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  • Giovedì 10 luglio 2025

La piccola radio che animò la cultura alternativa di Sarajevo durante l’assedio

Sotto le bombe e i cecchini, Radio Zid contribuì a preservare un'idea di città aperta e tollerante

Due donne sarajevesi ascoltano la radio nel proprio appartamento, nel 1994
Due donne sarajevesi ascoltano la radio nel proprio appartamento, nel 1994 (AP Photo/Rikard Larma)
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Durante la guerra in Bosnia Erzegovina, mentre Sarajevo era circondata dalle truppe serbe ed era sempre più presente la propaganda nazionalista, una piccola radio indipendente diventò molto importante per la città: si chiamava Radio Zid («Radio Muro»), e con i suoi programmi cercava di diffondere idee antinazionaliste e a favore di una società aperta e progressista.

La radio aveva conduttori molto giovani, e contribuì a sostenere e diffondere la cultura e le arti in città: trasmetteva musica che non si sentiva altrove, organizzava lezioni a distanza per i bambini quando non potevano andare a scuola, e cercava di informare i suoi ascoltatori in modo imparziale e oggettivo, evitando la propaganda.

Fu anche cruciale per lo sviluppo della scena musicale alternativa di Sarajevo, che in modo in apparenza paradossale fu molto vivace proprio negli anni della guerra. Tra i gruppi la cui musica era trasmessa più spesso da Radio Zid c’erano i Sikter, che suonarono anche a un grande concerto organizzato dalla stazione nel 1995, in pieno assedio: la loro storia è raccontata nel podcast Sikter, realizzato da Rodolfo Toè e disponibile dal 7 luglio sull’app del Post e sulle piattaforme.

Dal 1992 al 1995 Sarajevo, l’attuale capitale della Bosnia Erzegovina, subì infatti il più lungo assedio della storia militare moderna. La Bosnia Erzegovina e Sarajevo erano abitate da persone appartenenti a gruppi nazionali diversi, soprattutto da bosgnacchi (bosniaci musulmani), serbi e croati, che avevano visioni incompatibili sul suo futuro. Il paese dichiarò l’indipendenza dalla Jugoslavia nella primavera del 1992. I serbi bosniaci, che desideravano rimanere parte della Jugoslavia insieme a Serbia e Montenegro, circondarono la città e la attaccarono per 1.425 giorni, terrorizzando i suoi abitanti.

Durante l’assedio i sarajevesi vissero in condizioni difficilissime: mancavano spesso l’elettricità, l’acqua potabile, il riscaldamento. In quegli stessi anni, però, la città ebbe anche una scena culturale molto viva, che nasceva anche dal desiderio di resistere al terrore provocato dagli assedianti. A Sarajevo, durante l’assedio, ci furono concerti, mostre, spettacoli teatrali: nel 1993 anche la famosa scrittrice e intellettuale americana Susan Sontag visitò Sarajevo, dove realizzò una propria versione di Aspettando Godot.

– Leggi anche: Una storia di musica e sopravvivenza, durante l’assedio di Sarajevo

Radio Zid fu fondata dal professore sarajevese Zdravko Grebo, un intellettuale anti-nazionalista e cosmopolita che già prima dell’inizio della guerra si era schierato in diverse occasioni contro la retorica nazionalista che stava crescendo in Bosnia Erzegovina. Alla fine del 1992 decise di creare una radio indipendente per tenere informati gli abitanti di Sarajevo e, soprattutto, per preservare lo spirito multiculturale e aperto della città.

Zdravko Grebo

Prima della guerra Sarajevo era nota per essere una città tollerante e cosmopolita: la abitavano musulmani, serbi e croati, ma anche ebrei e persone di diverse minoranze, senza che ci fosse un gruppo nazionale prevalente. I matrimoni tra persone di gruppi diversi erano piuttosto frequenti. Dopo la vittoria dei partiti nazionalisti alle elezioni del 1990, e soprattutto dopo l’inizio della guerra, la propaganda patriottica e i messaggi identitari diventarono molto più presenti, peggiorando le relazioni tra le persone che la abitavano.

Molti studiosi hanno parlato anche di «culturicidio» o di «urbicidio» per descrivere gli obiettivi di guerra dei serbi, che in molti casi presero di mira edifici di nessun interesse strategico ma che avevano grande valore simbolico per la città, come il complesso sportivo di Zetra, costruito per le Olimpiadi invernali del 1984, o come la Biblioteca Nazionale, che venne colpita nell’agosto 1992 con bombe incendiarie dai serbi.

Radio Zid si distinse da subito per il suo orientamento progressista e per la qualità dei programmi, che spesso erano affidati a intellettuali e scrittori sarajevesi. Trasmetteva regolarmente informazioni pubblicate dai media stranieri: un servizio importante per tenersi informati in un momento in cui spesso i media locali erano influenzati dalla propaganda nazionalista. In altri casi, organizzò lezioni in diretta per i bambini sarajevesi, quando non potevano andare a scuola, e un programma, Šareni Zid («Il muro colorato»), al quale potevano partecipare direttamente per raccontare le loro esperienze.

Il logo di Radio Zid, tratto da un dettaglio di un dipinto del pittore Pieter Bruegel il vecchio, Proverbi fiamminghi (l’immagine è tratta da Discogs).

La radio ebbe un ruolo importante anche nella diffusione di prodotti culturali realizzati da altri e, in particolare, di nuova musica: quella bosniaca e quella che arrivava dall’estero. Internet era nata da poco e per i sarajevesi, banalmente, essere bloccati in un assedio significava anche essere esclusi dalle informazioni e dall’arte del resto del mondo. Radio Zid trasmetteva musica anche grazie ai dischi donati dai sostenitori della radio che avevano la possibilità di viaggiare all’estero.

Aida Kalender, che vi lavorò come conduttrice, dice che Radio Zid aveva gusti musicali «estremamente radicali: non trasmettevamo mai musica che provenisse dalla Jugoslavia, e nemmeno rock commerciale». Un articolo del New York Times dell’epoca la descriveva come una radio «che trasmette 24 ore al giorno […] e che passa qualsiasi tipo di musica, dal jazz alla techno alla musica classica moderna ai bhangra indiani». Dal momento che in città era in vigore un coprifuoco che iniziava alle 22, i conduttori che avevano programmi notturni erano obbligati ad arrivare prima di quell’ora e a passare lì tutta la notte.

Una coppia sarajevese all'interno di un appartamento semidistrutto, durante la guerra

Una coppia sarajevese all’interno di un appartamento semidistrutto, durante la guerra (Getty Images/David Turnley)

I conduttori e le conduttrici di Radio Zid appartenevano a gruppi nazionali diversi, e tanti di loro erano molto giovani (spesso avevano meno di vent’anni). Dovevano andare negli studi della radio a piedi, rischiando di essere colpiti dalle bombe dei serbi o dai cecchini che prendevano di mira la popolazione civile. Diversi tra di loro vennero feriti. E alcuni furono uccisi, come Karim Zaimović, che morì nel 1995 a 24 anni, e che è molto conosciuto oggi a Sarajevo per un suo libro, Tajna džema od malina («Il segreto della marmellata di lamponi»), che non è mai stato tradotto in italiano.

Radio Zid ebbe un ruolo fondamentale anche nel sostenere la scena musicale locale, che durante il conflitto fu molto attiva: nonostante i molti problemi, a Sarajevo infatti in quel periodo suonarono decine di gruppi. La radio contribuì a far conoscere la loro musica attraverso un popolarissimo programma notturno che trasmetteva le loro registrazioni: organizzò anche un grosso evento nel gennaio del 1995, mentre in città si combatteva ancora. Rock Under the Siege («Rock sotto l’assedio») fu un grande concerto con diverse band sarajevesi: la serata venne registrata in una raccolta che oggi è disponibile sulla piattaforma Bandcamp ed è una testimonianza molto importante, e piuttosto rara, della scena culturale di Sarajevo negli anni della guerra.

Alcuni filmati del concerto Rock Under The Siege con l’esibizione di un gruppo sarajevese dell’epoca, i Sikter

A causa delle sue posizioni contro il nazionalismo e per il suo approccio tollerante e cosmopolita, Radio Zid dovette affrontare l’ostilità del governo bosniaco. Nel 1995 le autorità minacciarono di arruolare diversi operatori della radio, probabilmente per cercare di ostacolarne le trasmissioni, prima di rinunciare, per l’opposizione di molti sarajevesi e della comunità internazionale.

La guerra in Bosnia Erzegovina finì nel dicembre del 1995 e l’assedio, ufficialmente, qualche mese più tardi. Radio Zid smise di esistere qualche anno dopo la fine del conflitto. Per un po’ le persone che ci avevano lavorato hanno continuato a creare eventi culturali in città: un esempio fu il Festival Futura, un grosso festival techno che si tenne in città tra il 1998 e il 2002. Le frequenze oggi sono utilizzate da un’altra radio, Radio Sarajevo, che in un certo senso può essere considerata la prosecuzione di Radio Zid, anche se non ha molto a che vedere con le sue aspirazioni e il suo stile: è una semplice radio commerciale.