Sinner e Alcaraz giocano un tennis a parte
La continuità con cui tengono un ritmo altissimo è inarrivabile per i tennisti di oggi, forse pure per quelli di ieri
di Gabriele Gargantini

Il 2 aprile del 2019 Jannik Sinner e Carlos Alcaraz avevano 17 e 15 anni. Quel giorno si affrontarono vicino ad Alicante, in Spagna, nella loro prima partita di tennis. Dopo un’ora e cinquanta minuti di gioco vinse Alcaraz 6-2, 3-6, 6-3. «Il livello non fu eccezionale», ha ricordato Inaki Etxegia, direttore della scuola di tennis in cui allora si allenava Alcaraz e una delle poche persone ad assistere a quella partita: «Ci furono molti alti e bassi, e tanta tensione. Fu una questione di forza mentale, più che di tennis».
Ora che hanno 23 e 22 anni Sinner e Alcaraz sono per distacco i due migliori tennisti al mondo. Per qualità, intensità di colpi e scambi giocano uno sport per molti versi differente rispetto a quello giocato da tutti gli altri, dal terzo del ranking mondiale in giù. Secondo Emanuele Ricciardi, autore del podcast Slice, «c’è una comune impressione che Sinner e Alcaraz si stiano separando dal resto, per un effetto che talvolta è stato dirompente, quasi come se giocassero un altro sport». Il racconto sportivo influisce senz’altro, c’è molta voglia di presentare questa rivalità come qualcosa di epocale, ma ci sono anche alcuni elementi oggettivi: la velocità dei loro colpi, il ritmo alto degli scambi, ma soprattutto la costanza e la continuità con cui mantengono questo ritmo.
«Sinner e Alcaraz hanno grandissime doti naturali, che hanno saputo costruire e affinare nel tempo», dice Ricciardi. «E soprattutto, sin da giovanissimi, sono stati capaci di fare loro l’eredità della precedente generazione di campioni. Sono stati in grado di intercettarne gli elementi chiave, soprattutto a livello di attitudine e mentalità».
La generazione di cui parla Ricciardi è quella che ha avuto per protagonisti Novak Djokovic, Rafael Nadal e Roger Federer, tre che per diversi anni si sono spartiti la maggior parte dei tornei del Grande Slam (i quattro più prestigiosi del tennis: Roland Garros, Wimbledon, Australian Open e US Open). Quella generazione era ritenuta irripetibile, di un livello che non era mai stato raggiunto e che – si pensava – non sarebbe mai stato raggiunto in seguito.
Invece dopo neppure tre anni dal ritiro di Federer, Sinner e Alcaraz sembrano già averla superata. Ricciardi spiega che ciò che stupisce di loro è come abbiano saputo «fare costanti miglioramenti incrementali nel loro processo di crescita, così da aggiungere sempre qualità in maniera efficace». Con un paragone ciclistico, Ricciardi dice che l’impressione è che Sinner e Alcaraz siano «in un momento di fuga, come se fossero scattati insieme in salita, lasciando il gruppo più indietro, con un altro passo».
C’entra il fatto che siano stati da costante stimolo l’uno per l’altro. Dopo la partita del 2019 ad Alicante, Sinner e Alcaraz si sono incontrati altre 13 volte su un campo da tennis: in otto occasioni ha vinto Alcaraz, per cinque volte ha vinto Sinner. Tra queste, solo le ultime due sono state nella finale di un torneo del Grande Slam: il Roland Garros di giugno, vinto da Alcaraz al termine di una delle finali più incerte e spettacolari di sempre; e la finale di Wimbledon vinta domenica da Sinner. Un’altra ragione è che sia Sinner che Alcaraz hanno una dedizione al tennis monacale, assoluta, ed entrambi sono riusciti a unire il talento al lavoro duro, diventando in poco tempo giocatori più completi ed esperti rispetto a quasi tutti gli altri.
Fino a poco tempo fa faceva eccezione forse Novak Djokovic, che però negli ultimi due tornei del Grande Slam è stato battuto nettamente da Sinner, entrambe le volte per tre set a zero.
Ma cosa di preciso, nella pratica, rende diverso e migliore il tennis che stanno riuscendo a giocare Sinner e Alcaraz? Cos’è, se c’è, quel qualcosa che li separa dal resto, che fa apparire diverso il loro tennis, in particolare quando si trovano a giocare in finale uno contro l’altro?
Secondo Federico Ferrero, commentatore di tennis per Sky ed Eurosport e autore del libro Parlare al silenzio, è «la velocità media degli scambi, perché anche Federer e Nadal giocavano talvolta a velocità siderali, ma quello che Sinner e Alcaraz hanno portato è una versione proiettata verso il futuro, in cui si ha la sensazione che nessuno dei due possa né voglia togliere il piede dall’acceleratore». Ferrero paragona le loro partite a una «versione tennistica della sparatoria all’O.K. Corral», cioè la più famosa sparatoria nella storia del West, nota soprattutto per la rapidità con cui ne furono sparati i colpi. E nei loro scambi così veloci «questi due riescono anche a sbagliare poco, mantenendo quel ritmo per ore».

Alcaraz al servizio contro Sinner, il 13 luglio a Wimbledon (Clive Brunskill/Getty Images)
Secondo Ricciardi la singola caratteristica tecnica che rende migliore il tennis di Sinner e Alcaraz è la capacità che hanno di difendersi in corsa verso gli angoli del campo, rimanendo sempre vicini alla linea e rispondendo a un colpo particolarmente angolato in modo altrettanto potente e preciso. In questo modo passano dalla difesa all’attacco in un istante. È una cosa che hanno ereditato soprattutto da Djokovic, però l’hanno portata a un livello ancora superiore, riuscendo a gestire meglio i margini di rischio, soprattutto Sinner.
In breve: tirano molto forte, rischiano tanto a ritmi alti, eppure sbagliano pochissimo.
Ricciardi parla anche di come, specie quando sono uno contro l’altro, entrambi abbiano sviluppato «la capacità di tenere una posizione sempre più avanzata in campo, di colpire la pallina sempre più forte su entrambi i lati, con un grandissimo bilanciamento tra dritto e rovescio, riuscendo a difendersi stando quasi sempre vicinissimi alla linea di fondo». Questo permette loro di aprirsi il campo più facilmente, come si dice, perché più si è vicini alla linea di fondo e più è “facile” colpire con precisione vicino alle righe, mettendo in difficoltà l’avversario. «È come se ci fosse stata un’ulteriore aggiunta, a livello di ritmi e di tempi, rispetto a Federer e Nadal, ma anche rispetto a Djokovic».
Non è che questi ultimi tre non riuscissero ad avere gli stessi ritmi, in certi casi magari li superavano pure, ma lo facevano in momenti limitati di certe partite. Sinner e Alcaraz invece lo fanno con maggiore continuità. Djokovic, che a 38 anni è l’unico dei tre ancora in gioco, ha detto: «Quest’anno sono arrivato alle semifinali di tutti i tornei del Grande Slam, ma poi devo giocare contro Sinner o Alcaraz. Questi ragazzi sono giovani, in forma, agguerriti: è come se arrivassi alle partite contro di loro con il serbatoio mezzo vuoto».
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Prima della finale di Wimbledon l’ex tennista John McEnroe ha detto che sia Sinner che Alcaraz sarebbero in grado di vincere contro il miglior Nadal sulla terra rossa, la superficie su cui è considerato il migliore di tutti i tempi (la premessa di McEnroe è stata: «Lo so che sembra quasi folle dire una cosa del genere»).
Tra chi li ha visti da vicino dall’altra parte della rete c’è Ben Shelton, che a Wimbledon ha incrociato Sinner ai quarti di finale, e che in carriera ha giocato in totale dieci partite contro Alcaraz e Sinner: ne ha perse nove. «È frustrante giocare contro entrambi», ha detto Shelton. Nel caso di Sinner, ha aggiunto dopo averlo affrontato, «la cosa sorprendente e mai vista prima è la velocità che dà alla palla: quando giochi contro di lui è come se le cose andassero a doppia velocità».
È difficile dire quanto durerà questo dominio. Le cose nello sport cambiano in fretta, lo stesso Alcaraz ha attraversato di recente una fase poco brillante, ma essendo entrambi piuttosto giovani è lecito ritenere che abbiano diversi anni davanti in cui si contenderanno i tornei più importanti. Inoltre più Sinner e Alcaraz continuano a occupare spazi, a giocarsi le finali Slam, meno spazi ci saranno perché altri possano crescere, fare esperienza in semifinali e finali Slam e colmare un po’ il divario. I diretti interessati sono peraltro consapevoli di stare in una dimensione a parte: «Stiamo lottando per rendere più grande il tennis», ha detto Alcaraz dopo aver perso a Wimbledon contro Sinner. «E a essere sincero per ora non vedo nessun giocatore al livello che abbiamo io e lui quando giochiamo uno contro l’altro».



