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  • Sabato 28 giugno 2025

Il torneo di tennis in cui si mangiano 35mila chili di fragole in 2 settimane

Wimbledon è il più antico dei quattro “Slam” e il più legato alle sue tradizioni, che sono parecchie e bizzarre

Alcuni spettatori di Wimbledon guardano il campo mentre indossano delle maglie con sopra le apprezzate fragole del torneo, 10 luglio 2023 (Julian Finney/Getty Images)
Alcuni spettatori di Wimbledon guardano il campo mentre indossano delle maglie con sopra le apprezzate fragole del torneo, 10 luglio 2023 (Julian Finney/Getty Images)
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Sin dalla prima edizione di Wimbledon, il torneo di tennis che dal 1877 si gioca nell’omonimo sobborgo di Londra, le fragole con la panna sono il dolce tipico del torneo. Ancora oggi vanno per la maggiore: in media ogni anno, nelle due settimane di partite, i frequentatori dell’All England Lawn Tennis & Croquet Club (sede del torneo) ne mangiano quasi 35 tonnellate.

Sono fragole della varietà malling centenary, coltivate dalla vicina azienda agricola Hugh Lowe Farms, che vengono raccolte a mano e consegnate ogni giorno a Wimbledon. Mangiarle con la panna è solo una delle usanze del torneo di tennis più legato alle sue tradizioni e tra i quattro più importanti al mondo: il più prestigioso in assoluto, nella percezione di molti, anche perché è il più antico e forse anche per il modo in cui preserva le sue bizzarrìe.

Uno spettatore mangia fragole nella tradizionale box di Wimbledon, nel 2024 (Julian Finney/Getty Images)

I vestiti bianchi
Già dagli anni Ottanta dell’Ottocento a tutti i tennisti e le tenniste fu imposto il bianco (bianco bianco, non panna o simili) come unico colore possibile per l’abbigliamento, in sostanza perché le macchie di sudore venivano considerate sconvenienti, e sui vestiti colorati tendevano a vedersi di più. La consuetudine è rimasta quasi invariata fino a oggi (i loghi degli sponsor tecnici devono essere di dimensioni molto ridotte) non senza controversie. Tra il 1988 e il 1990 Andre Agassi, uno dei tennisti più forti e anticonformisti di quel periodo, decise di non giocare a Wimbledon per protestare contro lo stringente dress code, lui che era solito indossare abiti molto colorati e appariscenti; ci tornò nel 1991, e l’anno successivo vinse il torneo.

Persino Roger Federer, il tennista che ha vinto più volte Wimbledon tra gli uomini (otto), nel 2013 fu ripreso per aver indossato scarpe bianche con una suola arancione, e la partita successiva fu costretto a cambiarle. Il più grosso problema però ha riguardato l’abbigliamento femminile, perché per anni le donne sono state obbligate a indossare pantaloncini e gonne totalmente bianche anche nel periodo del ciclo mestruale. Solamente nel 2023, dopo ripetute proteste, gli organizzatori del torneo accettarono di consentire alle tenniste di mettersi pantaloncini scuri, purché non fossero più lunghi delle gonne sopra, che invece continuano a dover essere bianche.

Le sorelle Serena e Venus Williams si affrontano nella finale di Wimbledon del 2008 (Glyn Kirk/Pool/Getty Images)

La coda
Ci sono in sostanza tre modi per assistere a una partita su uno dei campi di Wimbledon: un sorteggio che mette in vendita una parte dei biglietti in modo casuale tra i partecipanti; i pacchetti vip, che sono piuttosto costosi; oppure la leggendaria coda, the Queue. Da anni migliaia di persone si mettono in coda ogni sera durante il torneo (e, prima dell’inizio del torneo, già alcuni giorni prima) come fosse un concerto.

A ciascuna di loro viene dato un numero, in ordine progressivo, in modo che tutte rispettino la fila. La mattina aprono le biglietterie, come avveniva un tempo, e qui possono acquistare i biglietti rimasti per i vari campi, a prezzi tutto sommato ragionevoli. È una tradizione a cui gli spettatori sono molto affezionati, pur nel suo essere anacronistica, oltre che a volte molto scomoda (può piovere, o fare molto caldo, e non ci sono tanti bagni).

La lunghissima coda di Wimbledon sotto la pioggia, 6 luglio 2024 (Adam Pretty/Getty Images)

La lunga coda di Wimbledon sotto la pioggia, nel 2024 (Adam Pretty/Getty Images)

Il coprifuoco
Wimbledon è sempre stato il torneo di tennis più restìo a cambiare e ad adeguarsi ai tempi che cambiano. Fino al 2008, per esempio, si finiva di giocare quando non c’era più luce naturale sufficiente per farlo, perché nemmeno il campo centrale aveva la copertura e i riflettori. Dal 2009 furono installati, e quindi si cominciò a giocare la sera, ma sempre con un limite di tempo.

Poiché Wimbledon si gioca in una zona residenziale, vale il coprifuoco delle 23 (mezzanotte in Italia) in vigore per gli eventi sportivi in Inghilterra. Questo significa che le partite serali, che negli altri tornei del Grande Slam si prolungano a volte fino a notte fonda, vengono interrotte allo scoccare delle 23 (non senza proteste da parte del pubblico). Tante partite anche importanti negli anni si sono giocate su due (o addirittura su tre) giorni, come la semifinale tra Rafael Nadal e Novak Djokovic, sospesa al terzo set e ripresa il giorno successivo, quando poi vinse Djokovic per 3 set a 2.

Rafael Nadal esce dal campo durante la semifinale contro Novak Djokovic del 2018, interrotta durante il terzo set per via del coprifuoco (Simon Bruty/Any Chance/Getty Images)

I reali e il Royal Box
Nel più tradizionalista torneo di tennis inglese non poteva mancare la famiglia reale. Del resto si dice che già Enrico VIII, nel sedicesimo secolo, fosse un appassionato giocatore di tennis, o comunque dell’antenato di quello sport. I primi reali che assistettero a una partita di Wimbledon furono, a inizio Novecento, re Giorgio V e la regina Maria, che all’epoca erano ancora principe e principessa. Nel 1907 Giorgio diventò presidente dell’All England Lawn Tennis & Croquet Club, e da allora almeno una persona della famiglia è sempre stata presidente o comunque sostenitrice del club.

Oggi la principessa Kate e il principe William assistono spesso alle partite e dopo le finali premiano vincitore e vincitrice del torneo. Quando ci vanno, si siedono nel Royal Box, la parte del Centre Court (il campo principale) con i posti migliori. Sono 74 in tutto, e per accedere serve un invito, che viene fatto dal direttore del club, la direttrice in questo caso, perché dal 2016 è la principessa Kate Middleton. La cosa più ambita, oltre a posti privilegiati per assistere alle migliori partite, è tutto quello che c’è dietro, cioè la clubhouse dove si fa colazione e si pranza (con cose molto buone e ricercate) e, ovviamente, si beve il tè, servito dalle 15:45.

Dal 2003 non c’è più, invece, la tradizione di inchinarsi di fronte al Royal Box, ma negli anni qualcuno ha continuato a farlo, come lo scozzese Andy Murray, due volte vincitore del torneo, che nel 2010 si inchinò di fronte alla regina Elisabetta (la quale non assisteva a una partita da 33 anni).

L’inchino di Andy Murray e del finlandese Jarkko Nieminen alla regina Elisabetta, nel 2010 (Ben Radford/Corbis via Getty Images)

Il falco
Per tenere lontani i piccioni dai campi, gli organizzatori del torneo utilizzano un rapace (una cosa abbastanza comune nei luoghi pubblici molto affollati). Da una quindicina d’anni c’è Rufus, una poiana di Harris che ogni mattina vola sui campi per spaventare i piccioni (senza far loro del male, a quanto pare) e ha un profilo su X con più di 10mila follower. In precedenza c’era stato Hamish, un falco addestrato che per 25 anni aveva svolto questo lavoro.

Rufus The Hawk, 1 luglio 2024 (Marleen Fouchier/BSR Agency/Getty Images)

Rufus, 1 luglio 2024 (Marleen Fouchier/BSR Agency/Getty Images)

Lunedì 30 giugno inizieranno le partite, e l’Italia per la prima volta avrà undici tennisti nel tabellone principale maschile, a cominciare chiaramente dal numero 1 della classifica mondiale Jannik Sinner; le tenniste invece saranno tre: Jasmine Paolini (finalista dell’ultima edizione), Lucia Bronzetti ed Elisabetta Cocciaretto.