I trumpiani più trumpiani non vogliono attaccare l’Iran
Negli Stati Uniti il movimento MAGA è spaccato tra isolazionisti e interventisti, il presidente rimane vago

La possibilità che gli Stati Uniti attacchino l’Iran al fianco di Israele, e quindi entrino in una nuova guerra in Medio Oriente, sta creando scompiglio nella destra statunitense. Lo mostra bene una recente intervista del giornalista conservatore Tucker Carlson al senatore Repubblicano Ted Cruz: normalmente sarebbe stata una questione di cortesie reciproche, dato che entrambi sono due note personalità della destra americana e due fedeli sostenitori del presidente Donald Trump. Ma quando un paio di giorni fa Cruz ha partecipato allo show di Carlson per sostenere un eventuale intervento statunitense, Carlson l’ha attaccato brutalmente.
«Quante persone vivono in Iran?», ha chiesto Carlson.
«Non so quanto sia la popolazione».
«Davvero?».
«Sì, non lo so».
«Non sai quante persone vivono nel paese che vorresti rovesciare?».
Mentre Cruz cercava goffamente di ribattere, Carlson gli ha quasi urlato: «Sei un senatore che sta chiedendo di rovesciare il governo di un paese di cui non sai niente!».
Il video dello scambio è circolato moltissimo online.
Trump ha fatto capire che gli Stati Uniti sarebbero pronti ad attaccare l’Iran, anche se per ora ha giocato molto sull’incertezza: «Potrei farlo, potrei non farlo: nessuno sa cosa farò», ha detto mercoledì alla Casa Bianca. Intanto i suoi sostenitori continuano a litigare sul da farsi.
MAGA
Carlson fa parte della componente più populista e isolazionista del movimento trumpiano, quella che più propriamente si identifica con l’acronimo MAGA (da Make America Great Again, il famoso slogan di Trump), ed è contraria all’intervento in Iran. I MAGA trumpiani hanno rigettato le politiche tradizionali del Partito Repubblicano tanto in economia quanto in politica estera, e sostengono che Trump non dovrebbe farsi coinvolgere in nuove guerre. «Non possiamo farlo di nuovo», ha detto Steve Bannon, ex consigliere di Trump e una delle voci più influenti del movimento MAGA. «Rischieremmo di dividere profondamente il paese. Non possiamo permetterci un nuovo Iraq». Gli Stati Uniti invasero l’Iraq nel 2003, iniziando una guerra considerata da molti un fallimento.
La deputata Marjorie Taylor Greene, un’altra trumpiana populista, ha scritto su X: «Quelli che stanno sbavando per un coinvolgimento completo degli Stati Uniti nella guerra Israele/Iran non sono davvero America First/MAGA».

Donald Trump lancia cappellini “Make America Great Again” (MAGA) nell’agosto del 2023 (AP Photo/Seth Wenig)
Molti di questi esponenti del movimento MAGA fanno riferimento al fatto che, quando Trump entrò in politica quasi esattamente dieci anni fa, promise un rifiuto totale delle politiche interventiste che avevano caratterizzato il Partito Repubblicano prima di lui, e che avevano portato alla lunga “guerra al terrore” e alle invasioni statunitensi dell’Afghanistan e appunto dell’Iraq.
Trump ha ribadito queste posizioni soltanto poche settimane fa a Riad, in Arabia Saudita, in un discorso davanti a molti leader arabi della regione:
«È importante che tutto il mondo noti che questa grande trasformazione (del mondo arabo) non è arrivata dagli interventisti occidentali che portano persone in aerei lussuosi a darvi lezioni su come vivere e come governarvi. No, l’architettura scintillante di Riad e Abu Dhabi non è stata creata dai cosiddetti nation builder, dai neocon o dalle ong di sinistra come quelle che hanno speso migliaia di miliardi di dollari senza riuscire a sviluppare Kabul, Baghdad e molte altre città. […]
Alla fine, i cosiddetti nation builder hanno devastato molte più nazioni di quelle che hanno costruito, e gli interventisti sono intervenuti in società complesse senza capire come funzionassero».
I neocon a cui faceva riferimento Trump sono i neoconservatori, una corrente Repubblicana interventista molto influente ai tempi della presidenza di George W. Bush (2001-2009). I nation builder sono quelli che credevano che, una volta invasi paesi come l’Afghanistan e l’Iraq, sarebbe stato possibile costruirli (o meglio ricostruirli) come nazioni stabili e democratiche.

Una protesta davanti alla Casa Bianca contro l’intervento degli Stati Uniti in Iran, 18 giugno 2025 (Gent Shkullaku/ZUMA Press Wire)
Non MAGA
Trump ha iniziato a cambiare idea dopo l’attacco israeliano all’Iran, per due motivi. Il primo è che il suo anti-interventismo è entrato in conflitto con un altro principio della sua politica estera, ossia sostenere a tutti i costi Israele e in particolare il governo di estrema destra del primo ministro Benjamin Netanyahu. Il secondo è che gli iniziali successi militari di Israele in Iran hanno cominciato a convincere il presidente che sia possibile ottenere una vittoria facile, che Trump vorrebbe intestarsi e sfruttare per presentarsi come un leader forte.
A questo bisogna aggiungere il fatto che la coalizione trumpiana è cambiata negli ultimi dieci anni. Vi si sono aggregati moltissimi Repubblicani più tradizionali, che pur avendo promesso fedeltà al presidente non hanno mai del tutto negato il proprio passato neocon. Tra questi c’è appunto Cruz, ma anche il senatore Lindsey Graham, che ha chiesto al presidente Trump di «impegnarsi completamente per aiutare Israele a eliminare la minaccia nucleare».
Fox News, la tv conservatrice che Trump guarda in continuazione, ha contribuito a presentare la guerra di Israele come un’operazione di eccezionale successo, che in poco tempo porterà a una vittoria e alla caduta del regime iraniano. Mark Levin, un presentatore di Fox News, ha detto che gli attivisti MAGA devono smettere di lamentarsi delle guerre che non finiscono mai: «Sapete cosa? Israele sta per mettere fine a questa guerra infinita, e lo stesso farà Donald Trump». L’idea di Levin è che se davvero Israele e gli Stati Uniti riusciranno a rovesciare il regime teocratico che governa l’Iran, allora il Medio Oriente diventerà stabile. Gli esperti non sono d’accordo.
Trump stesso è consapevole della spaccatura tra i suoi sostenitori, ma ha cercato negli ultimi giorni di minimizzarla: «Forse adesso c’è qualcuno che non è contento, ma ci sono altre persone che sono molto contente, e ci sono altre persone fuori dalla base politica che non possono credere a quello che sta succedendo, sono così felici», ha detto.



