Il parlamento ungherese ha avviato la procedura per uscire dalla Corte penale internazionale

Il parlamento ungherese ha avviato la procedura formale per l’uscita del paese dalla Corte penale internazionale, il principale tribunale internazionale per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Il ritiro del paese era stato annunciato dal governo il 3 aprile, ed è legato alle accuse di genocidio contro Israele di cui si sta occupando la Corte, e che hanno portato a un mandato di arresto internazionale per il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant (e per un leader di Hamas di cui nel frattempo è stata confermata l’uccisione) per accuse di crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi durante l’invasione della Striscia di Gaza.
La procedura consiste nel ritiro dallo Statuto di Roma, il trattato che ha costituito la Corte, e richiederà un anno. Secondo il governo ungherese la Corte sarebbe diventato un organo politicizzato e avrebbe perso la sua imparzialità. Attualmente aderiscono alla Corte 125 stati fra cui tutti i membri dell’Unione Europea, ma non gli Stati Uniti né Israele.
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