Trump ha vietato agli studenti stranieri di Harvard di entrare negli Stati Uniti, ma la misura è stata sospesa da un tribunale

Un edificio dell'università di Harvard (AP Photo/Charles Krupa)
Un edificio dell'università di Harvard (AP Photo/Charles Krupa)

Giovedì il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha vietato agli studenti stranieri dell’università di Harvard di entrare negli Stati Uniti, e ha chiesto al dipartimento di Stato di «valutare la revoca» dei visti accademici o di scambio già approvati per gli studenti dell’ateneo. Le misure sarebbero dovute durare sei mesi, ma come accaduto molte altre volte sono state sospese da un tribunale federale nel giro di poco tempo (meno di un giorno, in questo caso). Non è chiaro, a ogni modo, come i divieti di ingresso sarebbero stati applicati.

Quella di Trump era un’altra azione ostile nei confronti dell’ateneo, il più colpito dalla campagna della sua amministrazione contro le università del paese. Già a fine maggio Trump aveva vietato ad Harvard di avere studenti e ricercatori stranieri, ma l’ordinanza era poi stata bloccata da un tribunale. A fine maggio il dipartimento di Stato aveva inoltre ordinato a tutte le sue rappresentanze all’estero – sedi diplomatiche, ambasciate, e consolati – di fare ulteriori controlli su chi richiede il visto per andare all’università di Harvard, per qualsiasi motivazione: la misura riguarda quindi gli studenti ma anche i professori, gli ospiti di conferenze, i lavoratori di vario tipo e anche i turisti.

L’amministrazione Trump ritiene che le università statunitensi, e soprattutto Harvard, non abbiano fatto abbastanza per contrastare gli episodi di antisemitismo durante le proteste nei campus contro la guerra nella Striscia di Gaza: dietro questo pretesto ci sono anche evidenti ostilità culturali e politiche contro gli ambienti universitari, generalmente più progressisti.