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  • Mercoledì 9 luglio 2025

Le saline che salvarono Cervia dall’alluvione sono state salvate

Due anni fa furono completamente allagate e sembrò quasi impossibile ricostruirle: ora hanno riaperto ed è ripresa la vendita del sale

Le saline di Cervia allagate nel maggio del 2023
Le saline di Cervia allagate nel maggio del 2023 (Antonio Masiello/Getty Images)
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Due anni fa, quando l’acqua del fiume Savio ruppe gli argini durante l’alluvione che sommerse molti paesi della Romagna, le saline di Cervia si trasformarono in una distesa di acqua inutilizzabile. In quattro giorni si sciolsero 150mila quintali di sale, la produzione di oltre un anno accumulata nei piazzali. L’acqua danneggiò i macchinari per la raccolta, distrusse gli uffici, gli archivi, e soprattutto uccise molte nidiate di uccelli migratori arrivati in primavera.

Allora sembrava impossibile ricostituire questo ambiente così delicato, modellato da secoli di intervento umano: invece a distanza di due anni il centro visite ha riaperto e sono stati venduti i primi sacchetti di sale della nuova produzione.

Le saline di Cervia si trovano a sud del delta del fiume Po e delle valli di Comacchio, poco più a nord di note località turistiche della Romagna, come Cesenatico e Rimini. Sono le saline più a nord in Italia e hanno origini molto antiche: qualche studioso dice che i primi a sfruttarle furono gli etruschi, altri studi le fanno risalire alla colonizzazione greca della costa. Si estendono per più di 8 chilometri quadrati e costituiscono una riserva naturale gestita da una società per la maggior parte pubblica chiamata Parco della salina di Cervia, aperta nel 2002 per preservare non solo l’ambiente, ma anche la tradizione di una produzione che fino a pochi decenni fa dava lavoro a centinaia di persone.

Il sale prodotto qui si chiama sale dolce di Cervia, e viene definito dolce perché è costituito da cloruro di sodio puro, con una bassissima presenza di altri cloruri più amari come quelli di potassio e magnesio. Non viene essiccato o sbiancato chimicamente, come la maggior parte del sale in commercio: ha sfumature di rosa e di grigio.

Il processo di produzione non è mai cambiato. L’acqua salata del mare entra nei canali, raggiunge le vasche dove evapora gradualmente; tra la primavera e l’estate il sale cristallizza nei bacini e dalla metà di luglio viene raccolto. In passato la raccolta, chiamata cavadura, veniva fatta prevalentemente a mano, ora si utilizza un macchinario costruito appositamente per le dimensioni dei bacini.

Questo ecosistema è molto amato da diverse specie di uccelli migratori – come il fenicottero rosa e l’upupa – che scelgono le saline come tappa del loro viaggio: il ricircolo continuo delle acque rende limpida l’acqua salmastra (cioè più salata di quella dolce ma meno di quella di mare), ed è un habitat molto adatto alla nidificazione.

Nella notte tra il 16 e il 17 maggio del 2023 il fiume Savio ruppe un argine nella zona di Castiglione di Cervia e la sua acqua invase le saline, sommergendole. Giuseppe Pomicetti, presidente del Parco della salina di Cervia, ricorda che il primo segnale del disastro fu l’acqua torbida. Per quattro giorni il fiume non sfociò nel mare, ma direttamente nei bacini e nelle vasche: «Rovinò tutti i mezzi che avevamo, distrusse le officine, il reparto di confezionamento automatico, gli uffici. Tutto, anche la produzione degli anni precedenti».

Le saline di Cervia allagate nel maggio del 2023

Le saline di Cervia allagate nel maggio del 2023 in una fotografia scattata da un elicottero (Antonio Masiello/Getty Images)

L’acqua rimase nelle saline per circa 40 giorni. Non fu fatta defluire per non sommergere e danneggiare ulteriormente la città di Cervia. Funzionò come un grande bacino di laminazione, cioè quelli costruiti artificialmente per accumulare l’acqua in eccesso durante piogge intense. «Abbiamo salvato il territorio circostante», dice Pomicetti. «Se fosse andata diversamente, nell’estate del 2023 non sarebbe stato possibile aprire gli ombrelloni sulle spiagge».

– Leggi anche: La scelta più difficile per chi vive nelle zone alluvionate

La presenza di così tanta acqua dolce alterò l’equilibrio salino dell’ecosistema, compromettendo la raccolta del 2023 e in parte anche quella del 2024. Le uova di uccelli come i fenicotteri furono sommerse e i successivi lavori di prosciugamento influirono sulla migrazione di diverse specie.

In totale sono stati stimati danni per circa 9 milioni di euro, di cui una parte consistente dovuti ai macchinari da buttare. Negli ultimi due anni inoltre il fatturato – circa 2,5 milioni di euro all’anno – è stato quasi completamente azzerato.

Fin dal 2023 furono raccolti fondi da istituzioni e donazioni da privati per ripristinare alcune aree. La struttura commissariale per l’emergenza alluvione stanziò poi 4,9 milioni di euro e nel 2024 è arrivato un fondo ulteriore da 1,7 milioni di euro, sempre dalla struttura commissariale. «Ci stiamo rimettendo in piedi con grande difficoltà», dice Pomicetti. «È anche molto complicato sostituire i macchinari. Molti sono su misura: dall’ordine alla consegna passa più di un anno». Solo da pochi giorni il sale è stato di nuovo messo in vendita nel negozio delle saline, prima di distribuirlo nella rete di vendita in altre regioni.

Non è possibile stimare con certezza quanto sale verrà prodotto quest’anno. Le aspettative non sono delle migliori, anche se il ripristino dopo l’alluvione di due anni fa è considerata un’ottima notizia da chi le gestisce. Gli allagamenti sono stati anche un’occasione per riflettere sul futuro di questo ecosistema, alle prese con eventi atmosferici sempre più estremi. Giusto negli ultimi giorni la pioggia persistente caduta sulla regione ha abbassato il grado salino dell’acqua in modo significativo, influendo sulla produzione.

L’aumento della frequenza di precipitazioni così abbondanti impone un ragionamento sul futuro delle saline, non a caso sono iniziati studi approfonditi in collaborazione con la regione e alcune università per capire come gli eventi estremi dovuti al cambiamento climatico influiscano sul grado salino e sull’evaporazione dell’acqua, indispensabile per continuare a produrre sale.