Perché il governo ucraino ce l’ha con George Simion
Il candidato di estrema destra che ha vinto il primo turno delle presidenziali in Romania non può entrare in Ucraina, ed è un problema politico

George Simion, il candidato di estrema destra che ha vinto il primo turno delle elezioni presidenziali in Romania, non può entrare in Ucraina per via di un divieto dei servizi di sicurezza del paese. Durante la campagna elettorale questo è stato usato dagli oppositori come prova della sua vicinanza al regime russo di Vladimir Putin. Più che dal punto di vista pratico, il divieto di ingresso è quindi un problema politico: in vista del ballottaggio del 18 maggio infatti Simion sta cercando di smussare alcune delle sue idee più estremiste e scrollarsi di dosso la reputazione di candidato filorusso.
Non ci sta riuscendo. La lettera con cui nel febbraio del 2024 l’Ucraina aveva motivato il divieto dice chiaramente che era stato approvato proprio per via delle idee di Simion, considerate contrarie agli interessi dell’Ucraina.
«La decisione è basata sulle informazioni disponibili sulle sistematiche attività antiucraine di questo politico che sono contrarie agli interessi nazionali dell’Ucraina e ledono la sua sovranità e integrità territoriale. Le dichiarazioni di George Simion sono finalizzate a screditare l’Ucraina sulla scena internazionale e a promuovere un’ideologia unionista che nega la legittimità dei confini statali dell’Ucraina».
L’«ideologia unionista» si riferisce alle rivendicazioni territoriali sostenute dal partito di Simion, l’Alleanza per l’unità dei romeni (AUR), che soprattutto in passato diceva di voler annettere alla Romania le zone dell’Ucraina in cui vive la nutrita minoranza romena (e la Moldavia). Nel tempo Simion ha sfumato queste proposte: non parla più di annessioni, ma non ha mai interrotto le sue ingerenze, presentandosi come una sorta di protettore di queste minoranze e denunciando presunte violazioni dei loro diritti da parte del governo ucraino. Per motivi simili Simion non può entrare nemmeno in Moldavia.

La lettera del governo ucraino, ottenuta dal Post
Quello romeno è il terzo gruppo etnico dell’Ucraina e, secondo il censimento del 2001 (l’ultimo), ne fanno parte 151mila persone, oltre ad altre 260mila che si considerano moldave. Il governo ucraino ritiene tanto più gravi queste rivendicazioni in una fase storica in cui l’invasione e la propaganda russe mettono in discussione i suoi confini.
In questi giorni gli alleati politici di Simion in Europa stanno cercando di aiutarlo a minimizzare le sue posizioni filorusse. Al Parlamento Europeo AUR fa parte del gruppo dei Conservatori e Riformisti, lo stesso di Fratelli d’Italia, il partito della presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni. Sul palco della festa per la vittoria di Simion a Bucarest c’era Carlo Fidanza, uno dei più influenti europarlamentari di Fratelli d’Italia: in un’intervista alla Stampa ha detto che Simion «non c’entra nulla con la Russia» e che «ha difeso la minoranza rumena in Ucraina, con cui Kiev ha avuto delle tensioni». Fidanza ha detto anche che «esiste anche una lettera ufficiale ucraina che chiarisce questo punto».

Sostenitori di Simion festeggiano alla diffusione degli exit poll, il 4 maggio. Sullo sfondo, nella sede di AUR, ci sono alcune figure storiche romene tra cui Vlad l’Impalatore (AP Photo/Andreea Alexandru)
La lettera effettivamente non accusa Simion di essere un fiancheggiatore del regime di Vladimir Putin, però non si limita alla politica interna: dice chiaramente che le sue posizioni gettano discredito sull’Ucraina e mettono in discussione una parte dei suoi confini occidentali. Per Meloni, che ha buoni rapporti col presidente ucraino Volodymyr Zelensky, è problematica la vicinanza a un candidato come Simion, che Zelensky considera ostile al punto da vietargli l’ingresso nel paese.
Simion sta cercando di riposizionarsi anche tramite varie dichiarazioni fatte ai media internazionali. Oltre a ribadire che se diventerà presidente la Romania resterà nella NATO e nell’Unione Europea, ha definito la Russia «un pericolo» e «dei criminali», ma ha ripetuto le accuse sulle presunte violazioni dei diritti delle minoranze, minacciando di interrompere il sostegno romeno all’Ucraina come ritorsione.
Prima dell’inizio dell’invasione russa le tensioni tra Ucraina e Romania avevano molto a che fare con questioni linguistiche e con l’insegnamento del romeno nelle scuole della parte di Ucraina dove vive la minoranza romena: a lungo la Romania l’ha ritenuto insufficiente e subalterno a quello dell’ucraino, ma da allora ci sono stati progressi. Prima di Simion, un altro leader politico europeo che ha fatto rivendicazioni su parti dell’Ucraina è stato il primo ministro ungherese Viktor Orbán: sulla Transcarpazia, la regione ucraina che confina con l’Ungheria.
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