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  • Venerdì 4 luglio 2025

Uno sport per soli italiani e spagnoli

In tutte le categorie del Motomondiale, cioè MotoGP, Moto2 e Moto3, sono tantissimi e vincono quasi sempre loro: perché?

Da sinistra: il pilota spagnolo Alex Márquez, suo fratello Marc Márquez e il pilota italiano Francesco Bagnaia sul podio del Gran Premio d'Italia (Goose Photography/Getty Images)
Da sinistra: il pilota spagnolo Alex Márquez, suo fratello Marc Márquez e il pilota italiano Francesco Bagnaia sul podio del Gran Premio d'Italia (Goose Photography/Getty Images)
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Quest’anno dei 26 piloti in gara nella MotoGP, la più alta categoria del Motomondiale, undici sono spagnoli e sette sono italiani; gli altri paesi più rappresentati sono Francia e Giappone, con solo due piloti a testa. In Moto2 e Moto3 – le due divisioni minori del Motomondiale, in cui gareggiano i futuri piloti di MotoGP – accade più o meno lo stesso, dato che su 64 partecipanti, 36 sono spagnoli (soprattutto) o italiani.

Oltre a essere tantissimi, spagnoli e italiani vincono quasi sempre. Per fare un esempio, soltanto quattro volte la MotoGP – categoria che esiste dal 2002 e di cui sono state quindi disputate 23 edizioni – è stata vinta da un pilota che non era né italiano né spagnolo: accadde l’ultima volta nel 2021, quando vinse il francese Fabio Quartararo.

Italia e Spagna hanno così tanti piloti di alto livello soprattutto perché sono i due paesi dove il motociclismo è più seguito e quelli che hanno le migliori infrastrutture, e non a caso sono anche quelli in cui si tiene il maggior numero di Gran Premi: due in Italia e quattro in Spagna.

La storia dell’Italia e della Spagna al Motomondiale è diversa, comunque. L’Italia è uno dei paesi più rappresentati sin dagli inizi (la prima edizione fu nel 1949), mentre i piloti spagnoli sono aumentati notevolmente solo negli ultimi 35 anni. Rispetto alla Spagna l’Italia ha infatti una tradizione motociclistica più antica e consolidata. Qui le gare sono molto seguite dai primi decenni del Novecento, quando la moto era diventata uno dei mezzi di trasporto più usati dagli italiani: era più economica di una macchina, si adattava alle strade italiane, in genere strette, e grazie al clima più mite rispetto ad altre zone d’Europa poteva essere usata per gran parte dell’anno.

Di conseguenza alcune delle più antiche gare motociclistiche nacquero in Italia. La più famosa di tutte fu il Motogiro d’Italia, che si svolse tra il 1914 e il 1957. Gare come questa contribuirono a rendere il motociclismo sempre più seguito, perché si facevano in strada (e non su pista) e vi si poteva quindi assistere senza pagare.

Il pilota italiano Remo Venturi al Motogiro del 1955 (Massimo Mansueti/<a href="https://commons.m.wikimedia.org/wiki/File:MotoGiro-2020-The-Vintagent-1955-Remo-Venturi-Motogiro-MV-736x1024.jpg">Wikimedia</a>

Il pilota italiano Remo Venturi al Motogiro del 1955 (Massimo Mansueti/Wikimedia)

Da allora il motociclismo in Italia è rimasto sempre popolare, grazie ai successi delle case motociclistiche italiane (come Agusta o Ducati) e di numerosi piloti italiani. I più famosi sono stati Giacomo Agostini, che gareggiò tra gli anni Sessanta e Settanta ed è ancora il più titolato della storia del Motomondiale, e naturalmente Valentino Rossi, che che ha corso ai massimi livelli tra il 2000 e il 2021, vincendo sei titoli in MotoGP (e 9 mondiali in totale). Grazie anche alla sua personalità e al suo stile di guida esuberanti, Rossi contribuì moltissimo a rendere più popolare la MotoGP, in Italia e in tutto il mondo.

Questa lunga e vincente tradizione motociclistica ha facilitato la diffusione di molti posti in cui allenarsi. In Italia inoltre le gare di moto sono facilmente accessibili per gli appassionati: ci sono tante piste di minimoto (la più bassa categoria di moto da corsa) e iscrivere un bambino a un campionato di minimoto costa tra i 3 e i 5mila euro, molto meno che iscriverlo a un campionato di karting (la più bassa categoria di corse in macchina).

Valentino Rossi nel 2009 (Robert Cianflone/Getty Images)

Valentino Rossi nel 2009 (Robert Cianflone/Getty Images)

Negli ultimi anni tuttavia i piloti italiani al Motomondiale stanno un po’ diminuendo e vincono meno rispetto a quelli spagnoli (Francesco Bagnaia ha comunque vinto, con la Ducati, la MotoGP nel 2022 e nel 2023).

È una cosa sorprendente, se si considera che la Spagna non ha una tradizione motociclistica di successo paragonabile a quella italiana. Le sue aziende motociclistiche, a differenza delle italiane, hanno spesso prodotto solo moto di piccola cilindrata, usate nelle categorie minori, e per decenni nessun pilota spagnolo ha ottenuto podi nella categoria principale del Motomondiale (che prima del 2002 si chiamava classe 500).

La Spagna ha cominciato a diventare rilevante nel motociclismo internazionale solo dagli anni Novanta, cioè quando Alex Crivillé divenne il primo pilota spagnolo a vincere delle gare nella classe 500 e, soprattutto, quando la società spagnola Dorna Sports acquistò i diritti commerciali del Motomondiale e del CEV, il campionato spagnolo di alta velocità. Ancora oggi Dorna Sports detiene i diritti del Motomondiale, anche se di recente la maggioranza delle sue quote è stata venduta a Liberty Media, la società statunitense che possiede la Formula 1.

Il pilota spagnolo Alex Criville dopo aver vinto per la prima volta il motomondiale nella "classe regina", 4 luglio 1999 (Mark Thompson /Allsport)

Il pilota spagnolo Alex Crivillé dopo aver vinto per la prima volta il Motomondiale nella classe 500, 4 luglio 1999 (Mark Thompson /Allsport)

Oggi il CEV, che si chiama JuniorGP, è diventato un campionato internazionale (quindi non più aperto solo ai piloti spagnoli, come in passato) ed è una delle più importanti competizioni per accedere al Motomondiale. Si svolge per la maggior parte in Spagna, offrendo un vantaggio notevole ai piloti locali, che possono gareggiare “in casa” su circuiti che conoscono bene, senza spendere soldi per le trasferte.

A permettere a così tanti piloti spagnoli di fare carriera è soprattutto il sistema di formazione motociclistica che c’è in Spagna, che è il più accessibile, strutturato e competitivo al mondo. I campionati giovanili di motociclismo spagnoli sono divisi in tante categorie intermedie, che permettono di ridurre i costi di partecipazione e consentono ai giovani piloti spagnoli di crescere con calma. A differenza dell’Italia, le piste spagnole (anche quelle dove si corrono i Gran Premi) non impongono limiti di età, permettendo ai piloti spagnoli di gareggiarvi anche da molto giovani. Spesso anche i piloti italiani sfruttano il sistema di formazione spagnolo, approfittando della vicinanza geografica e culturale: nel 2011 Bagnaia, a 14 anni, si trasferì in Spagna per correre nel CEV.

I piloti spagnoli più promettenti, poi, ricevono anche un forte sostegno da aziende e istituzioni locali, che negli ultimi 35 anni hanno investito molti soldi per sfruttare la crescente visibilità della MotoGP in Spagna. Questo sostegno è molto importante, perché le gare di alta categoria sono spesso molto costose. Per esempio Estrella Galicia, la marca di birra che sponsorizza la MotoGP, dal 2011 ha finanziato la carriera di molti giovani piloti spagnoli, tra cui Marc Márquez, che ha vinto sei volte la MotoGP e anche quest’anno è primo nel Mondiale. Nel 2022 il governo della Murcia, una regione spagnola, ha finanziato due giovani motociclisti di 13 e 14 anni con 15mila euro a testa.

I piloti spagnoli Alex Marquez e Alex Rins, oggi entrambi in Motogp, a 17 anni erano già sponsorizzati da Estrella Galicia, 16 agosto 2013 (Photo by Mirco Lazzari gp/Bongarts/Getty Images)

I piloti spagnoli Alex Márquez (fratello di Marc) e Alex Rins, oggi entrambi in MotoGP, a 17 anni erano già sponsorizzati da Estrella Galicia, 16 agosto 2013 (Mirco Lazzari gp/Bongarts/Getty Images)

Per tentare di colmare questa lacuna tra Spagna e Italia, nel 2014 Valentino Rossi fondò la VR46 Academy, una cosa a metà tra una scuderia e una scuola di motociclismo, con cui valorizzare i giovani piloti italiani più promettenti e farli avanzare di categoria nel Motomondiale. È stato un esperimento di successo, dato che dalla Academy sono passati alcuni attuali piloti di MotoGP, come Luca Marini e Bagnaia. Dall’anno scorso ha abbandonato però buona parte delle sue funzioni di scuola e si è concentrata sul lavoro come scuderia con il nome di VR46 Racing, che partecipa al Motomondiale con piloti esperti come Franco Morbidelli e Fabio Di Giannantonio.