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  • Venerdì 13 giugno 2025

Samia Suluhu Hassan voleva rendere la Tanzania più democratica, poi ha cambiato idea

La presidente era salita al potere con grandi aspettative: oggi molti suoi oppositori sono stati arrestati o uccisi

Samia Suluhu Hassan nel 2023 (AP Photo/Patrick Semansky, File)
Samia Suluhu Hassan nel 2023 (AP Photo/Patrick Semansky, File)
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Samia Suluhu Hassan divenne presidente della Tanzania nel 2021, la prima donna a ricoprire questo ruolo nella storia del paese, dopo la morte improvvisa del suo predecessore, John Magufuli. Allora c’erano grande aspettative su di lei, perché ci si aspettava che volesse e potesse rendere la Tanzania più democratica: nei primi mesi del suo mandato fu così, perché annullò alcune delle misure illiberali imposte da Magufuli e promise nuove riforme. Ora però le cose sono cambiate.

Da circa un anno il suo governo ha iniziato ad assomigliare a quello precedente: molti oppositori politici e attivisti per i diritti umani sono stati incarcerati e torturati, alcuni sono scomparsi e altri sono stati uccisi, e i loro corpi ritrovati con evidenti segni di pestaggio. A metà aprile del 2025 il principale partito dell’opposizione, Chadema, è stato escluso dalle elezioni presidenziali e parlamentari che si terranno il prossimo ottobre. Hassan vuole essere sicura di vincere.

Hassan ha 65 anni ed è una esponente del Chama Cha Mapinduzi (Partito della Rivoluzione), il partito che governa la Tanzania da cinquant’anni. Per buona parte della sua carriera è stata vista come una politica riformatrice e sostenitrice delle misure per garantire il rispetto dei diritti umani nel suo paese.

Prima di entrare in politica lavorò per il World Food Programme delle Nazioni Unite, e una volta eletta al parlamento contribuì a far abrogare una legge che impediva alle ragazze minorenni che rimanevano incinte, spesso a seguito a uno stupro, di tornare a scuola dopo il parto. Nel 2014 fu eletta vicepresidente dell’Assemblea costituente che aveva il compito di scrivere una nuova Costituzione e si batté affinché il testo includesse più tutele contro le violazioni dei diritti umani, specialmente quelli delle donne.

Samia Suluhu Hassan con il presidente francese Emmanuel Macron a maggio del 2024 (AP Photo/Thibault Camus)

Nel 2015 diventò la vicepresidente del neoeletto John Magufuli: negli anni successivi Magufuli governò il paese in modo sempre più autoritario, vietando le manifestazioni dei partiti di opposizione, arrestando i loro leader e limitando la libertà di stampa e le organizzazioni non governative. Quando fu rieletto con oltre l’80 per cento dei voti nel 2020, le opposizioni parlarono di brogli e accusarono la commissione elettorale di aver manipolato i risultati.

– Leggi anche: Cosa è stato John Magufuli per la Tanzania

A marzo del 2021 però Magufuli morì all’improvviso (secondo i suoi critici a causa del COVID-19, la cui esistenza lui negava) e Hassan prese il suo posto. Da subito promise un radicale cambio di rotta. Annullò le repressive leggi sui media, permise ai partiti dell’opposizione di riunirsi e liberò diversi oppositori politici, fra cui il leader di Chadema, Freeman Mbowe, che da otto mesi si trovava in carcere con l’accusa di terrorismo. La promessa di una democratizzazione della Tanzania fece aumentare anche il turismo e gli investimenti nel settore minerario e in quello energetico.

Nell’ultimo anno però, con l’avvicinarsi della fine del suo mandato e le elezioni previste per ottobre del 2025, l’opposizione al suo governo è cresciuta. I critici l’hanno accusata di non essere riuscita, nonostante un oggettivo progresso economico, a migliorare le condizioni di vita per le persone della Tanzania. Secondo la Banca Mondiale, il 43 per cento della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Inoltre, secondo l’Ufficio nazionale di revisione contabile, un organo parlamentare indipendente che analizza come vengono spesi i soldi pubblici, durante l’anno fiscale 2023-2024 diversi funzionari hanno sottratto allo Stato l’equivalente di oltre 400 milioni di euro di fondi pubblici. 

Un radicale cambiamento nel modo di governare di Hassan è diventato chiaro nell’estate del 2024, quando oltre 400 sostenitori e membri di Chadema vennero arrestati prima di una manifestazione.

A settembre Ali Mohamed Kibao, uno degli esponenti dell’opposizione, fu trovato morto con segni di pestaggio e di acido versato sul viso. Il settimanale Mwanahalisi fu chiuso dopo aver pubblicato alcuni articoli sulla sua morte, con l’accusa di incitamento alla violenza. Gli arresti hanno riguardato anche attivisti e persone che avevano pubblicamente criticato il governo. Due attivisti che hanno recentemente parlato con il Wall Street Journal hanno detto di essere stati portati in strutture che non conoscevano, di essere stati messi in isolamento e poi torturati e violentati, prima di essere rilasciati.

Il leader di Chadema, Tundu Lissu, durante un’udienza del suo processo per tradimento, a maggio del 2025 (AP Photo/Derick Katunzi)

Ad aprile del 2025 è stato infine arrestato Tundu Lissu, leader di Chadema e principale rivale politico di Hassan alle elezioni di ottobre. Lissu si trova ancora in carcere ed è accusato di tradimento, un crimine per cui rischia la pena di morte. In segno di protesta, Chadema si è rifiutato di firmare il codice etico che tutti i partiti avrebbero dovuto sottoscrivere per poter presentare i propri candidati alle prossime elezioni, e per questo è stato escluso.

Poco dopo il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che chiedeva il rilascio di Lissu e denunciava la repressione del dissenso in Tanzania, che però non ha avuto, come prevedibile, alcun risultato.