Fares Bouzidi, l’amico di Ramy Elgaml, è stato condannato in primo grado per resistenza a pubblico ufficiale
Guidava lo scooter durante l’inseguimento dei carabinieri che finì con un incidente mortale

Fares Bouzidi, il 22enne che guidava lo scooter durante l’incidente in cui lo scorso 24 novembre morì Ramy Elgaml a Milano, è stato condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi per resistenza a pubblico ufficiale. Dalle ricostruzioni era emerso che Bouzidi avesse evitato un posto di controllo dei carabinieri, che lo avevano poi inseguito ad alta velocità per otto chilometri dentro la città, fino al quartiere Corvetto. Nell’inseguimento almeno una volta l’auto dei carabinieri ha urtato lo scooter, un TMax. Poi, all’incrocio tra via Quaranta e via Ripamonti, lo scooter è caduto ed Elgaml è morto.
Bouzidi aveva chiesto il rito abbreviato, che prevede uno sconto di pena di un terzo: i 2 anni e 8 mesi erano stati anche la richiesta dell’accusa. Il giudice ha disposto un risarcimento a carico di Bouzidi di 2mila euro per danni morali a favore di ognuno dei sei carabinieri che si erano costituiti parte civile nel processo.
Bouzidi è anche indagato in un’inchiesta separata per omicidio stradale, insieme al carabiniere che guidava l’automobile quella notte. Altri due carabinieri sono invece indagati per falso in atto pubblico, per aver omesso dal verbale d’arresto l’impatto tra l’auto dei carabinieri e il motorino, e per depistaggio, per aver fatto cancellare un video ripreso da un testimone, come denunciato dal testimone stesso (una perizia della procura ha confermato che il video esisteva). I processi non sono ancora iniziati.
Negli ultimi mesi le indagini e il dibattito pubblico, che ha assunto una dimensione nazionale, si sono concentrati sulla dinamica che ha provocato la caduta dello scooter, e sulla possibilità che la morte di Elgaml sia stata causata da un diretto impatto con l’automobile dei carabinieri. Un eventuale urto finale era diventato da subito l’elemento centrale del caso, anche perché da alcuni video pubblicati negli ultimi mesi si vedeva che l’inseguimento aveva l’obiettivo di far cadere i due ragazzi.
Finora però non è stato possibile stabilire con certezza se questo urto ci sia stato, perché dall’unico video disponibile non si capisce. Le due perizie commissionate dalla procura di Milano e dalla difesa della famiglia di Elgaml sono giunte a conclusioni opposte. Il perito incaricato dalla procura di Milano ha concluso che lo scooter su cui si trovava Elgaml non sarebbe stato urtato dall’auto che lo inseguiva, e che la sua morte sarebbe stata causata da un urto con un semaforo (prima del quale l’auto dei carabinieri avrebbe frenato) e dalla «guida spregiudicata ed estremamente pericolosa» di Bouzidi.
Per il perito scelto dalla famiglia di Elgaml invece l’urto c’è stato e ha deviato la traiettoria dello scooter guidato da Bouzidi. Come conseguenza quest’ultimo avrebbe frenato e perso il controllo del mezzo, cadendo all’altezza dell’incrocio.
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