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  • Domenica 22 giugno 2025

Senza i soldi dell’Arabia Saudita il Mondiale per club sarebbe stato un fallimento

Hanno finanziato indirettamente il ricco montepremi e non solo, convincendo molte squadre a partecipare

di Valerio Moggia

Un bandiera con sopra il logo del Mondiale per Club 2025 e il logo di PIF, il fondo sovrano saudita, 18 giugno 2025 (Robbie Jay Barratt - AMA/Getty Images)
Un bandiera con sopra il logo del Mondiale per Club 2025 e il logo di PIF, il fondo sovrano saudita, 18 giugno 2025 (Robbie Jay Barratt - AMA/Getty Images)
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Negli Stati Uniti si sta giocando da una settimana il nuovo Mondiale per club, che per la prima volta adotta una formula a 32 squadre e che dovrebbe svolgersi ogni quattro anni. È un torneo nato fra molti problemi, per il fatto che aggiunge un bel po’ di partite a un calendario già molto fitto, con il rischio di uno stress fisico eccessivo per i giocatori, e poi per tutte le questioni economiche che gli stanno attorno: fin da subito ha avuto l’ambizione di essere un torneo ricchissimo, anche per invogliare le squadre più prestigiose a giocarci e a prenderlo sul serio, ma ha fatto molta fatica a trovare sponsor e a raggiungere gli obiettivi finanziari che la FIFA si era proposta.

Se dal punto di vista economico il Mondiale per club non sarà un fallimento, lo si deve soprattutto all’Arabia Saudita: i suoi grossi investimenti sono stati cruciali per coprire la carenza di partner internazionali della FIFA. L’Arabia Saudita sta spendendo ormai da tempo molti soldi negli sport, soprattutto nel calcio, per cercare di ripulire la propria immagine e guadagnarsi (o più che altro di comprarsi) la legittimazione internazionale, dal momento che è un paese autoritario che limita sistematicamente molte libertà e diritti.

L’interesse per il Mondiale per club del 2025 è nato anche per via dei rapporti tra Mohammad bin Salman, il principe ereditario saudita e colui che governa di fatto il paese, e il presidente della FIFA Gianni Infantino, oltre che per ragioni strategiche. L’espansione del numero delle partecipanti ha dato la possibilità anche ai club sauditi di qualificarsi, e quindi di poter competere in un torneo internazionale di primo piano, confrontandosi con i club europei.

Questa grossa partecipazione economica dell’Arabia Saudita nel torneo non è problematica solo per ragioni etiche (per il fatto che la FIFA contribuisce a legittimare una dittatura), ma anche per una questione di conflitto di interessi. Tra le squadre saudite nel torneo c’è infatti l’Al-Hilal, che è controllata di fatto dal governo saudita. È la squadra che poche settimane fa ha ingaggiato come nuovo allenatore l’italiano Simone Inzaghi, preso dall’Inter, con un contratto biennale da 25 milioni di euro netti a stagione: è diventato così il secondo allenatore più pagato al mondo dopo Diego Simeone dell’Atlético Madrid.

Le autorità saudite hanno insomma avuto tutto l’interesse a sostenere il progetto di Infantino. Lo hanno fatto in primo luogo attraverso la compagnia petrolifera statale Aramco, che dall’aprile del 2024 è il main partner della FIFA e quindi sponsor principale di tutte le sue competizioni. È un’azienda enorme, che nel 2024 aveva un valore di mercato stimato di 1.700 miliardi di dollari, ovvero la quinta società di maggior valore nel mondo. Nell’ultimo anno ha dichiarato profitti superiori a 106 miliardi di dollari. L’accordo tra Aramco e la FIFA è di quattro anni (dal 2024 al 2027) e il valore economico non è pubblico, ma si stima che porti annualmente alla FIFA circa 100 milioni di dollari (87 milioni di euro).

Il calciatore brasiliano del Real Madrid Vinicius Junior riceve il premio di miglior giocatore per la Coppa Intercontinentale FIFA con dietro il logo di Aramco ripetuto più volte, 18 dicembre 2024 (Christopher Pike - FIFA/FIFA via Getty Images)

Il calciatore brasiliano del Real Madrid Vinicius Junior riceve il premio di miglior giocatore della finale di Coppa Intercontinentale FIFA, e, dietro di lui, il logo di Aramco ripetuto più volte, 18 dicembre 2024 (Christopher Pike – FIFA/FIFA via Getty Images)

Il sostegno dell’Arabia Saudita al Mondiale per club è andato però oltre questo aspetto, e ha coinvolto anche la questione dei diritti tv. Inizialmente la FIFA aveva avuto molte difficoltà a reperire offerte per trasmettere l’evento, per via anche di aspettative esageratamente ottimiste sul suo valore: l’obiettivo era vendere i diritti televisivi per 4 miliardi di dollari, ma nessun broadcaster è stato disposto a pagarli.

Nel dicembre del 2024 la situazione si è risolta con l’intervento di DAZN, che alla fine ha pagato 1 miliardo per l’esclusiva: è molto meno di quello a cui puntava la FIFA, ma è comunque tantissimo e forse troppo per DAZN, al punto che molti considerano questa operazione quantomeno sospetta o comunque molto poco trasparente. Non è sembrato un investimento ragionevole, anche considerando lo scarso interesse per la competizione: nel 2024 l’intero fatturato di DAZN è stato di 3,4 miliardi di dollari (con perdite nell’anno precedente pari a 1,4 miliardi).

La sorprendente operazione di DAZN è diventata un po’ meno sorprendente due mesi dopo, a febbraio di quest’anno, quando DAZN ha ceduto una propria quota di minoranza (tra il 5 e il 10 per cento) alla compagnia SURJ Sports Investment, controllata dal PIF, il fondo sovrano di proprietà dell’Arabia Saudita: la cifra spesa per la quota è stata esattamente di 1 miliardo di dollari, anche in questo caso difficilmente giustificabile per il valore reale di DAZN. A marzo del 2025 la FIFA ha poi reso noto il montepremi complessivo del Mondiale per club: di nuovo 1 miliardo di dollari.

L’opinione diffusa tra gli esperti di sport e politica a livello internazionale – come il giornalista del Guardian Barney Ronay – è che l’Arabia Saudita abbia finanziato l’acquisizione dei diritti tv del torneo da parte di DAZN, dando alla FIFA non solo la visibilità necessaria all’evento, ma anche i fondi per stanziare un corposo montepremi. Per fare un confronto, il montepremi totale dell’ultima Champions League, il torneo più importante a livello europeo, è stato di 2,7 miliardi di dollari, ma per un torneo che è durato tutta la stagione (non un mese soltanto) e a cui hanno partecipato 52 club dalle fasi di qualificazione.

Il montepremi è stato probabilmente necessario a mettere a tacere i malumori di molti club, soprattutto europei, indecisi sul partecipare o meno alla competizione. Nel giugno del 2024 l’allora allenatore del Real Madrid Carlo Ancelotti aveva detto al Giornale che la sua società avrebbe rifiutato l’invito proprio per ragioni economiche (l’intervista originale non è più online, ma ci sono diversi articoli che la riprendevano e una specie di rettifica). La squadra aveva presto smentito le parole dell’allenatore, che nell’intervista aveva avvertito che altri club avrebbero potuto rifiutare l’invito, alludendo al fatto che le perplessità erano piuttosto diffuse. Alla fine, comunque, nessun club invitato si è tirato indietro.

Lo scorso 5 giugno, infine, la FIFA ha annunciato una nuova sponsorizzazione del Mondiale per club, questa volta da parte del PIF, per una cifra che ancora non è stata resa nota. L’accordo non ha fatto dunque che confermare il considerevole impegno saudita nell’evento, aprendo però anche le questioni di conflitto di interessi già menzionate per il fatto che il PIF è proprietario dell’Al-Hilal, la squadra di Inzaghi appunto.

Un momento della partita tra Real Madrid e Al Hilal al Mondiale per club, 18 giugno 2025 (Simon Bruty/Anychance/Getty Images)

Un momento della partita tra Real Madrid e Al-Hilal al Mondiale per club, 18 giugno 2025 (Simon Bruty/Anychance/Getty Images)

Come premesso, l’obiettivo dell’Arabia Saudita è migliorare la propria immagine internazionale ma anche ristrutturare la propria economia, rendendola indipendente dalla produzione di idrocarburi, come previsto dall’ambizioso piano Vision 2030. L’investimento nel sistema finanziario del calcio globale è uno degli strumenti preferenziali del governo saudita e avrà il suo apice nel 2034, con l’organizzazione del Mondiale, quello per nazionali però, sul proprio territorio.

Il governo arabo ha iniziato i propri investimenti nel calcio globale nell’ottobre del 2021, quando ha acquistato il Newcastle, un club della Premier League inglese, per 305 milioni di sterline (per l’equivalente di più di 400 milioni di dollari). L’operazione è stata condotta sempre dal fondo sovrano dell’Arabia Saudita, che secondo le stime di Bloomberg amministra beni per quasi 1.000 miliardi di dollari.

La scelta di impegnarsi attivamente nel settore finanziario del calcio internazionale è un’idea di Mohammad bin Salman, principe ereditario della dinastia Al Saud – che governa l’Arabia Saudita in un regime monarchico assoluto – e dal settembre 2022 è anche primo ministro del paese. Alla fine del 2022 Bin Salman è stato regolarmente presente nel palco d’onore degli stadi dei Mondiali in Qatar, accanto all’emiro Tamim bin Hamad Al Thani e al presidente della FIFA Gianni Infantino. All’inizio del 2023 è stato poi formalizzato il trasferimento di Cristiano Ronaldo, uno dei più famosi giocatori del mondo, all’Al-Nassr, con uno stipendio complessivo di 200 milioni di dollari all’anno.

Cristiano Ronaldo con la maglia dell'Al Nassr, 3 gennaio 2023 (AP Photo/Amr Nabil, File)

Cristiano Ronaldo con la maglia dell’Al-Nassr, 3 gennaio 2023 (AP Photo/Amr Nabil, File)

Nell’estate del 2023, poi, il PIF ha preso il controllo di quattro club della Saudi Pro League, la massima serie calcistica saudita: l’Al-Nassr, l’Al-Hilal, l’Al-Ittihad e l’Al-Ahli. Ha così dato il via a una dispendiosa campagna acquisti che ha portato nel Golfo alcuni dei calciatori e degli allenatori più conosciuti al mondo. L’obiettivo era rendere il campionato locale piuttosto rinomato a livello internazionale, ponendolo quasi alla pari con quelli europei e aumentando il livello tecnico delle principali squadre saudite.

Sul lungo periodo, questo avrebbe dovuto legittimare la candidatura del paese a ospitare un’edizione del Mondiale: finora non è che sia proprio andata come sperava il governo saudita. È comunque dal 2018 che l’Arabia Saudita organizza sul proprio territorio eventi di calcio internazionale: ha iniziato con la Supercoppa italiana, a cui dal 2020 si è aggiunta la Supercoppa spagnola, e nel 2023 ha ospitato il Mondiale per club con la vecchia formula a 7 squadre.