E quindi, come sta andando questo Mondiale per club?
A che punto siamo, come sono messe le italiane, quante persone stanno andando a vederlo e come va col caldo

Si è conclusa la fase a gironi del Mondiale per club, il nuovo torneo quadriennale della FIFA a cui partecipano 32 squadre da tutto il mondo, in corso negli Stati Uniti. Gli ottavi di finale cominceranno sabato; l’Inter, dopo aver vinto il suo girone, giocherà lunedì alle 21 contro il Fluminense, mentre la Juventus (che è arrivata seconda) martedì, sempre alle 21, affronterà il Real Madrid.
Le premesse erano piuttosto chiare: il torneo è problematico sotto molti punti di vista, sportivi, etici e non solo. È arrivato al termine di una stagione estenuante per le squadre europee ed è stato organizzato dalla FIFA con i soldi dell’Arabia Saudita, con l’obiettivo principale di aumentare il proprio peso politico nel calcio. La scommessa della FIFA era che, una volta iniziato, si cominciasse a parlare solo di quanto succedeva in campo, con l’auspicio che fosse all’altezza delle grandi aspettative poste dalla federazione stessa.
Per il momento in parte è andata così: il livello di gioco è stato tutto sommato buono, forse migliore del previsto, e ci sono state varie partite divertenti e spettacolari, anche se non sempre giocate al massimo dell’intensità e dell’agonismo. D’altro canto si sta continuando a discutere di vari aspetti problematici, dal clima che a volte ha reso impossibile per le squadre giocare o allenarsi, agli stadi non proprio pienissimi, fino a episodi surreali come il discorso del presidente degli Stati Uniti Donald Trump con alle spalle alcuni giocatori e dirigenti della Juventus.
Il tabellone della fase a eliminazione diretta
Già dopo la prima settimana, il sito sportivo statunitense ESPN scriveva che «le squadre europee la stanno prendendo seriamente, pur alternando un po’ i loro calciatori, al termine di una lunga stagione». Nove delle dodici partecipanti europee si sono qualificate per la fase a eliminazione diretta (solo Porto, Atlético Madrid e Salisburgo non ci sono riuscite) e hanno mostrato diverse cose buone, ma del resto erano tutte considerate favorite in modo netto. La cosa forse più interessante, da questo punto di vista, è stata vedere in campo i nuovi calciatori, arrivati in una sessione di calciomercato organizzata eccezionalmente tra l’1 e il 10 giugno.
Nell’Inter per esempio si sono fatti notare il giovane attaccante Francesco Pio Esposito, ventenne che nella stagione appena conclusa ha giocato in prestito allo Spezia, e il ventunenne centrocampista Petar Sucic, appena arrivato dalla Dinamo Zagabria. Nel Manchester City, l’unica squadra a chiudere il girone a punteggio pieno (grazie anche alla vittoria per 5-2 sulla Juventus), si sono inseriti subito alla grande i nuovi acquisti Rayan Cherki, Rayan Aït-Nouri e soprattutto l’ex centrocampista del Milan Tijjani Reijnders.
La presenza di nuovi giocatori è stata in parte straniante, perché di fatto questo torneo fa ancora parte della stagione 2024-2025: ci stanno giocando calciatori come Thomas Müller, che ha già celebrato il suo addio al Bayern Monaco, e Luka Modric, che alla fine del torneo passerà dal Real Madrid al Milan. Il promettente diciassettenne argentino Franco Mastantuono è già stato acquistato dal Real Madrid, ma ha giocato il Mondiale per club con il River Plate. «Siamo alla fine della scorsa stagione o all’inizio della prossima? Non si capisce», ha sintetizzato il sito sportivo Ultimo Uomo in un articolo in cui ha messo insieme un po’ di cose poco convincenti di questo torneo.
Tra queste, si legge anche che «il calcio ha una sua estetica, e quella di questo Mondiale per club rimanda inevitabilmente alle “tournée estive” che i club più ricchi da una decina di anni organizzano al posto dei ritiri per alzare qualche soldo». Anche secondo Max Rushden, il conduttore del podcast Guardian Football Weekly, per ora «il Mondiale per club non ha scaldato gli animi. E ovviamente non è obbligatorio guardare questo torneo infilato forzatamente nel calendario, ma a volte sarebbe bello non avere nemmeno la possibilità di scegliere».
Il gol di Francesco Pio Esposito contro il River Plate
A rendere questo torneo godibile, però, finora sono state soprattutto le altre squadre, quelle non europee, che se la sono spesso giocata contro quelle europee. «Nessuno sembra fuori posto, con la notevole eccezione dell’Auckland City [squadra neozelandese di semiprofessionisti che ha preso 10 gol dal Bayern Monaco e 6 dal Benfica]. Nessuno viene dominato, e abbiamo visto grossi club europei fermati dalle squadre sudamericane. Da questo punto di vista, abbiamo ottenuto quello che volevamo: partite credibili», scriveva ancora ESPN.
Le squadre brasiliane in particolare si sono dimostrate all’altezza. Ce ne sono quattro, perché hanno vinto le ultime quattro edizioni della Copa Libertadores (la principale competizione sudamericana), e tutte e quattro sono passate agli ottavi di finale.
Il Botafogo ha battuto i campioni d’Europa del Paris Saint-Germain, il cui allenatore Luis Enrique ne ha parlato benissimo; agli ottavi affronterà un’altra squadra brasiliana, il Palmeiras, che ha vinto il suo girone. Anche il Flamengo, in cui gioca il centrocampista dell’Italia Jorginho, ha vinto il suo girone, battendo anche il Chelsea per 3-1. La quarta squadra qualificata è il Fluminense, che affronterà l’Inter: ci gioca l’ex del Milan Thiago Silva. Normalmente le occasioni di vedere una partita competitiva tra squadre europee e sudamericane sono molto rare nel calcio mondiale: per molti questa è stata fin qui la parte migliore del Mondiale per club.
Gli highlights della vittoria del Flamengo contro il Chelsea
Anche grazie alla maggior vicinanza geografica, si sono fatte parecchio notare le tifoserie delle squadre sudamericane (e quella giapponese degli Urawa Red Diamonds), che hanno portato rumore e colore in stadi altrimenti non così pieni e “caldi”. Sono girati molto i video di tifosi argentini del Boca Juniors e del River Plate che cantano in giro per le città statunitensi, nonostante le squadre siano state eliminate e abbiano dimostrato, al contrario di quello brasiliano, che il calcio argentino se la passa piuttosto male. «Arrivederci Argentina. Al Mondiale per club mancheranno i tuoi tifosi, ma non il tuo calcio», titolava un articolo del sito sportivo The Athletic.
Tra le rimanenti squadre qualificate agli ottavi di finale ci sono due nordamericane, l’Inter Miami di Lionel Messi e Luis Suárez e il Monterrey, squadra messicana in cui gioca Sergio Ramos, e infine la saudita Al-Hilal, allenata da poco da Simone Inzaghi, che è riuscita pure a pareggiare con il Real Madrid. Non è passata nessuna delle quattro squadre africane, ma dopo questo torneo molti ricorderanno la maglietta e le giocate del Mamelodi Sundowns.
Il Mondiale per club viene considerato anche una sorta di prova generale per i Mondiali veri e propri, quelli per nazionali, che si terranno l’estate prossima tra Stati Uniti, Messico e Canada. Su questo fronte le cose stanno andando decisamente meno bene. Innanzitutto, ci sarà da affrontare il grosso problema del divieto d’accesso imposto dal presidente Donald Trump ai cittadini di alcuni paesi: per il momento gli atleti hanno un’esenzione, ma per i tifosi sarà più complicato, e ai Mondiali del 2026 si è già qualificato l’Iran.
Le condizioni climatiche sono a volte davvero estreme, soprattutto nelle città più a sud degli Stati Uniti, e ci sono già stati diversi casi in cui il caldo ha condizionato le squadre. Enzo Maresca, l’allenatore del Chelsea, ha detto che a Filadelfia (dove c’erano quaranta gradi) era quasi impossibile allenarsi. Le riserve del Borussia Dortmund hanno guardato il primo tempo della partita contro il Mamelodi Sundowns dallo spogliatoio, per evitare di star seduti in panchina nel caldo di Cincinnati.
Il centrocampista dell’Atlético Madrid Marcos Llorente, dopo la partita giocata contro il Paris Saint-Germain a mezzogiorno a Pasadena, in California, ha detto che faceva «terribilmente caldo», tanto che gli facevano male le unghie dei piedi, mentre l’allenatore del PSG Luis Enrique ha commentato quella partita, vinta 4-0 dalla sua squadra, dicendo che «è stata evidentemente influenzata dalla temperatura» e che «l’orario era evidentemente vantaggioso per il pubblico europeo [in Spagna e Francia erano le 21], ma le squadre hanno sofferto».
Quello del caldo estremo è un problema sempre più rilevante con la crisi climatica, che sta già condizionando lo svolgimento degli sport, e ai prossimi Mondiali potrebbe esserlo ancora di più, visto che come detto si giocherà pure in Messico, dove in genere le temperature sono ancora più alte. Il caldo peraltro è una delle ragioni per cui le condizioni dei terreni di gioco sono spesso pessime: il centrocampista del Real Madrid Jude Bellingham ha avvertito che «i campi non sono per niente buoni. La palla scorre lenta, rimbalza a fatica, è faticoso anche per le ginocchia. Spero che qualcuno ci pensi, in vista dei Mondiali dell’anno prossimo».
Oltre a questo, già cinque partite sono state ritardate o sospese (e poi riprese) per la minaccia di tempeste, visto che negli stadi statunitensi è vietato giocare quando vengono registrati fulmini a meno di dieci miglia (circa 16 chilometri) di distanza. E questo tipo di tempeste sono sempre più frequenti, soprattutto in questo periodo dell’anno.
I giocatori del Borussia Dortmund cercano di proteggersi dal caldo
La partita tra Paris Saint-Germain e Atlético Madrid, la prima del torneo tra due grandi squadre, è stata anche quella con il più alto numero di spettatori: ce n’erano 80.619. Altre partite sono state molto meno frequentate, però, per via di giorni e orari improbabili, di partite poco attese con squadre poco famose, o in generale di un interesse per ora non così sentito per una competizione un po’ artificiosa, in un paese dove il calcio non è lo sport più seguito. Il record negativo sono i 3.412 spettatori presenti il 17 giugno a Orlando per vedere i sudafricani del Mamelodi battere 1-0 i sudcoreani dell’Ulsan HD, ma c’era poca gente per esempio anche a Benfica-Auckland City (6.730 persone) e a Borussia Dortmund-Ulsan HD (8.239).
Di quanto sia stato visto si sa poco, perché DAZN, che trasmette tutte le partite gratuitamente (grazie a un accordo piuttosto opaco), non pubblica i dati sugli ascolti. Su Mediaset, che ha trasmesso alcune partite, quella inaugurale tra Al-Ahly e Inter Miami è stata vista da 196mila persone (ma era alle 2 di notte); quella tra Paris Saint-Germain e Atletico Madrid da 625mila (alle 21). Per avere un confronto, le partite di Coppa Italia trasmesse quest’anno da Mediaset hanno avuto un pubblico tra i 4 e i 6 milioni e mezzo di spettatori.
Ancora non ci sono dati relativi a tutta la fase a gironi, ma cinque giorni dopo l’inizio del torneo BBC Sport scriveva che erano rimasti vuoti già 400mila posti in totale, mentre il giorno successivo il Guardian parlava di una percentuale di riempimento media del 55 per cento. Vuol dire, in sostanza, che la metà dei posti non è stata occupata, un risultato piuttosto deludente, anche se è probabile che le cose miglioreranno un po’ nella fase a eliminazione diretta.



