La Corte europea dei diritti dell’uomo ha giudicato la Russia colpevole di numerose violazioni del diritto internazionale in Ucraina

La Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha giudicato la Russia colpevole di numerose violazioni del diritto internazionale nell’ambito della guerra in Ucraina. La Corte è uno dei principali tribunali internazionali ed è collegata al Consiglio d’Europa: le sue sentenze sono vincolanti, ma è difficile che in questo caso abbiano delle conseguenze concrete: prossimamente la Corte si pronuncerà sull’entità dei risarcimenti, ma il portavoce del governo russo Dmitry Peskov ha già detto che la Russia ha intenzione di ignorare le condanne. Le sentenze riguardano il periodo tra il 2014 – l’anno dell’annessione della Crimea – e il 16 settembre 2022, quando la Russia è uscita dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, il trattato internazionale da cui ha origine la Corte, che quindi ha giurisdizione solo fino a quella data.
I casi su cui si sono espressi i giudici erano quattro. Uno riguardava l’abbattimento del volo MH17 della Malaysia Airlines, colpito da un missile russo partito dai territori ucraini controllati dai separatisti filorussi nel 2014; il caso era stato presentato dai Paesi Bassi (molte delle 295 persone morte in quell’incidente erano nederlandesi) e la Corte ha giudicato la Russia colpevole sia dell’incidente in sé che di aver ostacolato le indagini. Gli altri tre erano stati presentati dall’Ucraina e riguardano le violazioni commesse dalla Russia durante l’annessione della Crimea e a partire dall’invasione del febbraio del 2022: tra queste sono stati riconosciuti i reati di tortura, l’uso dello stupro come arma di guerra, l’abbattimento di strutture civili e la deportazione sistematica di bambini ucraini in territorio russo (di quest’ultimo reato il presidente Vladimir Putin è accusato personalmente dalla Corte penale internazionale).


