Daniela Santanchè sarà processata con l’accusa di aver diffamato un suo ex socio d’affari in Visibilia Editore

Daniela Santanchè il 9 maggio (ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)
Daniela Santanchè il 9 maggio (ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)

La ministra del Turismo Daniela Santanchè è stata rinviata a giudizio con l’accusa di diffamazione per alcune dichiarazioni fatte nei confronti di Giuseppe Zeno, suo ex socio di minoranza nella società Visibilia Editore. La ministra sarà quindi processata: la prima udienza è stata fissata per il 16 settembre a Roma. Zeno è la persona che aveva presentato gli esposti a partire dai quali Santanchè è stata indagata e poi rinviata a giudizio per falso in bilancio, in un processo separato che si terrà a Milano.

Le accuse di diffamazione sono riferite a un episodio del 5 luglio del 2023, quando Santanchè, che è anche senatrice, aveva tenuto un’informativa in Senato per difendersi dalle accuse sulla gestione delle sue attività imprenditoriali: in quel caso si era riferita a Zeno in un modo che secondo lui sarebbe diffamatorio. In particolare Santanchè aveva definito Zeno «una sorta di finanziere» che «fa riferimento a inverosimili e oscure mie manovre solo dopo, lo vorrei dire chiaro, aver inutilmente tentato di costringermi ad accordi per me inaccettabili». L’informativa, come tutte le sedute parlamentari, era stata anche trasmessa in diretta televisiva e sul canale YouTube del Senato, cosa che costituirebbe un’aggravante.

Il rinvio a giudizio per diffamazione è stato deciso da un giudice del tribunale di Roma nel corso dell’udienza predibattimentale del processo (una specie di udienza preliminare per i reati minori, introdotta dalla cosiddetta riforma Cartabia alla fine del 2022).

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