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  • Lunedì 12 maggio 2025

Il Verona che vinse lo Scudetto giocando contro Maradona, Rummenigge e Platini

E Zico, Baresi, Vialli, Mancini e tanti altri, col “catenaccio e contropiede”: sono passati quarant'anni

Il calciatore tedesco del Verona Hans-Peter Briegel circondato dai tifosi, 30 luglio 1985 (AP Photo)
Il calciatore tedesco del Verona Hans-Peter Briegel circondato dai tifosi, 30 luglio 1985 (AP Photo)
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Il 16 settembre 1984 Diego Armando Maradona, uno dei più forti calciatori di sempre, esordì tra enormi aspettative e grande entusiasmo nel campionato di calcio di Serie A con il Napoli, che lo aveva acquistato quell’estate dal Barcellona. Giocò e perse 3-1 contro l’Hellas Verona, che l’anno prima era arrivata ottava in campionato. Impressionato dal bel gioco della squadra avversaria, Maradona commentò la partita dicendo: «Il Verona? Muy bueno».

Il giudizio di Maradona fu particolarmente azzeccato, perché in quella stagione il Verona fu la squadra più forte di tutte: rimase in testa al campionato dalla prima all’ultima partita e il 12 maggio 1985, quarant’anni fa, pareggiò 1-1 con l’Atalanta e vinse lo Scudetto con una giornata d’anticipo. Fu la prima e unica volta nella sua storia.

Lo Scudetto del Verona fu notevole per molte ragioni, a partire dal fatto che la squadra era tradizionalmente considerata una “provinciale”, cioè non una di quelle provenienti dalle grandi città e da sempre più ricche. Ma lo fu soprattutto perché in quegli anni la Serie A era forse il campionato più competitivo al mondo, quello in cui giocavano i migliori calciatori in circolazione e in cui tutti i più forti puntavano ad arrivare.

Oltre a Maradona nel Napoli, nella Juventus – che l’anno prima aveva vinto il campionato – giocavano il francese Michel Platini e il difensore italiano e campione del mondo Gaetano Scirea. Nell’Inter era appena arrivato il tedesco Karl-Heinz Rummenigge, vincitore di due Palloni d’Oro (il più importante riconoscimento individuale nel calcio); nell’Udinese giocava il brasiliano Zico, e nel Milan Franco Baresi, uno dei più forti difensori di sempre.

Ma questi erano solo alcuni, e quasi tutte le squadre di Serie A in quegli anni avevano giocatori in qualche modo eccezionali: la Sampdoria, per fare un altro esempio, aveva appena acquistato Gianluca Vialli, che in pochi anni avrebbe formato una delle coppie d’attacco più forti d’Europa insieme a Roberto Mancini.

Insomma, di fronte a queste squadre il Verona non era certo la favorita, anche se non era nemmeno considerata una squadra scarsa e le sue prestazioni non furono del tutto sorprendenti: nei due anni precedenti era arrivata due volte di seguito in finale di Coppa Italia (senza vincerla) e prima dell’inizio della stagione 1984-1985 la Gazzetta dello Sport, il quotidiano sportivo più diffuso in Italia, la considerava la sesta squadra tra le favorite a vincere il campionato (certo: da sesta a prima ce ne vuole).

In estate, poi, il Verona aveva acquistato due giocatori di alto livello: il centrocampista tedesco Hans-Peter Briegel, che aveva vinto gli Europei con la Germania nel 1980 ed era arrivato in finale di Coppa del Mondo (poi vinta dall’Italia) nel 1982; e l’attaccante Preben Elkjaer Larsen, uno dei calciatori danesi più forti di sempre.

Il centrocampista tedesco del Verona Hans Peter Briegel dopo aver preso la palla di testa durante una partita contro la Juventus, 18 agosto 1985 (Ap Photo)

Il centrocampista tedesco del Verona Hans-Peter Briegel dopo aver preso la palla di testa durante una partita contro la Juventus, 18 agosto 1985 (Ap Photo)

Comunque, che il Verona potesse farcela davvero rimaneva abbastanza impensabile. La squadra era tornata in Serie A solo nel 1982 e da allora aveva acquistato soprattutto le riserve delle squadre più importanti del campionato (definite spregiativamente «scarti»): fu il caso del centrocampista e attaccante Pierino Fanna, arrivato dalla Juventus nel 1982. In squadra inoltre aveva solo 19 giocatori, contro una media di 23 delle altre squadre di Serie A dell’epoca.

Eppure quell’anno il Verona fu una delle sole quattro squadre italiane nella storia a vincere uno Scudetto rimanendo in testa alla classifica per tutto il campionato (le altre sono Inter, Milan e Juventus). Il merito fu soprattutto dell’allenatore Osvaldo Bagnoli, che allenava la squadra dal 1981, quando giocava ancora in Serie B. Era stato lui, insieme al vice allenatore Antonio Lonardi, a scegliere gran parte dei giocatori che vinsero lo scudetto e a imporre loro un sistema di gioco molto efficiente.

L'allenatore del Verona Osvaldo Bagnoli durante la stagione 1987-1988 (Alessandro Sabattini/Getty Images)

L’allenatore del Verona Osvaldo Bagnoli durante la stagione 1987-1988 (Alessandro Sabattini/Getty Images)

Bagnoli era per un calcio difensivo: quello che ancora oggi, sintetizzando un po’ e con qualche approssimazione, viene chiamato “catenaccio”. Quando avevano la palla i giocatori del Verona se la passavano spesso per rallentare il gioco; quando non ce l’avevano, invece, difendevano in maniera molto aggressiva, grazie in particolare ai difensori Silvano Fontolan e Roberto Tricella o al centrocampista Domenico Volpati.

Grazie alla sua solidità difensiva, durante la stagione dello Scudetto il Verona fu la squadra che prese meno gol in campionato, grazie anche al portiere Claudio Garella, diventato famoso tra gli appassionati per le sue parate sgraziate ma eccezionali, spesso con i piedi. Quell’anno emerse soprattutto durante la partita di ritorno contro il Napoli, quando parò più volte i tiri di Maradona.

Quando invece il Verona era in possesso della palla, attaccava in contropiede e molto velocemente, merito dei due nuovi acquisti Larsen e Briegel e dell’attaccante Giuseppe Galderisi, che quell’anno fece 11 gol.

Nonostante il catenaccio sia spesso criticato perché poco spettacolare, il modo rapido con cui attaccava il Verona di Bagnoli lo portò a giocare e vincere alcune partite memorabili. Per esempio, alla quinta giornata di campionato vinse 2-0 contro la favoritissima Juventus, segnando il primo gol proprio in contropiede. Il secondo, quello di Elkjaer, fu forse il più celebre della stagione, dato che l’attaccante danese tirò la palla in porta da scalzo, avendo perso la scarpa poco prima del gol.

A metà campionato, poi, il Verona vinse 5-3 una partita molto spettacolare contro l’Udinese. Il Verona infatti stava vincendo 3-0, ma all’inizio del secondo tempo l’Udinese era riuscita a recuperare e a portarsi sul 3-3. Appena due minuti dopo il pareggio, il Verona tornò in vantaggio e vinse infine la partita.

Dopo il 1985 il Verona non riuscì a costruire un ciclo di buoni risultati più duraturo a partire dalla vittoria dello Scudetto, e non tornò più a essere così competitiva in Serie A. Dopo la vittoria del campionato alcuni dei giocatori più forti della squadra se ne andarono (Fanna andò all’Inter, Garella al Napoli) e la società proprietaria del Verona affrontò una complicata crisi finanziaria.

A seguito di tutto questo, nel 1990 il Verona retrocesse in Serie B: da allora, il suo miglior risultato è stato il nono posto in Serie A, raggiunto l’ultima volta alla fine del campionato 2021-2022.