Com’è fatto il sito nucleare di Fordo
È il più importante dell'Iran, e anche il meglio protetto: sui danni che ha subito possiamo solo fare ipotesi

Il sito nucleare di Fordo è uno dei tre colpiti dai bombardamenti compiuti dagli Stati Uniti nella notte tra sabato e domenica: è il più importante e anche il meglio protetto, costruito tra gli 80 e i 90 metri di profondità. Non si conoscono i danni subiti: non si sa se le bombe statunitensi siano riuscite a penetrare a sufficienza nello spesso strato di roccia, né se (come dicono) nel frattempo gli iraniani fossero riusciti a spostare altrove le riserve di uranio che si ritiene fossero conservate nel sito, o le centrifughe usate per arricchirlo. Per il momento possiamo solo affidarci alle dichiarazioni e fare delle ipotesi.
Il sito nucleare di Fordo si trova un centinaio di chilometri a sud ovest della capitale iraniana Teheran, vicino alla città di Qom, in una regione montuosa. Non si sa con certezza quando sia stato costruito: gli iraniani hanno ammesso che esisteva nel 2009, ma si ritiene sia precedente, comunque successivo agli anni Ottanta. Nel 1981 Israele distrusse con un’operazione chirurgica il sito nucleare iracheno di Osiraq: si trovava in superficie e bastarono dei semplici jet per bombardarlo. L’Iran sapeva che il suo programma nucleare sarebbe stato un obiettivo altrettanto importante per Israele, e quindi decise di costruirlo in questa regione, ben protetto sotto uno spesso strato di roccia.
Si ritiene che sia composto da un tunnel principale, che ospita più di 2mila centrifughe (dei lunghi tubi che girano a velocità altissime e che servono a separare gli isotopi di uranio) connesse a una rete di tunnel più piccoli. È circondato da una rete metallica e dal filo spinato, con un solo punto di accesso, controllato da un checkpoint. Al suo interno ci sono sei ingressi per la struttura sotterranea. Il rettangolo bianco che si vede nella foto satellitare in alto è l’unica struttura in superficie di tutto il sito.
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Il momento in cui Donald Trump ha annunciato del bombardamento, 21 giugno 2025 (Carlos Barria/Pool via AP)
Fordo quindi è stato costruito appositamente per essere impenetrabile per le bombe normali. Per questo Israele aveva bisogno degli Stati Uniti per attaccarlo: solo loro hanno bombe sufficientemente potenti da riuscire a danneggiarlo, cioè le GBU-57, anche dette “bunker buster“, cioè “antibunker”. Sono bombe da 14 tonnellate (una bomba convenzionale si aggira intorno alla singola tonnellata) lunghe sei metri e in grado di penetrare la roccia fino a 60 metri e bucare uno strato di cemento spesso fino a 18 metri. Possono essere trasportate solo da aerei particolari, i bombardieri B-2 Spirit dell’aviazione statunitense.
Nel pomeriggio di sabato gli Stati Uniti ne avevano spostati diversi dalla base di Whiteman, nel Missouri, verso le basi nell’oceano Indiano da cui molto probabilmente è partito l’attacco verso l’Iran. Una sola “bunker buster” non è sufficiente per raggiungere le profondità di Fordo: stando a quello che sappiamo ora, gli Stati Uniti ne hanno usate diverse, partite da sei aerei B-2. È possibile quindi che siano riusciti a danneggiare la struttura sotterranea, ma non è affatto certo.
L’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha detto di non aver rilevato aumenti nei livelli di radiazioni che indicherebbero una perdita nelle scorte nucleari iraniane attorno ai siti bombardati, compreso quello di Fordo. L’Iran ha detto che il sito era già stato svuotato (come gli altri due) «tempo fa», e ha negato che ci siano stati grossi danni: sarebbe comunque difficile che li ammettesse apertamente, ma alcune immagini satellitari mostrano effettivamente diversi camion fuori dalla struttura tra il 19 e il 20 giugno scorso, oltre a quelli che sembrano lavori per rafforzarne la protezione. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha detto invece che «le strutture per l’arricchimento [iraniano] sono state completamente e totalmente annientate».
Anche su quanto fosse avanzato il programma protetto nella struttura di Fordo si possono fare solo delle ipotesi. L’Iran sostiene da sempre di usarlo solo per scopi civili – come la produzione di energia, o per l’impiego in medicina – ma negli anni sono stati raccolti numerosi indizi che portano a pensare che non sia così. L’uranio usato per scopi civili è arricchito tra il 3 e il 5 per cento: nel 2023 un’indagine dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica concluse che alcune scorte di uranio nascoste dentro la montagna a Fordo erano arricchite all’83,7 per cento, un livello elevatissimo e quasi vicino al 90 per cento necessario a produrre la bomba nucleare. Indagini molto più recenti hanno parlato del 60 per cento, comunque ben superiore ai livelli usati per scopi civili.



