Il festival di Bologna che ha creato un pubblico per i film vecchi e sconosciuti

Da quasi quarant'anni “Il Cinema Ritrovato” proietta per la città pellicole che si pensavano perse, restaurate o di classici dimenticati

di Gabriele Niola

Una proiezione del Cinema Ritrovato in piazza Maggiore a Bologna nel 2018 (ANSA/GIORGIO BENVENUTI)
Una proiezione del Cinema Ritrovato in piazza Maggiore a Bologna nel 2018 (ANSA/GIORGIO BENVENUTI)
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C’è un festival di cinema in Italia che ogni anno è pieno di novità anche se non programma mai film nuovi, e le cui proiezioni sono piene ma raramente sono di film noti. “Il Cinema Ritrovato” di Bologna, la cui 39esima edizione è in corso in questi giorni, è dedicato ai classici e ai restauri e dopo la Mostra del cinema di Venezia è il festival cinematografico italiano più importante a livello internazionale. Ogni anno lo frequentano circa 6.000 persone provenienti da 72 paesi diversi (sono i numeri dell’edizione 2024), tutte concentrate tra i cinema del centro di Bologna.

Nacque nel 1986 come congresso di cinque giorni sulla conservazione dei film, una questione per tecnici, ideato da Gian Luca Farinelli (che è ancora uno dei direttori) e organizzato dalla Cineteca di Bologna, uno dei più importanti archivi cinematografici del mondo, nonché uno dei migliori laboratori per il restauro di pellicole. Oggi è ancora la Cineteca a organizzare Il Cinema Ritrovato, anche ora che è diventata una manifestazione grandissima per la quale viene installato ogni anno in piazza Maggiore uno schermo alto 10 metri per le proiezioni serali all’aperto. Negli anni ha ospitato registi come Wim Wenders, Martin Scorsese, Wes Anderson, Damien Chazelle e Alexander Payne, per accompagnare i restauri dei loro film o presentare film classici di altri registi.

Se nei grandi festival di solito le proiezioni in cui è più difficile trovare posto sono quelle dei nuovi film degli autori più importanti, al Cinema Ritrovato i film più richiesti oscillano tra i classici più famosi in nuove versioni più ricche, in formati più grandi o migliorate tecnicamente (quest’anno Incontri ravvicinati del terzo tipo in una copia in 70mm proiettata in piazza Maggiore), i film sottovalutati della storia del cinema come il poliziesco inglese del 1962 La camera blindata, oppure il vero fulcro del festival: i film ritrovati. Quest’anno ad esempio è stato proiettato La goccia scarlatta, un film muto del 1918 di John Ford (che poi sarebbe stato il più importante regista di western, autore di Ombre rosse negli anni ’30 e Sentieri selvaggi negli anni ’50, entrambi con John Wayne), che si credeva perduto per sempre.

Wim Wenders al Cinema Ritrovato nel 2023 (Guido Calamosca/LaPresse)

Come tutti i film ritrovati, arriva al festival perché è stato effettivamente “ritrovato” per caso, nel 2023, in un magazzino destinato alla demolizione in Cile, insieme ad altre 300 pellicole noleggiate e mai restituite. Uno storico del cinema cileno fu ingaggiato per stabilire cosa contenessero quelle pellicole, ma non riuscì a identificare quella in particolare. Intuì dallo stile che potesse essere uno dei film di John Ford di cui non esistono più copie, e quindi contattò degli specialisti. Alla copia mancava la parte iniziale, quella con il titolo e i nomi degli attori, ed essendo perduto non l’aveva mai visto nessuno. Per stabilire che fosse proprio La goccia scarlatta ci si basò quindi sulle corrispondenze dei nomi dei personaggi e della trama. Spesso questo tipo di studi e di sistemazione delle copie (non sempre vengono restaurate, ma comunque necessitano di interventi) è fatto con la Cineteca di Bologna, ma anche quando non accade Il Cinema Ritrovato è il luogo migliore per presentare la “novità” a tutte le persone interessate.

L’unico altro festival europeo paragonabile per affluenza è il Lumière Festival di Lione, che tuttavia è nato solo nel 2009, mentre un altro molto importante ma più specifico è Le Giornate del Cinema Muto di Pordenone, di 4 anni più vecchio, e il più importante al mondo per i film muti. Il Cinema Ritrovato è stato infatti il primo a dimostrare che esiste un pubblico grandissimo per il cinema classico. Nei suoi primi dieci anni di esistenza, il 90 per cento del pubblico era composto da stranieri, accademici e persone che lavoravano nel settore della conservazione (cineteche, programmatori, editori e distributori). Ma dal 2011, quando tutto è cambiato con la digitalizzazione degli archivi, c’è stato un grande aumento di interesse e il pubblico ha cominciato a crescere visibilmente. Nel tempo anche molti italiani hanno iniziato a frequentarlo, e ora sono di poco la maggioranza degli accreditati, che secondo l’organizzazione aumentano ancora del 10 per cento ogni anno.

Non c’è infatti altro modo di frequentare Il Cinema Ritrovato se non fare un accredito, cioè un pass con il quale prenotare online le proiezioni a cui si vuole assistere e con cui entrare in sala. Non si possono comprare singoli biglietti. Un accredito costa 140 euro: non sono pochi, ma consentono di vedere quanti film si vuole per circa dieci giorni.

Ci sono anche sezioni del festival che programmano i film di un regista meno studiato: per esempio una di quest’anno è su Lewis Milestone, il cui film più noto è la versione del 1930 di Niente di nuovo sul fronte occidentale. L’obiettivo di ogni sezione però è far vedere i film che non tutti conoscono ma che sono di grande valore, come per esempio Hallelujah, I’m a Bum, una commedia musicale del 1933 con protagonista un senzatetto, dalla trama simile a Luci della città di Chaplin, ma con nessuna fiducia nella forza dell’amore. Un’altra sezione quest’anno ha riguardato una diva come Katharine Hepburn, nella cui rassegna sono stati proiettati film un po’ più noti ma non per forza notissimi, come Tempo d’estate di David Lean, girato a Venezia nel 1955 quando aveva quasi 50 anni.

Ogni anno poi ci sono una sezione sui documentari che trattano di cinema classico, una sui restauri in generale, una sulle comiche (quest’anno Stanlio e Ollio), oppure una selezione di film di cento anni fa esatti, cioè del 1925. In piazza Maggiore invece si possono vedere film per un pubblico più ampio, come una versione restaurata di Qualcuno volò sul nido del cuculo, Brazil di Terry Gilliam o La febbre dell’oro di Charlie Chaplin, proiettato con l’accompagnamento dal vivo dell’orchestra.

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Per riuscire a fare tutto questo ogni anno, proponendo sempre delle novità, Il Cinema Ritrovato ha legami fortissimi con le società che si occupano poi di distribuire quei film, sia nelle sale (per le riedizioni), sia in home video. L’anno scorso una piattaforma di streaming dal catalogo raffinato come MUBI era presente al festival con 20 persone, per le possibilità di incontrare editori del settore dei classici di diversi paesi del mondo, i quali invece vanno al Cinema Ritrovato per vedere le “novità”. Criterion, forse il più grande distributore di film classici in DVD e Blu-ray, è invece proprio un partner nella programmazione da quasi 15 anni. I rapporti comunque esistono anche con le case maggiori, come Warner, Disney e Universal, i cui film, molto numerosi, devono essere richiesti.

A partire dal 2021 anche in Italia i film classici hanno cominciato a essere distribuiti in sala nuovamente, anche se su pochi schermi. Oggi almeno ogni mese, spesso più volte in un mese, insieme ai film nuovi esce anche un classico, spesso restaurato, e capita che faccia buoni incassi, considerati tutti i limiti di un film che non è una novità.