• Mondo
  • Sabato 26 aprile 2025

Trump si sta facendo sentire anche sul turismo, in negativo

Sempre più turisti europei e non solo rinunciano a fare viaggi negli Stati Uniti

L'aeroporto di Chicago
L'aeroporto di Chicago (AP Photo/Nam Y. Huh)
Caricamento player

A marzo le persone entrate negli Stati Uniti con un visto turistico sono diminuite di quasi il 12 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ed è probabile che questa tendenza continui anche nei prossimi mesi. È il primo calo rilevante dalla fine della pandemia di Covid-19, quando quasi tutti i viaggi erano stati sospesi, e potrebbe portare a perdite economiche rilevanti.

La diminuzione è dovuta a vari fattori, tutti più o meno riconducibili al presidente Donald Trump e alle nuove regole che la sua amministrazione ha imposto alle frontiere. Nelle ultime settimane ci sono stati casi di turisti arrestati mentre provavano a entrare regolarmente negli Stati Uniti e diversi paesi hanno invitato i loro cittadini ad avere maggiori prudenze del solito se diretti verso gli Stati Uniti. In generale le politiche aggressive e minacciose di Trump stanno avendo un impatto negativo sul turismo, e stanno promuovendo l’idea che gli Stati Uniti non siano più un paese necessariamente accogliente e “sicuro” per viaggiare.

Secondo i dati del governo statunitense, a marzo gli arrivi dall’Europa occidentale sono scesi del 17,2 per cento rispetto allo stesso periodo del 2024, quelli dal Sudamerica del 10,4 per cento e dall’America Centrale di quasi il 24 per cento. I dati non sono perfettamente confrontabili: va considerato che l’anno scorso Pasqua era a fine marzo, cosa che aveva favorito gli arrivi.

I turisti italiani sono diminuiti del 3,4 per cento: è un dato negativo ma comunque ben lontano da quello di altri paesi europei, come la Francia (-8 per cento) o la Spagna (-24,6 per cento). Carmen Ruggiero, responsabile del settore Stati Uniti per l’agenzia di viaggi Go World, dice che l’interesse è iniziato a calare subito dopo l’elezione di Trump: al momento le prenotazioni sono inferiori alla media di circa il 30 per cento. «Di solito tra febbraio e marzo riceviamo molte richieste per l’estate, ora c’è stato un grosso calo», dice.

Anche Federico Giacomelli, dell’agenzia Xplore America, dice che «il calo è stato abbastanza forte, soprattutto ad aprile». Molte prenotazioni erano già state fatte prima dell’insediamento di Trump, ma «l’anno continuerà non benissimo». Stefania Pinto, presidente di Viaggiare in USA (un’altra agenzia specializzata in viaggi negli Stati Uniti), dice di non aver notato un calo di interesse verso il paese, ma l’aumento «delle discussioni politiche sui social, spesso polarizzate tra opinioni favorevoli o contrarie a Trump» potrebbe comunque «aver influenzato gli indecisi». Un fattore a favore delle partenze è il valore del dollaro, che è sceso nelle ultime settimane rendendo un po’ più conveniente andare lì per le persone che usano gli euro.

Turisti su un bus a Los Angeles (AP Photo/Jae C. Hong)

– Ascolta Globo: Stati Uniti e Cina «fino alla fine», con Alicia García Herrero

Vari paesi europei hanno aggiornato le loro indicazioni sui viaggi negli Stati Uniti, per raccomandare ai turisti di essere più prudenti: a marzo per esempio il ministero degli Esteri tedesco ha chiarito che avere l’ESTA non garantisce la possibilità di entrare nel paese. L’ESTA è un’autorizzazione che permette ai cittadini di 43 paesi, tra cui molti europei (compresi Germania e Italia), di entrare negli Stati Uniti e rimanerci per un massimo di 90 giorni, senza bisogno di un visto.

Negli ultimi mesi almeno tre cittadini tedeschi sono stati arrestati mentre cercavano di entrare regolarmente negli Stati Uniti.

Uno è Lucas Sielaff: lo scorso febbraio si trovava a Las Vegas, dove vive la sua fidanzata e dove era arrivato con un ESTA. I due erano andati in Messico per qualche giorno in auto, ma quando avevano provato a riattraversare il confine per tornare negli Stati Uniti erano stati fermati dagli agenti di frontiera. Sielaff è stato arrestato, perquisito e poi portato in un centro di detenzione a San Diego, in California. Dopo circa tre settimane gli agenti gli hanno permesso di andarsene comprando autonomamente un biglietto aereo per la Germania, che ha pagato più di 2.400 euro. La sua fidanzata, Lennon Tyler, ha detto che intende fare causa al governo statunitense.

Un’altra turista tedesca arrestata è Jessica Brösche: era stata fermata sul confine con il Messico lo scorso 25 gennaio, aveva passato 45 giorni in una cella di isolamento ed era poi tornata in Germania l’11 marzo. Il terzo è Fabian Schmidt, che ha la green card, un permesso di soggiorno permanente, e vive negli Stati Uniti dal 2007: a marzo era stato arrestato all’aeroporto di Boston e portato in un carcere del Rhode Island.

Cose simili sono successe anche a cittadini di altri paesi europei: per esempio una donna britannica che dagli Stati Uniti stava andando in Canada è stata fermata, ammanettata e ha passato 19 giorni in un centro detentivo.

Questi casi, e vari altri simili, hanno contribuito a creare un clima di incertezza e timore tra i turisti europei, per i quali normalmente entrare negli Stati Uniti è piuttosto semplice. Oltre all’ESTA, ottenibile compilando un modulo online, all’arrivo in aeroporto bisogna rispondere ad alcune domande fatte dagli agenti che controllano visti e passaporti. Molto spesso è una procedura formale, svolta in modo poco scrupoloso e con domande di routine.

Bisogna ricordare comunque che i vari casi di persone arrestate, per quanto gravi, rappresentano una frazione minima del totale degli ingressi negli Stati Uniti. Per ora l’amministrazione Trump non ha annunciato misure più stringenti per i turisti, l’ESTA è ancora valido e nella grande maggioranza dei casi permette di entrare senza problemi.

Agenti dell’Immigration and Customs Enforcement, l’agenzia federale che si occupa di far rispettare le leggi sull’immigrazione, in Maryland (AP Photo/Alex Brandon)

I dati sugli ingressi turistici forniti dal governo statunitense (quelli riportati sopra, per esempio il -12 per cento a marzo) non includono gli ingressi da Canada e Messico, che per ovvie ragioni pesano parecchio sui flussi turistici degli Stati Uniti. Anche qui però c’è una tendenza negativa: secondo il governo canadese, a marzo i turisti entrati in auto dal Canada sono diminuiti di quasi un terzo.

Non è sorprendente. Trump adotta da mesi una retorica molto aggressiva verso il Canada: dice di voler annettere il paese e trasformarlo nel 51esimo stato statunitense (una proposta assurda e irrealizzabile), e ha più volte definito l’ex primo ministro Justin Trudeau un “governatore”, alludendo al fatto che sia già in qualche modo assoggettato agli Stati Uniti.

In risposta, in Canada ci sono state varie proteste e boicottaggi contro gli Stati Uniti: i supermercati invitano a comprare prodotti locali, e Trudeau stesso chiese ai cittadini di «cambiare i piani per le vacanze estive», per stare in Canada e aiutare il settore nazionale del turismo. A fine marzo una donna canadese con un visto lavorativo è stata arrestata negli Stati Uniti e rilasciata 11 giorni dopo.

Visitatori al Summit One Vanderbilt, a New York, a settembre del 2024 (Alexi Rosenfeld/Getty Images)

Anche la Cina ha chiesto ai cittadini di essere prudenti se decidono di visitare gli Stati Uniti, per via del «deterioramento delle relazioni economiche e commerciali» tra i due paesi. La Cina è il paese più colpito dalla guerra commerciale avviata da Trump, che ha imposto dazi del 145 per cento su tutte le importazioni cinesi: un valore esorbitante, che di fatto rende impossibili i commerci tra i due paesi.

Tourism Economics, una società specializzata nelle analisi di mercato per il settore del turismo, ha stimato che nel 2025 i turisti stranieri spenderanno 9 miliardi di dollari in meno negli Stati Uniti rispetto al 2024. Secondo la nota banca d’affari Goldman Sachs, la riduzione del turismo potrebbe causare perdite fino a 90 miliardi di dollari per gli operatori statunitensi del settore.