Anche la Polonia introdurrà maggiori controlli alle frontiere, con la Germania e la Lituania

Il primo ministro polacco Donald Tusk ha detto che dal 7 luglio la Polonia introdurrà controlli temporanei alle frontiere con la Germania e la Lituania. È una risposta ai controlli che la stessa Germania ha imposto sulle sue frontiere lo scorso autunno, e di cui diversi stati confinanti si erano lamentati per la possibilità di ritrovarsi a gestire dei migranti irregolari respinti. Tra questi paesi c’era proprio la Polonia, e Tusk era ed è ancora uno dei più critici verso questa decisione: sostiene che dietro non ci siano davvero ragioni di sicurezza o legate al contrasto dell’immigrazione irregolare, ma solo motivazioni politiche e legate al tentativo di contrastare l’ascesa del partito di estrema destra e anti immigrazione Alternative für Deutschland (AfD).
I controlli alle frontiere polacche, così come quelli della Germania, rientrano nelle eccezioni alla libera circolazione di persone e merci tra gran parte dei paesi dell’Unione Europea, eccezioni previste dallo stesso trattato di Schengen, quello che regola la materia. Secondo le regole europee un paese ha il diritto di sospendere temporaneamente la libertà di movimento prevista da Schengen «come misura di ultima istanza» e «in situazioni eccezionali». Ma negli ultimi anni sempre più paesi hanno fatto ricorso a misure di questo tipo per questioni perlopiù di consenso politico, oltre ad approvare leggi sempre più restrittive in ambito migratorio.
La cosiddetta area Schengen, cioè la suddetta zona di libera circolazione di merci e persone, coinvolge 29 paesi, cioè quasi tutti i paesi dell’Unione Europea più Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera. Di questi sono attualmente 11 i paesi che hanno notificato di aver attivato controlli alle frontiere (tra cui l’Italia), e quindi di fatto una sospensione della libera circolazione: a questi si aggiungeranno la Polonia e il Belgio, che al momento ha solo annunciato di volerlo fare ma non lo ha notificato formalmente.


