Conad non si prende la responsabilità di 67 licenziamenti in un magazzino di Bologna
È una storia che spiega bene la mancanza di tutele e la precarietà su cui si regge il lavoro nella logistica

Martedì mattina 67 lavoratori di un magazzino in provincia di Bologna hanno saputo di aver perso il lavoro: la notizia è stata improvvisa e inaspettata, causata dalla chiusura del magazzino di Anzola Emilia dove negli ultimi anni sono stati preparati i prodotti da spedire nei supermercati di Conad, uno dei marchi più conosciuti in Italia anche grazie allo slogan “Persone oltre le cose”. Lunedì Conad Nord Ovest, la divisione che controlla 589 punti vendita in diverse regioni, aveva inviato una mail Pec per disdire il contratto di appalto con l’azienda che dal 2019 gestiva il magazzino e che si è trovata da un giorno all’altro senza la sua unica commessa in Emilia, quindi costretta a licenziare tutti i suoi lavoratori, che ora stanno protestando.
Questi licenziamenti sono gli ultimi di una lunga serie nel settore della logistica, avvenuti tutti con modalità molto simili che mostrano con efficacia la mancanza di tutele e la precarietà su cui si regge il sistema. Procedure così rapide sono consentite dall’articolata organizzazione di appalti e subappalti che permette alle aziende committenti di trascurare le conseguenze delle decisioni e sfuggire alle responsabilità. Anche in questo caso è andata così: interpellata dal Post in merito ai licenziamenti, Conad si è limitata a dire di non voler prendere posizione in quanto il magazzino è gestito da terzi.
Marcello Cassetti, amministratore unico di Flexilog Italia, l’azienda che gestiva la preparazione delle spedizioni ad Anzola Emilia, dice che prima di ricevere la disdetta del contratto di appalto non aveva avuto nessun tipo di avvertimento da Conad. La comunicazione è stata improvvisa e categorica. Un dirigente gli ha poi spiegato informalmente che Conad aveva a sua volta ricevuto la disdetta dell’affitto del magazzino da parte della proprietà, un fondo immobiliare dei Paesi Bassi.
Cassetti ha subito avvertito i sindacati e martedì di prima mattina ha comunicato ai lavoratori di aver perso la commessa di Conad. Flexilog Italia gestisce magazzini in altre regioni italiane per conto di altri clienti, ma non è in grado di assorbire e trasferire così tanti lavoratori in poco tempo. «Il contratto prevede di lasciare entro tre mesi, tempi che mi costringono ad aprire fin da subito la procedura di mobilità, quindi il licenziamento collettivo», spiega. «Io per primo mi trovo in grande difficoltà dal punto di vista umano perché ho una responsabilità nei confronti di queste famiglie, ma anche con un danno economico perché ho perso una commessa importante».
Martedì mattina il sindacato di base SI Cobas, il più rappresentativo all’interno del magazzino e in generale nel settore della logistica in Emilia-Romagna, ha organizzato un presidio fuori nel piazzale di fronte al magazzino, sotto la grande scritta Conad. Il sindacato ha chiesto il ritiro immediato della comunicazione di disdetta del contratto di appalto e l’avvio di un confronto con Conad per salvare il posto di lavoro di tutte le persone assunte: 54 di loro sono straniere e hanno un contratto a tempo indeterminato da oltre 10 anni, assunte ancora prima che Flexilog Italia prendesse l’appalto per la gestione del magazzino, mentre 11 hanno un contratto a tempo determinato rinnovato più volte e in attesa di un’assunzione definitiva.
Sia il sindacato che Cassetti si sono subito chiesti come Conad possa sostituire il lavoro di queste persone in un tempo così breve. La domanda è importante perché in passato molte aziende avevano agito allo stesso modo, e con le stesse giustificazioni, con l’obiettivo di sostituire lavoratori più anziani e tutelati con nuovi assunti precari e meno sindacalizzati.
L’unico modo per eludere le regole sui licenziamenti è appunto spostare il lavoro in un altro magazzino, gestito da una nuova azienda con un nuovo appalto. «Non so dove andrà quell’attività, di sicuro non la gestirò più io», conferma Cassetti. Di recente Conad ha aperto un magazzino simile a Reggiolo, in provincia di Reggio Emilia, ma non è chiaro se trasferirà lì il lavoro dopo la chiusura ad Anzola Emilia.
Sicuramente la decisione non è dovuta a difficoltà economiche, perché Conad Nord Ovest ha chiuso il 2023 con un giro d’affari di oltre 5 miliardi di euro, un aumento delle vendite del 7 per cento e un utile netto di 61 milioni di euro. L’intera cooperativa Conad, fondata nel 1962 proprio a Bologna, nel 2024 ha registrato un fatturato complessivo di 21,1 miliardi di euro.
«Si vantano di avere un codice etico, dello slogan “persone oltre le cose”, ma non hanno nemmeno avvertito le parti sociali della disdetta», dice Eleonora Bortolato, sindacalista di SI Cobas. «Conad ha la responsabilità dei lavoratori in appalto e non può scaricare 67 famiglie in mezzo a una strada mascherandosi dietro la solita logica delle esternalizzazioni».
Da martedì mattina i lavoratori hanno iniziato a presidiare il magazzino per evitare lo spostamento della merce e dei macchinari. Nei prossimi giorni sono previste nuove iniziative sindacali, tra cui una campagna di comunicazione ai clienti di Conad di fronte ai punti vendita. Il sindacato ha chiesto anche l’intervento delle istituzioni, in particolare della città metropolitana di Bologna che negli anni ha affrontato molte procedure simili e tentato di introdurre regole per limitare lo sfruttamento dei lavoratori.



