Il piano di Roma per diminuire il numero di antenne sui tetti
Secondo una vecchia stima solo quelle per la TV potrebbero essere più di un milione, per la metà inutilizzate

Una decina di anni fa la sezione romana della CNA, la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa, aveva stimato che sui tetti di Roma ci fossero 1 milione e 300mila antenne televisive e quasi 500mila parabole, per la metà in disuso, e aveva chiesto al comune di intervenire per ridurle e migliorare così “lo skyline” della città. Da allora le cose non sono molto cambiate, ma forse prossimamente qualcosa potrebbe muoversi e interessare anche i ripetitori delle compagnie telefoniche, molto più vistosi delle antenne per guardare la tv, e spesso contestati da chi ci vive vicino.
Il presidente della commissione Innovazione tecnologica del comune, Riccardo Corbucci, ha infatti chiesto alla Soprintendenza speciale di Roma, un ufficio del ministero della Cultura, di fare un nuovo sondaggio degli impianti privati usati per le ricezioni televisive per poi far rimuovere quelli non utilizzati.
Per quanto riguarda invece i ripetitori, il comune vuole intervenire sui nuovi impianti modificando il Regolamento sulle antenne e le norme del piano regolatore della città. L’obiettivo è migliorare i procedimenti con cui viene deciso dove posizionarli e come coprirli per ridurne l’impatto visivo, dando un maggiore potere di intervento sia ai municipi romani che alla Soprintendenza.
A Roma capita periodicamente che l’installazione di un nuovo ripetitore susciti le proteste di chi lo vede dalle proprie finestre, soprattutto nel centro storico o in uno dei quartieri vicini, dove si trovano palazzi, chiese o siti archeologici che fanno parte del patrimonio culturale della città.
Negli scorsi mesi è successo con un’antenna montata sul tetto di un palazzo in via dei Querceti, nel rione Celio, vicino al Colosseo. L’antenna in questione, che non è ancora in funzione ma sarà utilizzata dalle compagnie telefoniche Iliad e Wind Tre, è coperta da un parallelepipedo bianco, che però a sua volta si fa notare, e si vede anche dal Campidoglio, dove ha sede il comune di Roma. Sbuca nello skyline in cui si vedono la facciata della basilica di Santa Francesca Romana, il Colosseo e le statue di San Giovanni in Laterano. Proprio per via dell’impatto visivo i residenti del quartiere hanno protestato.
Una cosa simile era successa a marzo per un impianto analogo su un palazzo nel quartiere della Vittoria, a nordovest del centro, realizzata direttamente da Iliad: in quel caso la costruzione della copertura era stata richiesta dalla Soprintendenza.

Il parallelepipedo bianco installato per coprire un’antenna telefonica su un palazzo nel quartiere Celio, a Roma, il 16 dicembre 2024 (Valentina Stefanelli / LaPresse)
Corbucci ha spiegato a Repubblica che questi casi hanno dimostrato che i municipi di Roma devono poter dire la loro sul posizionamento degli impianti per poter proporre siti alternativi ed esprimere dei pareri sulle “mascherature” usate per coprire le antenne. Attualmente le installazioni sono concordate principalmente dai proprietari dei palazzi interessati e dalle aziende che li montano e poi li utilizzano: serve un’autorizzazione comunale per farlo, ma a Roma si pensa che il controllo pubblico sulla questione sia troppo limitato.
Il comune ne discuterà con la Soprintendenza per mettere insieme un elenco dei ripetitori della città e capire come ridurne l’effetto sul paesaggio. Al tempo stesso farà un piano che riguardi anche gli altri tipi di antenne.