fenerbahçe, Beşiktaş e Trabzonspor – sembravano sul punto di dichiarare bancarotta. Una delle cause dei problemi economici delle squadre era stata la grave crisi economica turca: nel 2018 il paese era entrato in recessione, la crescita del PIL era scesa dal 7,4 al 2,6 per cento, la lira turca aveva perso in un anno circa un terzo del suo valore e l’inflazione era salita al 20 per cento.

Nonostante questo le principali squadre avevano comunque continuato a spendere per acquistare all’estero giocatori importanti, finendo così per indebitarsi. Era, ed è ancora, un circolo vizioso: i tifosi mettevano grande pressione alle società per vincere il campionato, così i presidenti si guadagnavano la rielezione tramite acquisti prestigiosi a prezzi elevati, lasciando i debiti a chi sarebbe arrivato dopo.

Questo accade perché in Turchia i club sono spesso delle polisportive gestite da soci, senza quindi un proprietario unico. Hanno varie sezioni dedicate a discipline diverse (per esempio basket e pallavolo) ma il calcio è quasi sempre la principale. La direzione dei club dipende dal presidente, che viene eletto periodicamente dai soci. Per ottenere l’elezione diventa dunque importante conquistarsi voti tramite promesse di successi e di acquisto di importanti giocatori.

Sei anni fa la federazione calcistica turca aveva imposto alle società di ristrutturare i propri debiti e il governo del presidente Erdoğan era intervenuto per salvarle dal fallimento. Dietro l’impulso della banca statale Ziraat i principali istituti di credito del paese accordarono ai club piani di rientro dai debiti strutturati su più anni. Un’operazione che fu molto criticata dall’opposizione, che contestava a Erdoğan di aver utilizzato fondi pubblici per salvare le società sportive in un momento in cui la popolazione era gravata dalle conseguenze della crisi.

Il presidente turco Erdogan durante una partita di tra la squadra turca del Başakşehir e quella sammarinese de La Fiorita, 25 luglio 2024 (Yusuf Dursun/dia images via Getty Images)

Il presidente turco Erdoğan (a sinistra) durante una partita tra la squadra turca del Başakşehir e la squadra sammarinese La Fiorita, 25 luglio 2024 (Yusuf Dursun/dia images via Getty Images)

A livello politico questa mossa aveva l’obiettivo di guadagnare consensi tra i tifosi di calcio, che è lo sport più popolare in Turchia ma con cui Erdoğan non ha mai avuto un grande rapporto. Per esempio, durante le proteste del 2013 a Gezi Park, gli ultras di Galatasaray, Fenerbahçe e Beşiktaş siglarono una storica tregua per sostenere gli attivisti ambientalisti nella loro battaglia contro il governo. Inoltre una delle leggende del calcio turco, l’ex attaccante di Galatasaray e Inter Hakan Şükür, è un noto oppositore di Erdoğan, al punto da essere stato costretto a lasciare il paese e trasferirsi negli Stati Uniti.

Per qualche anno, soprattutto durante la pandemia da coronavirus, le spese si erano contratte, ma dal 2022 sono tornate ai livelli precedenti. Tutto questo senza che le società turche possano fare grande affidamento né sugli introiti dei diritti tv né su quelli per le competizioni internazionali. L’ultimo accordo televisivo, siglato nel 2024 con Digiturk (un’emittente controllata dal network qatariota BeIN Sports), ha un valore di circa 260 milioni di euro per tre anni, mentre la Süper Lig non garantisce nessun posto di qualificazione diretta alla fase finale della Champions League. Sono esclusi anche i proventi dei nuovi modernissimi stadi del paese, tutti di proprietà statale.

La domanda a questo punto è: da dove arrivano tutti questi soldi? Da ricchi contratti di sponsorizzazione e da operazioni commerciali spesso molto rischiose.

Nel 2023 il giornalista Nick Miller spiegava su The Athletic che il Galatasaray aveva sottoscritto accordi di sponsorizzazione con società come Sixt, un’azienda di noleggio auto che verserà 100 milioni di euro fino al 2028, e SOCAR, che invece paga 15 milioni per essere sponsor durante le partite internazionali. Quest’ultimo contratto è piuttosto rilevante anche a livello politico: SOCAR è l’azienda energetica statale dell’Azerbaijan, che è anche un cruciale partner dello stato turco, a cui fornisce gas naturale.

Un terzo sponsor molto importante del Galatasaray è l’azienda di costruzioni Rams Global, a cui sono stati ceduti i naming rights dello stadio, cioè il diritto all’intitolazione commerciale dell’impianto. Nell’estate del 2023 il Galatasaray acquistò Icardi per 10 milioni, più altri 6 milioni di stipendio a stagione; Rams Global intervenne direttamente nell’operazione finanziandola, sebbene i dettagli della trattativa non siano mai stati resi noti.

Lo stadio del Galatasaray (Ahmad Mora/Getty Images)

Lo stadio del Galatasaray (Ahmad Mora/Getty Images)

Per reperire nuovi fondi il Galatasaray ha anche deciso di spostare il proprio centro di allenamento a Kemerburgaz, a nord di Istanbul, in un terreno statale ottenuto in concessione per 49 anni, mentre il vecchio centro sportivo di Florya, in una zona residenziale della città, verrà dato in appalto a delle società edilizie. Secondo la Bild, il club turco è convinto di poter ottenere tra i 500 e i 600 milioni di euro da questo affare.

Dal canto suo il Fenerbahçe è l’unica società che riesce a tenere il passo delle spese del Galatasaray, grazie soprattutto ai fondi personali del suo presidente Ali Koç, che proviene da una delle famiglie più ricche di Turchia. Negli scorsi giorni sono state rivelate le trattative per una nuova sponsorizzazione del valore di 100 milioni di euro in cinque anni con l’azienda alimentare turco-americana Chobani, che diventerebbe uno degli accordi più remunerativi della storia dello sport in Turchia. L’obiettivo del Fenerbahçe e del suo presidente è quello di tornare a vincere il campionato, cosa che non succede dal 2014.

Anche le altre due squadre più importanti del paese, sebbene non agli stessi livelli di Galatasaray e Fenerbahçe, stanno spendendo cifre importanti. Negli ultimi anni il Beşiktaş ha acquistato giocatori come Eric Bailly del Manchester United, Ciro Immobile della Lazio, Tammy Abraham della Roma e Orkun Kökçü del Benfica, pagato 30 milioni di euro. Il Trabzonspor, invece, ha comprato Nicolas Pépé dall’Arsenal e Stefan Savić dall’Atlético Madrid. Come detto, però, i debiti stanno tornando a crescere, e ci sono molti dubbi sul fatto che questo sistema possa essere sostenibile sul lungo periodo.