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  • Domenica 15 giugno 2025

Gli attacchi di Israele ai siti energetici iraniani

Hanno colpito il principale deposito di carburante di Teheran e giacimenti di gas a sud, danneggiando uno dei settori più importanti per l'economia del paese

Un deposito di carburante di Teheran in fiamme dopo essere stato colpito, nelle prime ore del 15 giugno
Un deposito di carburante della zona sud di Teheran in fiamme dopo essere stato colpito, nelle prime ore del 15 giugno (AP Photo/Vahid Salemi)
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Nella notte tra il 14 e il 15 giugno, nel secondo giorno di attacchi tra i due paesi, Israele ha colpito le infrastrutture energetiche iraniane danneggiando il principale deposito di carburante della capitale Teheran e un importante giacimento di gas. Ha attaccato anche i depositi di Shahran e di Shahr Rey, rispettivamente nella zona nordoccidentale e in quella meridionale di Teheran. L’Iran è tra i principali produttori ed esportatori di idrocarburi a livello mondiale: il settore è una fonte importante di entrate per il regime, e la decisione di Israele di colpire proprio queste strutture indica che gli attacchi stanno diventando ancora più duri e su larga scala.

Il deposito più importante tra quelli coinvolti negli attacchi di sabato è quello di Shahran: ha almeno 11 grandi serbatoi di stoccaggio, una capacità che equivale a tre giorni del fabbisogno della capitale, da cui ogni giorno passano 8 milioni di litri di carburante. È quindi essenziale per l’approvvigionamento di Teheran e delle regioni circostanti.

Il deposito di Shahran in fiamme, il 15 luglio a Teheran

Il deposito di Shahran in fiamme, il 15 giugno a Teheran (Stringer/Getty Images)

Il deposito si trova all’interno della città e da anni il regime valutava di trasferirlo, proprio temendo un attacco. Quello israeliano di stanotte ha causato esplosioni e incendi, che domenica mattina il ministero dell’Energia iraniano ha detto di avere sotto controllo.

Il governo iraniano ha smentito che sia stata danneggiata anche la raffineria che si trova vicino al deposito (colpito) di Shahr Rey, una delle più grandi del paese.

Sabato pomeriggio Israele aveva attaccato anche due siti energetici nella regione meridionale di Bushehr, tra cui una delle aree del giacimento di gas South Pars, nella città portuale di Kangan. Il giacimento, che l’Iran condivide con il Qatar, è uno dei più grandi al mondo ed è fondamentale per le esportazioni del paese. Gli incendi sono stati spenti, ma la produzione di gas dello stabilimento è stata sospesa. È stata colpita anche la raffineria di Fajr Jam, sempre in questa parte del paese.

Nonostante abbia grosse riserve, da mesi l’Iran sta affrontando una crisi energetica dovuta principalmente all’arretratezza delle sue infrastrutture e alle sanzioni internazionali a cui è sottoposta la sua economia. Prima dell’inizio dei bombardamenti erano frequenti i blackout e i razionamenti delle forniture.

Venerdì, prima degli attacchi alle infrastrutture, le preoccupazioni sull’approvvigionamento di petrolio ne avevano fatto salire il prezzo di quasi il 9 per cento sia sui mercati statunitensi che su quelli europei (nel weekend le contrattazioni si fermano). Come ritorsione l’Iran potrebbe bloccare lo Stretto di Hormuz, che divide il paese dalla penisola araba e da cui passa un quarto del petrolio mondiale: sabato il generale iraniano Esmail Kosari ha detto che il regime sta valutando questa possibilità.

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