I gioielli della Corona non sono dei Savoia

Il tribunale di Roma ha chiuso un contenzioso iniziato tre anni fa, quando gli eredi della famiglia reale li avevano chiesti indietro

I Savoia rendono omaggio alla tomba di Vittorio Emanuele durante la cerimonia per i 150 anni dell'Unita' d'Italia al Pantheon, nel 2011
I Savoia rendono omaggio alla tomba di Vittorio Emanuele durante la cerimonia per i 150 anni dell'Unità d'Italia al Pantheon, nel 2011 (ANSA/ALESSANDRO DI MEO)
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Il tribunale di Roma ha respinto il ricorso presentato tre anni fa dalla famiglia Savoia che chiedeva di riavere i gioielli della Corona, custoditi da 79 anni in un caveau della Banca d’Italia, a Roma. La seconda sezione civile del tribunale ha stabilito che quei gioielli non sono beni personali, quindi non dovranno essere restituiti.

L’inizio di questa vicenda risale al 5 giugno 1946, tre giorni dopo il referendum con cui gli italiani e le italiane scelsero di abbandonare la monarchia per la repubblica. Quel giorno il presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, chiese al re Umberto II di consegnare i gioielli della corona, custoditi in una cassaforte nel palazzo del Quirinale, fino ad allora residenza ufficiale della famiglia reale.

In base allo Statuto Albertino (la Costituzione del Regno di Sardegna), i gioielli infatti erano stati dati “in dotazione” ai re per l’adempimento delle proprie funzioni, non erano una proprietà personale.

Il ministro della Real Casa, Falcone Lucifero, prese in consegna i gioielli e li portò all’allora governatore della Banca d’Italia, il futuro presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Da allora i gioielli sono custoditi in un cofanetto nella sede della Banca d’Italia in via Nazionale, a Roma. Sono protetti da 11 sigilli rimossi una sola volta, nel 1976, per catalogarli.

Secondo quanto emerso all’epoca, nel cofanetto ci sarebbero 6.732 brillanti e 2.000 perle di varie dimensioni per un totale di quasi 2mila carati. La perizia venne affidata alla società di gioielleria Bulgari, che valutò i gioielli intorno ai 2 miliardi di lire (circa 10 milioni di euro attuali), ma è stato stimato che oggi potrebbero valere fino a 300 milioni di euro, se venduti all’asta.

Con la nascita della Repubblica tutti i beni della famiglia reale vennero confiscati dallo Stato italiano, come previsto dalla tredicesima disposizione della Costituzione italiana. Ma se per i beni immobili la confisca venne effettuata immediatamente, per i gioielli non venne mai esercitata.

Nel 2021 i Savoia chiesero la restituzione dei gioielli alla Banca d’Italia che respinse la richiesta. Nel 2022 iniziarono quindi una causa civile, sostenendo che i gioielli erano stati acquistati dalla famiglia reale oppure regalati. I giudici hanno respinto anche il tentativo degli avvocati della famiglia reale di sollevare una questione di legittimità costituzionale che avrebbe portato il corso alla Corte costituzionale o alla Corte di Giustizia europea.