Il caso del reporter svedese condannato in Turchia
Arrestato durante le proteste di marzo, Joakim Medin è stato giudicato colpevole di aver insultato Erdogan e verrà processato anche per terrorismo

Mercoledì un tribunale di Istanbul ha condannato a 11 mesi di carcere il reporter svedese Joakim Medin, arrestato a fine marzo durante le grandi proteste antigovernative in Turchia. Medin è un corrispondente del quotidiano Dagens ETC ed è stato giudicato colpevole di aver insultato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. La pena è stata sospesa, e questo vuol dire che non dovrà scontarla: ciononostante resterà in carcere in vista di un altro processo in cui è accusato di terrorismo, e per cui rischia fino a nove anni.
Medin ha quarant’anni e lavora come freelance. Secondo la procura turca, nel gennaio del 2023 aveva partecipato a una protesta a Stoccolma in favore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), l’organizzazione politica e paramilitare curda che da più di quarant’anni combatte una guerra contro lo stato turco per ottenere l’autonomia politica e sociale del proprio popolo in Turchia. Nella protesta alcuni manifestanti avevano mostrato un fantoccio con la faccia di Erdogan, che in seguito era riemerso con una bandiera LGBTQ+ su un carro di attivisti curdi durante il Pride di Stoccolma.
Quel fantoccio era stato usato per illustrare alcuni articoli di Medin pubblicati online. Secondo l’accusa era offensivo nei confronti di Erdogan, che da quando è al governo ha progressivamente eroso le libertà di stampa e di espressione, e ha cominciato a reprimere duramente il dissenso.

Joakim Medin durante un evento a Göteborg nel 2016 (Agatefilm, CC BY-SA 4.0 via Wikimedia Commons)
Per queste ragioni Medin era arrestato lo scorso 27 marzo all’aeroporto di Istanbul, dove era appena arrivato per seguire le grandi proteste contro l’arresto del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, ampiamente considerato un tentativo di ostacolare la sua candidatura alle elezioni presidenziali del 2028. Oltre a essere accusato di aver insultato Erdogan, era stato incriminato con l’accusa di far parte di «un’organizzazione armata di terroristi» e di «diffondere propaganda terrorista».
In collegamento dal carcere di massima sicurezza in cui è detenuto a Istanbul, mercoledì Medin ha detto di non aver avuto accesso ai documenti contro di lui dell’accusa; ha inoltre spiegato che il giorno della protesta a Stoccolma non si trovava nemmeno in Svezia, ma era in Germania per lavoro. Durante l’udienza ha detto di non aver insultato Erdogan, che l’articolo contestato gli era stato assegnato e che la foto con cui illustrarlo era stata scelta dai responsabili del giornale. «Stavo solo facendo il mio lavoro», ha detto, negando ogni accusa.
Secondo la Media and Law Studies Association, la non profit turca che si occupa di diritti civili e che lo sta sostenendo, mercoledì dopo la lettura della sentenza il giudice di Istanbul aveva ordinato la sua liberazione. Dal momento che è coinvolto nel processo per terrorismo, tuttavia, Medin resterà in carcere. La data di inizio del processo non è ancora nota.
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