Sei agenti della Guardia di finanza e della Guardia costiera saranno processati per il naufragio di Cutro

Il Giudice dell’udienza preliminare (gup) di Crotone ha rinviato a giudizio quattro agenti della Guardia di finanza e due della Guardia costiera, accusati a vario titolo di omicidio e naufragio colposo per gli eventi che portarono al ribaltamento di una barca carica di persone migranti a Cutro, in Calabria, nel 2023. Nel naufragio morirono almeno 94 persone, fra cui 35 minorenni.
Secondo la procura ci fu mancanza di coordinamento e di scambio di informazioni tra la Guardia di finanza e la Guardia costiera, che causò ritardi nelle operazioni di salvataggio. La procedura in caso di rilevazione di una barca di migranti in mare prevede che in caso non ci sia un pericolo immediato di naufragio parta un’operazione di polizia gestita dalla Guardia di finanza, mentre in caso contrario ce ne sia una di soccorso da parte della Guardia costiera. Quando venne rilevata la barca in mare la Guardia di finanza provò ad avviare un’operazione, che però non venne completata a causa delle condizioni del mare. A quel punto avrebbe dovuto essere avviata quella della Guardia costiera, che però tardò molto, secondo la procura a causa dei problemi nelle comunicazioni.
Quattro persone accusate di essere gli “scafisti” della barca naufragata, cioè le persone che la guidavano, sono state condannate in primo grado in un altro processo: tre a pene fra gli 11 e i 16 anni di carcere per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, una a 20 anni per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e naufragio. Quella di scafisti è una definizione molto ampia e controversa, in cui finiscono spesso persone che in realtà c’entrano poco o nulla con i gruppi criminali che organizzano i viaggi.


