La produzione di Stellantis in Italia è sempre più un disastro

Il 2024 era già andato molto male, il 2025 è cominciato persino peggio

Lo stabilimento di Stellantis a Pomigliano d'Arco, 28 marzo 2022 (Alessandro Garofalo/LaPresse)
Lo stabilimento di Stellantis a Pomigliano d'Arco, 28 marzo 2022 (Alessandro Garofalo/LaPresse)
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Un report del sindacato FIM-CISL (Federazione Italiana Metalmeccanici) ha calcolato che nei primi sei mesi del 2025 la produzione del gruppo automobilistico Stellantis in Italia è diminuita di quasi il 27 per cento rispetto allo stesso periodo del 2024, un anno in cui le cose erano andate già piuttosto male. Da gennaio a giugno sono state prodotte 221.885 auto e veicoli commerciali (cioè furgoni, van, autocarri, eccetera). Il calo maggiore riguarda le auto, diminuite del 33,6 per cento.

Questi numeri non sono proprio inaspettati: Stellantis è in difficoltà, sia a causa della più ampia crisi del settore automobilistico, sia come conseguenza di un lungo periodo di scelte industriali poco lungimiranti. Ma sono comunque notevoli perché certificano un andamento ancora negativo dell’azienda, nonostante la promessa di corposi investimenti per aumentare la produzione di auto in tutti i principali stabilimenti italiani.

Stellantis è il gruppo nato dopo varie acquisizioni e fusioni della più importante azienda automobilistica italiana, la Fiat, e per questo ha ancora molti stabilimenti in Italia: dalla loro produzione dipende il lavoro di moltissime persone, sia quelle assunte direttamente, sia quelle delle aziende fornitrici di Stellantis. La drastica riduzione delle vendite dell’ultimo periodo mette insomma a rischio il lavoro di molte persone, come d’altra parte sta succedendo già da tempo.

Tutti gli stabilimenti italiani stanno andando molto male, in particolare quello di Modena (dove si producono le Maserati), in cui la produzione è diminuita del 71,9 per cento, e quello di Melfi (59,4 per cento in meno). Anche nello stabilimento di Mirafiori a Torino, dove di recente è stato annunciato un nuovo piano di licenziamenti, la produzione è molto calata: sono state prodotte 15.315 auto, il 21,5 per cento in meno rispetto ai primi sei mesi del 2024. Lo scorso anno era stato annunciato che dal 2025 a Mirafiori sarebbe stata prodotta la Fiat 500 ibrida, ma si comincerà a farlo solo a novembre, e quindi eventuali benefici si vedranno solo tra un po’ di tempo.

A Pomigliano d’Arco nel primo semestre del 2025 sono state prodotte 78.975 auto, il 24 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2024. Qui è molto attesa l’installazione della nuova piattaforma Stla Small, che sarà operativa dal 2028. La piattaforma è l’insieme dei componenti standard come il telaio, le sospensioni e l’alimentazione che può essere utilizzato per costruire una cosiddetta gamma di veicoli: sarà insomma la base delle auto più piccole del gruppo, e quindi dei modelli più richiesti e venduti.

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Nello stabilimento di Modena sono state prodotte solo 45 auto (l’anno scorso 160). Il sindacato scrive che i giorni produttivi effettivi sono stati soltanto undici, nei restanti c’è stato il ricorso al contratto di solidarietà per 130 dipendenti con un utilizzo medio di circa il 30 per cento. La FIM-CISL ha sottolineato che non sono ancora state date risposte adeguate sul futuro di Maserati e sulla costruzione della cosiddetta gigafactory a Termoli, in Molise, un grande impianto per produrre le batterie dei veicoli elettrici.

Dell’apertura di questo impianto si parla da tempo e l’obiettivo iniziale era di metterlo in funzione per aprile del 2026, con 1.800 assunzioni: a giugno del 2024 il progetto era stato rinviato, e poi di nuovo pochi giorni fa. A questo proposito il sindacato ha detto di aver chiesto un incontro urgente con il ministro delle Imprese, Adolfo Urso.

Per Urso il calo di produzione di Stellantis è da imputare alla più ampia crisi del settore automobilistico e soprattutto alla politica industriale dell’Unione Europea, in particolari ai vincoli imposti dal Green Deal, l’ambizioso insieme di leggi sul clima approvato nella scorsa legislatura e da sempre molto dibattuto.

In realtà Stellantis ha subìto questa crisi ma l’ha anche in parte provocata: da leader di mercato in Italia e in Europa non è stata in grado di indirizzare nel modo giusto l’innovazione dei processi e dei prodotti, e ha invece puntato a rinnovare in maniera solo marginale vecchi modelli, perdendo quote di mercato e portando a un lento degrado dei suoi processi e dell’intero indotto. Il risultato è che oggi Stellantis e tutto il settore sono rimasti indietro rispetto agli altri concorrenti in Cina e negli Stati Uniti, dove l’innovazione è davvero avvenuta.

Il sindacato è piuttosto pessimista sulle previsioni per il resto dell’anno e teme un maggiore ricorso agli ammortizzatori sociali. Stima che entro la fine del 2025 saranno prodotte 400mila unità tra auto (250mila) e veicoli commerciali: l’anno scorso ne erano state prodotte 475.090, di cui 283.090 auto.

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