Wimbledon è iniziato con un bel po’ di eliminazioni sorprendenti
Nel torneo maschile è stato addirittura stabilito un record: non c'è un solo motivo

Nel primo turno di Wimbledon, per molti il più prestigioso torneo di tennis al mondo, sono stati eliminati 13 dei 32 tennisti con le migliori posizioni nel ranking (le cosiddette “teste di serie”), e 10 delle migliori 32 tenniste. È un record per il tabellone maschile di Wimbledon, e un record eguagliato per i tornei del Grande Slam, i quattro più importanti del tennis: anche nel 2004 agli Australian Open uscirono al primo turno 13 teste di serie. Sono davvero tanti, insomma, e significa che ci sono state molte partite sorprendenti, in cui tennisti e tenniste con una posizione in classifica ben peggiore hanno battuto alcuni dei migliori al mondo (vi partecipano 128 uomini e 128 donne, e il tabellone è costruito in modo che i migliori non si affrontino nei primi turni).
Tra gli altri sono stati eliminati alla prima partita il numero 3 del mondo Alexander Zverev (dal numero 72 Arthur Rinderknech), il numero 7 Lorenzo Musetti (dal numero 126 Nikoloz Basilashvili), il numero 9 Daniil Medvedev (dal numero 64 Benjamin Bonzi). Nel tabellone femminile sono uscite la numero 2 Coco Gauff (contro la numero 42 Dayana Yastremska), la numero 3 Jessica Pegula (contro la numero 116 Elisabetta Cocciaretto) e la numero 5 Zheng Qinwen (contro la numero 81 Katerina Siniakova).
Queste eliminazioni hanno diverse spiegazioni, alcune comuni come l’imprevedibilità di una superficie come l’erba e il generale buon livello medio di tennisti e tenniste che non sono ai primi posti della classifica, e altre più specifiche, che riguardano i singoli match-up (cioè il modo in cui il gioco di un tennista si incastra con quello del suo avversario) e lo stato di forma non eccellente di alcuni tra i migliori.
Nel tennis professionistico si gioca poco sull’erba. I tornei sull’erba cominciano all’inizio di giugno (quando però molti tennisti stanno ancora giocando sulla terra rossa del Roland Garros) e finiscono a metà luglio. Molto spesso i giocatori arrivano a Wimbledon, l’unico dei tornei del Grande Slam che si tiene sull’erba, avendo giocato al massimo un torneo, quindi poche partite, su questa superficie.
Non sono solo le poche partite a rendere l’erba meno familiare per tennisti e tenniste, ma anche le caratteristiche della superficie stessa. Essendo una superficie naturale, l’erba è necessariamente imperfetta, e cambia di continuo. Al variare delle condizioni atmosferiche, ma anche solo quando viene calpestata dalle scarpe dei tennisti, al punto che l’erba dei campi alla fine di un torneo non è mai la stessa dell’inizio. Sull’erba la pallina schizza in un modo che la rende ancora più veloce che sul cemento, ma con un rimbalzo molto basso e spesso imprevedibile (anche se secondo molti addetti ai lavori negli ultimi anni l’erba di Wimbledon è un po’ cambiata).
– Leggi anche: A Wimbledon non c’è più l’erba di una volta
Ci sono poi le circostanze specifiche. Coco Gauff ha da poco vinto il Roland Garros, ma l’erba finora non è mai stata la superficie in cui si esprime al meglio: ci ha vinto in tutto 21 partite, non ha mai vinto un torneo su erba e a Wimbledon non è mai andata oltre il quarto turno (gli ottavi di finale). Zverev sono mesi che ha risultati altalenanti e non riesce a giocare al suo meglio, sbaglia tanto soprattutto con il dritto e non riesce a prendere l’iniziativa in partite che in teoria potrebbe dominare: ha sofferto molto questa cosa contro il francese Rinderknech, meno forte ma capace di momenti di grande esaltazione in cui rischia colpi più difficili.
Gli highlights della vittoria di Rinderknech contro Zverev, in una partita fatta su due giorni (era stata sospesa sull’1-1 per il coprifuoco)
Anche Medvedev, Matteo Berrettini e Holger Rune, tre delle teste di serie eliminate al primo turno, sono in periodi abbastanza negativi (per Berrettini soprattutto per motivi fisici e legati ai suoi continui infortuni). Musetti al contrario arrivava da eccellenti risultati (tre semifinali di seguito sulla terra rossa, e la semifinale di Wimbledon lo scorso anno), ma anche da un infortunio, e nell’ultimo mese non aveva giocato nemmeno una partita. Contro un giocatore non eccellente nella tecnica ma dai colpi pesanti come il georgiano Nikoloz Basilashvili, che ha tirato forte per tutta la partita, Musetti ha faticato a reggere il ritmo, anche a causa del caldo che c’è a Wimbledon in questi giorni.
Tra le teste di serie è stato eliminato persino Alexander Bublik, che era uno dei tennisti più in forma del momento, è tra i pochi a giocare davvero molto bene sull’erba e aveva appena vinto su questa superficie il torneo tedesco di Halle, battendo tra gli altri il numero 1 al mondo Jannik Sinner.
In generale, comunque, sono davvero pochi i tennisti e le tenniste davvero costanti: considerando quanto è lunga ed estenuante la stagione, è abbastanza normale avere passaggi a vuoto, e riuscire a vincere sempre contro avversari inferiori (come fa con continuità Jannik Sinner) è una cosa piuttosto eccezionale. Lo stesso Carlos Alcaraz, uno dei due migliori tennisti al mondo e il più in forma del momento, ha subìto in passato alcune sconfitte inaspettate, e al primo turno ha avuto bisogno di 5 set per battere il trentottenne Fabio Fognini, che alla sua ultima partita a Wimbledon ha giocato in modo eccezionale.
In uno sport molto esigente a livello fisico e mentale come il tennis, basta insomma una “giornata storta” per compromettere un torneo che magari, con il passare dei giorni, sarebbe potuto diventare positivo, soprattutto a livello femminile, dove i tornei del Grande Slam si giocano al meglio dei 3 set e non, come nel maschile, al meglio dei 5 (dov’è quindi più difficile che ci siano risultati inattesi). In questo senso, se c’è una superficie dov’è più facile che emergano tutte queste fatiche e che ci siano molte sorprese, questa è proprio l’erba.
Jessica Pegula, che pure pochi giorni prima aveva vinto il WTA 500 di Bad Homburg sull’erba, dopo aver perso contro Cocciaretto ha detto che «è davvero difficile giocare sull’erba» e che «chissà, se fossi riuscita a vincere, magari sarei arrivata alla seconda settimana e quella partita sarebbe diventata per me decisiva»: a volte su questa superficie basta molto poco per condizionare una partita e quindi tutto un torneo.
Come sempre nei lunghi tornei del Grande Slam (che per chi arriva in fondo durano due settimane), e soprattutto su una superficie a cui tutti sono un po’ meno abituati, è insomma fondamentale mantenere la concentrazione e riuscire a vincere ai primi turni anche quando non si gioca al meglio, per prendere confidenza con il terreno erboso e alzare il livello di partita in partita: è quello che è riuscito per esempio ad Alcaraz contro Fognini, ma anche al numero 5 al mondo Taylor Fritz, vincitore al quinto set contro Giovanni Mpetshi Perricard di una partita che è stata addirittura divisa su due giorni (per via del famoso coprifuoco di Wimbledon, che impedisce di giocare dopo le 23).



