Perché proprio Leone XIV

Il papa ha confermato che c'entrano Leone XIII e un'attenzione alle questioni sociali nell'epoca dell'intelligenza artificiale

(Vatican Media via AP)
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Da giovedì sera, giorno dell’elezione del nuovo papa, molti hanno provato a interpretare la scelta di Robert Francis Prevost di chiamarsi Leone XIV. Il nome scelto da ogni papa serve infatti a dare la prima indicazione su quali saranno le priorità della sua azione pastorale. Papa Leone XIV ha infine confermato le sue ragioni sabato mattina ai cardinali durante un incontro a porte chiuse in Vaticano: c’entra il suo predecessore di fine Ottocento, papa Leone XIII, come era stato ipotizzato da tutti.

Il papa ha detto che questa è la ragione principale, ma ce ne sono altre. Il richiamo al papa eletto nel 1878 è dovuto alla sua enciclica Rerum Novarum con cui, ha spiegato Leone XIV, «affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale». L’enciclica è del 1891 e risale quindi a un periodo in cui cominciava a emergere una “questione operaia” legata all’industrializzazione della seconda metà dell’Ottocento. Oggi invece, ha detto Leone XIV, la Chiesa deve rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che «comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro».

Papa Leone XIV ha quindi sostanzialmente confermato quanto aveva anticipato giovedì il direttore della sala stampa del Vaticano, Matteo Bruni, e quanto raccontato alla televisione croata dal cardinale Ladislav Német, arcivescovo di Belgrado.

Leone XIII è considerato il primo papa dei tempi moderni a mettere i diritti delle classi lavoratrici al centro delle attenzioni della Chiesa, con l’enciclica Rerum Novarum. L’enciclica condannava il socialismo, ma invitava la Chiesa ad avvicinarsi alla classe operaia e denunciava, tra le altre cose, le pesanti ripercussioni sociali dovute all’espansione del capitalismo industriale. David Kertzer, professore all’università Brown negli Stati Uniti, ha spiegato al New York Times che Leone XIII è stato un papa conservatore sotto molti aspetti, ma è stato anche una «figura di transizione che si rivolgeva ai poveri».

Il cardinale Német, arcivescovo di Belgrado, aveva riferito la spiegazione che Prevost stesso aveva dato a lui e altri quattro cardinali con cui il nuovo papa aveva cenato giovedì sera, dopo la fine del conclave. Secondo Német il papa aveva detto di volersi occupare delle questioni di giustizia sociale: per il nuovo papa anche ora ci troviamo nel mezzo di una rivoluzione, come al tempo di Leone XIII. Allora era la rivoluzione industriale, ora una «rivoluzione digitale», ma anche in questo caso l’automazione rischia di creare squilibri a causa della perdita di posti di lavoro.

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Német aveva menzionato poi altre due questioni: la frequentazione giovanile di Leone XIII di una parrocchia gestita dall’Ordine di Sant’Agostino, di cui Prevost fa parte e a cui è estremamente legato; e il fatto che si chiamasse Leone anche uno dei discepoli di San Francesco, che aveva con il santo un rapporto particolarmente forte. Non è però il primo discepolo, come si è letto in vari casi negli ultimi due giorni, che invece si chiamava Bernardo.

John Prevost, fratello di papa Leone XIV (AP Photo/Obed Lamy)

In un’intervista a Repubblica il fratello maggiore del papa, John Prevost, ha detto che prima del conclave avevano parlato insieme del nome che avrebbe scelto se fosse stato eletto. «Gli avevo detto di evitare Leone, perché sarebbe stato il tredicesimo, che porta male. Ma avevo fatto male i calcoli. Mio fratello, evidentemente, li aveva fatti meglio», ha detto John Prevost.

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