Breve guida alle elezioni a Trento e a Bolzano
In una è diviso il centrodestra, nell'altra il centrosinistra, e molto dipenderà da chi sosterranno i partiti autonomisti

Domenica si svolgono le elezioni amministrative in Trentino-Alto Adige: 154 comuni trentini e 111 altoatesini, votano per eleggere il nuovo sindaco. Tra questi ci sono i capoluoghi delle due province autonome, Trento e Bolzano. Si vota dalle 7 alle 22, nella sola giornata di domenica; gli eventuali ballottaggi si terranno il 18 maggio, negli stessi orari. Alle 17 l’affluenza a Trento era del 31,7 per cento, a Bolzano del 35,4 per cento.
Come spesso succede, sia a Trento sia a Bolzano le competizioni elettorali hanno un carattere molto locale, con un grande peso dei partiti autonomisti e alleanze un po’ anomale rispetto a quello che succede nelle altre regioni italiane.
A Trento, anche in virtù delle grosse tensioni all’interno del centrodestra, che arriva diviso alle elezioni, è considerata piuttosto probabile una riconferma del sindaco uscente, Franco Ianeselli, del centrosinistra. A Bolzano, dopo i due mandati consecutivi di Renzo Caramaschi, di centrosinistra, non più ricandidabile, si prospetta invece una competizione più incerta tra le due principali coalizioni, e sarà verosimilmente decisivo il ruolo degli autonomisti della Südtiroler Volkspartei (Svp) al ballottaggio.
A Trento, dove i votanti sono 102mila, ci sono sei candidati. Qui il centrosinistra governa ininterrottamente dal 1990, e Ianeselli punta a essere il quarto sindaco progressista consecutivo a ottenere un secondo mandato (dopo che, prima di lui, ci erano riusciti Alessandro Andreatta, Alberto Pacher e Lorenzo Dellai). Tridentino di Povo, una delle colline che circondano la città, classe 1978, Ianeselli è un sindacalista di lungo corso, e nel 2020 era segretario generale della CGIL del Trentino quando accettò di guidare un’ampia coalizione di centrosinistra: vinse agilmente al primo turno, con quasi il 55 per cento dei voti.
A sostenere la sua riconferma c’è un’ampia coalizione, all’interno della quale il PD è il partito principale. In tutto le liste sono sei, tra cui quella di Alleanza Verdi e Sinistra e quella dei riformisti di centro (+Europa, Italia Viva e Azione), che si chiama Sì Trento. Non ne fa parte invece il Movimento 5 Stelle, che in Trentino è tradizionalmente piuttosto ostile al PD, e che sostiene Giulia Bortolotti, insieme a Rifondazione Comunista e al partito Onda, fondato dall’ex del Movimento 5 Stelle Filippo Degasperi.
Il centrodestra è invece arrivato diviso a queste elezioni. Dopo lunghi confronti è stata scelta come candidata Ilaria Goio, 51enne imprenditrice di Trento che, dopo un impegno come ricercatrice universitaria, ha proseguito la tradizione famigliare nel campo della ristorazione e ora gestisce, tra l’altro, un bar in uno dei principali centri commerciali della città. Il suo nome è stato proposto, in particolare, da Fratelli d’Italia, e la decisione ha generato un certo malcontento soprattutto nella Lega, esasperando tensioni e divergenze che sono già notevoli per via dei rapporti molto complicati tra i due partiti nel Consiglio e nella giunta provinciali. Non a caso, gli esponenti della “Lista Fugatti”, quella che sostiene il presidente leghista della provincia Maurizio Fugatti, e soprattutto gli autonomisti del Patt, il Partito autonomista trentino tirolese che ha un importante radicamento nel territorio, dopo alcuni tentennamenti hanno infine deciso di appoggiare un altro candidato, Andrea Demarchi. Il fatto che la coalizione di centrodestra che compone la maggioranza in provincia si presenti divisa è un notevole vantaggio per Ianeselli.
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Il dibattito elettorale ha riguardato per lo più il problema della sicurezza, molto sentito in città, alimentato peraltro dalla proposta avanzata dalla Lega di aprire un Centro di permanenza per il rimpatrio dei migranti (CPR) in provincia. Si è discusso molto, poi, della gestione dei rifiuti e della futura apertura di un termovalorizzatore non lontano dal centro di Trento, e degli sviluppi dei lavori del cosiddetto bypass ferroviario, un imponente progetto finalizzato a realizzare una tratta alternativa per il trasporto delle merci su rotaia che eviti di utilizzare la linea storica che attraversa la città.
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Anche a Bolzano, dove i votanti sono poco meno di 82mila, si presentano 6 candidati: e anche in questo caso la sfida più rilevante, quella tra centrodestra e centrosinistra, risente in modo significativo delle scelte del partito autonomista locale. Dopo i due mandati consecutivi di Caramaschi, la coalizione progressista che lo sosteneva ha scelto come suo possibile successore Juri Andriollo, avvocato bolzanino 49enne proposto in particolare dal PD, attuale assessore comunale allo Sport e alle Politiche sociali. Da questa scelta, maturata dopo un complicato dibattito nel centrosinistra, si sono dissociati però sia il M5S, sia il Team K, partito bolzanino fondato da ex membri del M5S: il primo candida Simonetta Lucchi con Rifondazione Comunista, il secondo Matthias Cologna.
Il centrodestra invece si presenta compatto intorno a Claudio Corrarati, imprenditore 57enne piuttosto noto in città per essere stato a lungo presidente provinciale della CNA (la Confederazione degli artigiani e delle piccole e medie imprese).
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In vista di un probabile secondo turno sarà decisivo il ruolo dell’Svp, il partito autonomista che gode di grandi consensi in città. Alle scorse comunali, nel 2020, risultò il primo partito col 14,8 per cento dei voti, e il suo sostegno a Caramaschi nel secondo turno risultò fondamentale per la vittoria del centrosinistra. Dopo quasi dieci anni in cui ha stabilmente collaborato con la giunta comunale progressista, però, l’Svp negli ultimi tempi ha cambiato indirizzo, anche per provare a reagire a una crescente crisi di consensi: si è allontanato sempre più dal centrosinistra, anche a costo di rinnegare una parte della sua storia, e ha stretto un’alleanza abbastanza strutturale con la destra. In provincia l’Svp è a capo della maggioranza conservatrice che sostiene il presidente Arno Kompatscher.



