Cosa c’è nelle inchieste sull’urbanistica a Milano
Quelle che per quasi due anni hanno sospeso le nuove costruzioni in città, e ora coinvolgono anche il sindaco Sala

Anche il sindaco Beppe Sala è indagato in una delle circa venti inchieste della procura di Milano sull’urbanistica in città: quella in cui è coinvolto è una nuova indagine, parte di un più ampio filone giudiziario sull’edilizia a cui i magistrati stanno lavorando da quasi due anni. Le inchieste riguardano presunti abusi commessi negli ultimi anni da persone che lavorano nell’amministrazione di Milano, costruttori e progettisti, per autorizzare e accelerare la costruzione di nuovi palazzi. Si sono concentrate in particolare su progetti di costruzione di palazzi di grandi dimensioni, trattati formalmente come ristrutturazioni di edifici molto più piccoli o costruiti all’interno di cortili.
Per questi edifici i progettisti avevano chiesto e ottenuto dal comune una “Scia”, cioè un documento di “segnalazione di inizio attività”, che di solito si usa per interventi minori di manutenzione o restauro e che permette di accelerare le procedure burocratiche. La Scia è infatti una dichiarazione con cui il progettista dice di avere tutti i requisiti necessari per poter avviare il cantiere, e consente di iniziare i lavori senza dover attendere verifiche e controlli preliminari. Una volta presentata si può iniziare a costruire, dopo il comune farà i controlli. Secondo i pubblici ministeri, invece, per i palazzi coinvolti nelle indagini sarebbe servito un permesso di costruire, non una Scia.
Il permesso di costruire è una pratica più impegnativa e lenta, che prevede l’analisi dell’impatto del nuovo edificio sulla zona circostante. Quando in un’area vengono costruiti nuovi edifici che prevedono l’arrivo di molte persone in più rispetto a quelle che già ci vivono, la proprietà deve pagare al comune una somma per compensare tutte le spese che l’amministrazione dovrà sostenere, come parcheggi aggiuntivi, aree verdi e asili, per limitare le conseguenze della costruzione sulla zona e non danneggiare chi ci vive.
Il comune si è sempre difeso sostenendo di aver seguito questo orientamento a lungo, interpretando una norma in modo più esteso ma senza violare la legge.
Le accuse si sono aggravate con il coinvolgimento nell’inchiesta di alcuni funzionari pubblici. A marzo è stato arrestato Giovanni Oggioni, ex dirigente del comune, accusato di corruzione, frode processuale, depistaggio e falso. Il suo arresto aveva reso impossibile per il comune di Milano sostenere politicamente il tentativo del parlamento di rendere legittima l’interpretazione del comune introducendo deroghe retroattive. Volevano farlo con un disegno di legge chiamato emblematicamente “salva-Milano”, approvato alla Camera ma mai votato al Senato. È finito nel nulla.
Negli ultimi giorni le indagini hanno avuto ulteriori sviluppi. Mercoledì la procura di Milano ha chiesto al giudice per le indagini preliminari (gip) di arrestare sei persone indagate: tra queste ci sono l’assessore Tancredi e Manfredi Catella, presidente della grande società di sviluppo immobiliare Coima, che a Milano ha costruito moltissimi progetti tra cui una gran parte delle nuove costruzioni del quartiere di Porta Nuova, e che sta lavorando alla costruzione del villaggio olimpico per le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. Ci sono poi un costruttore, due membri della commissione paesaggio del comune di Milano e un architetto.
Sala è accusato di “false dichiarazioni su qualità personali proprie o di altre persone” e concorso in “induzione indebita a dare o promettere utilità”. La prima accusa riguarda la nomina di Giuseppe Marinoni a presidente della commissione paesaggio, che è un organo consultivo dell’amministrazione che valuta tecnicamente i progetti proposti ed esprime un parere. Secondo la procura Marinoni, che è architetto, era incompatibile con la carica per via della sua vicinanza ad alcuni costruttori e in particolare a Coima. Sala si è difeso dicendo che i contatti tra commissione paesaggio e sindaco sono inesistenti, e che di Marinoni non ha neanche il numero di telefono.
La seconda accusa riguarda il cosiddetto Pirellino, un vecchio palazzo comunale in via Melchiorre Gioia, acquistato da Coima e destinato a una riqualificazione radicale: nella primavera del 2023 la commissione paesaggio diede un primo parere negativo al progetto, considerandolo di eccessivo impatto (il palazzo doveva essere molto grande e molto alto), ma nei mesi successivi il parere negativo diventò un parere favorevole “condizionato”. Secondo la procura furono decisive le pressioni delle società interessate, anche «mediate» dal sindaco Sala.
La procura è convinta insomma che esista un «sistema», cioè un gruppo di persone composto da membri della commissione comunale per il paesaggio, altri soggetti dell’amministrazione di Milano, progettisti privati e costruttori, che avrebbe favorito in vari modi la concessione di permessi edilizi illeciti per fare speculazione attraverso grandi progetti immobiliari.
Nei provvedimenti in cui teorizza questo sistema, la procura scrive spesso giudizi, parla di «avidità», di «spregiudicatezza», di «asservimento sistemico» verso i costruttori, di «modalità eversive di comportamenti». E ipotizza l’esistenza di «un vorticoso circuito di corruzioni tuttora in corso, che colpisce le istituzioni e ha disgregato ogni controllo pubblico sull’uso del territorio, svilito a merce da saccheggiare».
Le accuse insomma sono pesanti, e per dimostrare che tutto questo sia un “sistema” ci vorranno prove consistenti.
Le indagini in ogni caso hanno creato molta incertezza sulle leggi da seguire, e hanno avuto l’effetto di bloccare i cantieri a Milano per quasi due anni: molti costruttori hanno fermato i loro progetti e molti dirigenti e funzionari – pur non coinvolti nelle indagini – hanno smesso di firmare le pratiche. A inizio 2024 circa 140 funzionari scrissero due lettere al sindaco Beppe Sala e all’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi per chiedere di essere trasferiti. Molti cantieri sono ancora sotto sequestro, ma molti altri sono ripartiti nelle ultime settimane dopo nuove regole più severe introdotte dal comune a maggio.
La giunta comunale di Milano ha deciso infatti che, per costruire palazzi alti oltre 25 metri, ai progettisti e alle imprese non basterà più segnalare al comune l’inizio dei lavori, ma dovranno presentare un progetto e discutere con gli uffici delle ricadute dei nuovi edifici sul contesto urbano.
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