L’assalto a un magazzino dell’ONU nella Striscia di Gaza
Sono morte quattro persone palestinesi, due nella calca, due con ferite di arma da fuoco, in una situazione di grande caos e disperazione

Mercoledì pomeriggio migliaia di persone palestinesi hanno cercato di fare irruzione in un magazzino di cibo gestito dalle Nazioni Unite nella città di Deir al Balah, nel centro della Striscia di Gaza, in una situazione di grande caos. Due persone sono rimaste schiacciate nella calca e sono morte. Altre due persone sono morte con ferite di arma da fuoco: al momento non è chiaro chi abbia sparato, se i soldati israeliani (che hanno una base non lontano) o le guardie del centro.
Le immagini e i video mostrano migliaia di persone che si accalcano attorno al magazzino, mentre alcune di loro escono con scatole di viveri e sacchi di farina. Il Programma alimentare mondiale dell’ONU, che gestisce il magazzino, in un comunicato ha detto che l’assalto mostra «il peggioramento allarmante delle condizioni sul campo» e come la situazione sia ormai «fuori controllo dopo 80 giorni di blocco completo di tutto il cibo e l’assistenza e altro sostegno a Gaza». Il riferimento è al lungo blocco imposto da Israele a tutta la Striscia di Gaza, che si è interrotto soltanto negli ultimi giorni.
Dalla scorsa settimana Israele ha permesso l’ingresso di un numero molto limitato di camion carichi di cibo e medicine, che normalmente vengono prima scaricate nei magazzini gestiti dall’ONU (o dalle ong operanti) e poi distribuite alla popolazione. Il magazzino assaltato è uno di questi.
Un altro caso non molto differente successo martedì nel sud della Striscia di Gaza davanti a un centro di distribuzione di cibo gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), una ong estremamente problematica creata da Israele stesso. Martedì migliaia di persone disperate avevano sfondato le recinzioni attorno al centro di distribuzione, e l’esercito israeliano (che non era direttamente a guardia del centro ma si trovava attorno) aveva sparato dei colpi: alcune persone erano state ferite ma nessuna uccisa.
In entrambi i casi fra le cause scatenanti degli assalti c’è il fatto che le quantità di cibo sono limitate e non bastano per tutti: come temuto, la distribuzione affidata alla Ghf è stata complessa e mal organizzata, molte persone palestinesi sono state in coda per ore ma non hanno ottenuto i pacchi, che sono andati esauriti. Da settimane i forni delle Nazioni Unite sono chiusi per mancanza di farina e di gas per cucinare e nella Striscia si trova pochissimo cibo, a prezzi altissimi. La maggior parte degli abitanti sopravvive con un solo pasto al giorno, perlopiù di cibo in scatola o a lunga conservazione.
Il governo israeliano vorrebbe affidare alla Ghf la distribuzione di tutto il cibo nella Striscia di Gaza, escludendo l’ONU e le ong che se ne sono occupate finora, ma il progetto è fortemente criticato. Finora è stato aperto un unico punto di distruzione, vicino a Rafah, nel sud della Striscia: il progetto ne prevede complessivamente solo quattro, tutti nella zona meridionale, dove l’esercito israeliano vorrebbe concentrare tutta la popolazione della Striscia.
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