Il cardinale accusato di pedofilia che sta partecipando agli eventi prima del conclave
Papa Francesco aveva imposto vari divieti a Juan Luis Cipriani Thorne, anche di indossare gli abiti da cardinale, ma lui lo fa lo stesso

In questi giorni che precedono l’inizio del conclave c’è un caso di cui si stanno occupando i giornali, e in particolare il quotidiano spagnolo El País che segue la questione da mesi: è la presenza in Vaticano di Juan Luis Cipriani Thorne, arcivescovo emerito di Lima, in Perù, contro il quale papa Francesco aveva preso una serie di provvedimenti ritenendo fondate alcune accuse di abuso su un minore mosse nei suoi confronti.
Le sanzioni del papa prevedevano, tra le altre cose, che Cipriani non potesse indossare le insegne cardinalizie, non potesse fare dichiarazioni pubbliche o partecipare a un futuro conclave. Se quest’ultima possibilità non costituisce oggi un problema per limiti di età (Cipriani ha 81 anni e non può pertanto essere un elettore), il cardinale ha comunque visitato la cappella funebre del papa a San Pietro così come la sua tomba insieme agli altri cardinali e, sempre vestito da cardinale, sta partecipando alle congregazioni generali, cioè alle importanti riunioni dei cardinali che si tengono prima del loro ingresso nella Cappella Sistina per eleggere il nuovo papa. La sua situazione ha sollevato molte lamentele e critiche, e finora il Vaticano ha dato poche spiegazioni.
Juan Luis Cipriani Thorne fa parte fin dagli anni sessanta dell’Opus Dei, una delle organizzazioni più influenti e conservatrici della Chiesa cattolica. Fu nominato cardinale da Giovanni Paolo II nel 2001 diventando ben presto il più potente esponente del clero peruviano e uno dei leader della destra cattolica latinoamericana.
Di lui si cominciò a parlare con insistenza lo scorso gennaio quando El País, che da qualche anno ha avviato un’indagine sulla pedofilia nella Chiesa, raccontò che nel 2018 un uomo scrisse una lettera a papa Francesco denunciando di aver subito abusi sessuali da Cipriani all’inizio degli anni Ottanta, quando aveva tra i 16 e i 17 anni.
Gli abusi, secondo quanto raccontato da questa persona, erano avvenuti in un centro per studenti dell’Opus Dei a Lima, durante le confessioni: «Mi confessavo con lui ogni settimana o ogni quindici giorni per oltre un anno. Erano confessioni molto difficili. Mi rimproverava duramente per i miei fallimenti negli studi o per il mio comportamento. Arrivavo al punto di sentirmi molto male e a volte piangevo. Mi inginocchiavo davanti a lui, tra le sue gambe, e quando mi aveva completamente distrutto emotivamente, mi abbracciava. Erano abbracci lunghi e imbarazzanti. Poi dagli abbracci passò alle carezze sulla schiena, mi infilava la mano sotto la maglietta. Poi cominciò a infilare la mano più giù, e a toccarmi le natiche».
L’uomo ha raccontato che questi episodi erano ripetuti e che poi Cipriani iniziò anche a baciarlo, durante la confessione: «Baci sul viso, in rapida successione. Mi teneva stretto al suo corpo (…) Quando i baci iniziarono ad avvicinarsi agli angoli della mia bocca, lo respinsi immediatamente». Fu l’ultima volta che si confessò con Cipriani.
Saputo quanto accaduto papa Francesco avviò delle indagini interne tramite una persona di fiducia. E dopo qualche mese approfittò del fatto che il cardinale Cipriani si sarebbe dovuto dimettere a breve per raggiunti limiti di età. Quando nel gennaio del 2019, compiuti 75 anni, Cipriani presentò la propria rinuncia come arcivescovo metropolita di Lima papa Francesco decise dunque di accettarle immediatamente nonostante, prima di accettare una rinuncia, sia prassi attendere qualche anno a meno che la persona coinvolta non abbia problemi di salute o altri gravi impedimenti.
Il papa decise anche di approvare una serie di misure disciplinari contro il cardinale Cipriani relative alla sua attività pubblica, al luogo di residenza e all’uso delle insegne. Nel 2019, spiega El País, Cipriani fu dunque costretto a lasciare il Perù (vivendo da lì in poi tra Roma e Madrid), a non indossare abiti e simboli cardinalizi, a non rilasciare dichiarazioni pubbliche e a non partecipare a un eventuale conclave. Al tempo, scrive El País, Cipriani si difese dalle accuse dichiarandosi innocente, dicendo che l’uomo che l’aveva accusato aveva problemi di salute mentale e che aveva frainteso. Comunque accettò i provvedimenti.
– Leggi anche: L’importanza del rapporto sugli abusi sessuali nella diocesi di Bolzano-Bressanone
Nella sua inchiesta su Cipriani El País ha scoperto che l’uomo che l’ha accusato aveva già raccontato quanto gli era successo ai vertici dell’Opus Dei. L’Opus Dei sostiene ancora oggi di non aver mai saputo nulla di quanto accaduto. Il quotidiano ha scoperto che nel 2018 Cipriani, le persone a lui vicine e molti membri dell’Opus Dei iniziarono a fare pesanti pressioni sull’uomo che aveva inviato la lettera di denuncia al papa, per cercare di farlo ritrattare. El País ha letto più di 60 pagine di messaggi telefonici e mail inviate tra il 2018 e il 2022 contenenti insulti e minacce di vario tipo: lo si avverte che il suo nome sarebbe stato reso pubblico, che lui sarebbe diventato “un emarginato” o che avrebbe dovuto riflettere molto bene sul male che sarebbe ricaduto su di lui e sulla sua famiglia.
El País ha scoperto anche che non era la prima volta che venivano mosse delle accuse di abuso sessuale a Cipriani, ma che nessuna di queste aveva avuto un seguito. Il quotidiano ha poi raccontato che Cipriani era una figura controversa anche per altri motivi. Aveva avuto legami di amicizia con il dittatore del Perù Alberto Fujimori e di quel regime era stato un fedele alleato contribuendo a minimizzarne violenze e violazioni dei diritti umani. Di questo fu accusato pubblicamente nel 2002 e nel 2011 anche dallo scrittore Mario Vargas Llosa.
Negli ultimi anni, poi, Cipriani è stato coinvolto nel caso che ha avuto a che fare con Sodalizio di Vita Cristiana, conosciuto semplicemente come “Sodalicio”, potente gruppo cattolico ultraconservatore sciolto poche settimane fa proprio da papa Francesco in seguito a numerose accuse di maltrattamenti, abusi sessuali e corruzione mosse da alcuni loro ex membri. Cipriani ebbe un ruolo in tutto questo ignorando le prime vittime che denunciarono gli abusi all’arcidiocesi di Lima nel 2011.

Cipriani Thorne con papa Benedetto XVI nel 2011 (L’OSSERVATORE ROMANO – Servizio Fotografico – photo@ossrom.va)
Di Cipriani si è riparlato all’inizio di quest’anno anche perché ha disobbedito platealmente alle misure disciplinari disposte dal papa nei suoi confronti nel 2019 tornando in Perù per ricevere un riconoscimento pubblico dal sindaco di Lima, Rafael López Aliaga, anche lui membro dell’Opus Dei. Ora Cipriani si trova a Roma e sta partecipando alle riunioni che precedono il conclave. Sul fatto che stia infrangendo le disposizioni del papa il Vaticano è stato però molto vago.
Negli ultimi giorni il responsabile della sala stampa vaticana, Matteo Bruni, ha dovuto rispondere a numerose domande dei giornalisti sull’argomento. Ha prima spiegato che non è chiaro se Cipriani stia disobbedendo o meno al precetto imposto dal papa, perché le informazioni disponibili e rese pubbliche a gennaio dopo l’inchiesta di El País confermano le sanzioni, ma «non entrano nei dettagli» delle stesse. Quando gli è stato chiesto di chiarire questi dettagli, lui ha risposto che al momento non c’erano altre informazioni e ha aggiunto che tutti i cardinali hanno comunque il diritto di partecipare alle congregazioni generali.
Dopo la morte di papa Francesco, e con la sede vacante, l’autorità per agire contro Cipriani, se necessario, spetta al decano dei cardinali, Giovanni Battista Re, e al camerlengo, Kevin Farrell, i due che si sono occupati anche del caso Becciu. Ma la sala stampa vaticana non ha spiegato se ci si stia effettivamente occupando della questione né se qualcuno l’abbia sollevata durante le discussioni delle congregazioni generali. L’ultima risposta di Bruni su Cipriani è stata questa: «Il caso è noto. Se non sono state adottate delle scelte su questo tema ognuno tiri le sue conclusioni».
Hans Zollner, uno degli esperti nominati da papa Francesco per occuparsi del problema della pedofilia nella Chiesa, ha criticato questo silenzio e questa inerzia: «Non conosco le sanzioni, ma se esistono e se lui le sta disobbedendo, insisto sul fatto che i cardinali debbano intervenire, altrimenti significa che c’è un problema con l’applicazione delle sanzioni e con la credibilità delle sanzioni stesse».
Diverse associazioni e organizzazioni che si occupano di pedofilia e abusi nella Chiesa, come Bishop Accountability, hanno detto che «la presenza di un cardinale con accuse credibili negli importanti incontri pre-conclave di questa settimana mette in luce la discrepanza tra le parole e le azioni della Chiesa in materia di abusi».
Il caso e il fatto che non ci sia una posizione sulla questione stanno poi creando diverse preoccupazioni sul peso che verrà dato al contrasto alla pedofilia nella scelta del nuovo pontefice. La situazione di Cipriani e altre non fanno ben sperare. Il cardinale statunitense Roger Mahony, ex arcivescovo di Los Angeles riconosciuto colpevole di aver insabbiato 129 casi pedofilia da parte di sacerdoti, era tra i nove cardinali incaricati di celebrare il rito di chiusura della bara di papa Francesco. Ha comunque 89 anni e quindi non voterà al conclave.



