I cardinali considerati più papabili, letteralmente

Detto che nessuno sa davvero come andrà, tra quelli di cui si parla di più ci sono tre italiani, un progressista delle Filippine e due molto conservatori

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Già nelle ore successive alla morte di papa Francesco tutti i principali giornali italiani e internazionali hanno iniziato a chiedersi chi sarà il suo successore pubblicando liste dei cardinali più papabili, appunto: una parola usata in molti contesti ma che diventa letterale solo in questo. In teoria per la Chiesa cattolica qualunque maschio battezzato e celibe può essere eletto papa ed è quindi papabile: in pratica, il papa viene sempre scelto fra uno dei cardinali che compongono il conclave, l’assemblea incaricata di eleggere il nuovo papa.

Fra i nomi citati dai giornali ce ne sono 7 che si ritrovano praticamente sempre. Al momento sono loro quelli considerati favoriti per diventare papa, anche se ovviamente la votazione in conclave è sempre piuttosto difficile da pronosticare: la famosa storia per cui si entra papi e si esce cardinali, per l’appunto. Nel 2013, quando fu eletto Jorge Mario Bergoglio, il suo nome non era in praticamente nessuno degli elenchi che furono pubblicati nei giorni precedenti dai media. A questo giro poi prevedere l’esito del conclave sarà ancora più difficile: papa Francesco ha infatti nominato decine di cardinali da parti del mondo diverse che non si conoscono e quindi verosimilmente avranno qualche difficoltà a parlarsi e formare alleanze.

Non dovrà stupirvi più di tanto, insomma, se alla fine il cardinale eletto non sarà in questo elenco, né negli altri che vi capiterà di leggere. Ma intanto conoscere i candidati più considerati è utile per capire meglio che aria tira per il momento tra i cardinali che compongono il conclave, e quali sono gli attuali equilibri nella Chiesa cattolica.

Uno dei più citati in assoluto fra i cardinali papabili è l’attuale segretario di Stato del Vaticano, cioè una specie di ministro degli Esteri della Chiesa cattolica, Pietro Parolin. Ha 70 anni, è un noto e abile diplomatico e conosce perfettamente sia la struttura interna della Chiesa sia i principali leader mondiali. Secondo alcuni a suo favore gioca il fatto che il prossimo papa dovrà occuparsi parecchio di guerre e crisi internazionali, come ha fatto papa Francesco nell’ultima parte del suo mandato.

Pietro Parolin (AP Photo/Michael Sohn)

Parolin è considerato un centrista e non appartiene a nessuna fazione particolare o ordine religioso: in passato si è espresso con grande durezza sulle persone omosessuali – nel 2015 definì «una sconfitta per l’umanità» il referendum con cui in Irlanda furono legalizzati i matrimoni gay – ma è sembrato più aperto sul celibato dei sacerdoti, un’altra enorme questione che la Chiesa dovrà affrontare nei prossimi anni. Parolin ha una frazione del carisma di papa Francesco ed è italiano: non è ancora chiaro se questi due elementi possano essere un vantaggio o uno svantaggio.

Fra i cardinali papabili ce ne sono altri due italiani, più vicini al mondo progressista: il patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa e Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e attuale presidente della CEI, l’assemblea dei vescovi italiani.

Pizzaballa ha 60 anni e ha passato gli ultimi trenta a Gerusalemme, dove è il rispettatissimo leader della Chiesa cattolica locale. Negli ultimi tempi aveva rafforzato il suo legame con papa Francesco e guadagnato una certa notorietà internazionale quando aveva proposto a Hamas di prendere lui in ostaggio al posto delle più di cento persone rapite durante l’attentato del 7 ottobre 2023 in territorio israeliano. Pizzaballa però è praticamente sconosciuto all’interno della Chiesa e inoltre è un frate francescano, un ordine che negli anni (o meglio, nei secoli) si è attirato una certa antipatia da altri pezzi della Chiesa.

Pierbattista Pizzaballa (AP Photo/Matias Delacroix)

Zuppi è decisamente più noto all’interno della Chiesa per il suo incarico nella CEI. È anche più vicino di Pizzaballa al mondo progressista anche al di fuori della Chiesa, e negli anni ha coltivato un’immagine da prete “di strada”: a Bologna è noto per girare sempre in bicicletta, anche contromano, e per le sue attenzioni ai migranti. Da capo della CEI ha commissionato un rapporto sugli abusi compiuti dai sacerdoti in Italia, ritenuto però vago e poco ambizioso.

Matteo Zuppi (AP Photo/Alexander Zemlianichenko)

Dalla fazione progressista viene anche Luis Antonio Tagle, 67enne cardinale delle Filippine, un paese a stragrande maggioranza cattolica. È probabilmente il più a sinistra fra i cardinali papabili, anche se nel 2012 fu nominato cardinale da Benedetto XVI, che apparteneva alla corrente dei conservatori.

Luis Antonio Tagle (Eric Vandeville/ABACA/Ansa)

Tagle ha spesso criticato duramente le posizioni rigide e conservatrici della Chiesa nei confronti delle persone omosessuali e divorziate, e negli ultimi giorni è diventato virale un video del 2008 in cui parla con grande severità del capitalismo durante un evento pubblico. Non è chiaro se possa essere considerato troppo di sinistra oppure un degno successore di papa Francesco: anche lui peraltro viene da una regione che non ha mai espresso un papa, cioè il sud-est asiatico.

Fra i conservatori invece i due cardinali di cui si parla di più sono Fridolin Ambongo Besungu, 65 anni della Repubblica Democratica del Congo, e il 72enne ungherese Peter Erdo.

Ambongo è una delle figure più potenti della Chiesa cattolica in Africa; è arcivescovo di Kinshasa, la capitale della RDC, ma anche presidente del Simposio delle conferenze episcopali di Africa e Madagascar, cioè l’assemblea dei vescovi africani. Negli anni scorsi si è molto avvicinato a papa Francesco, nonostante le sue posizioni conservatrici: era membro del Consiglio dei cardinali, un’assemblea informale di 9 cardinali che il papa consultava sulle questioni più rilevanti di cui doveva occuparsi. Nel 2023 Ambongo fu uno dei cardinali più in vista a opporsi alla decisione di papa Francesco di poter benedire le coppie dello stesso sesso.

Fridolin Ambongo Besungu (Eric Vandeville/ABACA/ANSA)

Erdo invece è da tempo uno dei candidati più spendibili dell’ala conservatrice: fu nominato cardinale da Giovanni Paolo II nel 2002, quando aveva appena 50 anni, ma col tempo ha costruito legami anche con le chiese sudamericane e africane, e ha sempre evitato di criticare in pubblico le posizioni più progressiste di papa Francesco. È piuttosto plausibile però che abbia un’idea di Chiesa molto diversa dalla sua: nel 2015 impose alla Chiesa ungherese di non ospitare le centinaia di migliaia di richiedenti asilo che stavano attraversando la cosiddetta “rotta balcanica” sostenendo che farlo sarebbe equivalso a diventare trafficanti di esseri umani.

Peter Erdo (AP Photo/Denes Erdos)

Già nel 2013 Erdo era considerato uno dei candidati favoriti a diventare papa, sia per le sue abilità diplomatiche sia per la sua grande versatilità nelle lingue: parla o capisce l’inglese, il francese, il tedesco, lo spagnolo, l’italiano e il russo, oltre ovviamente all’ungherese.

Fra i potenziali candidati di compromesso fra le varie fazioni della Chiesa il più citato è Jean-Marc Aveline, l’arcivescovo di Marsiglia. Ha 66 anni, era considerato molto vicino a papa Francesco – che nel 2023 convinse a tenere proprio a Marsiglia un convegno sul Mediterraneo e i migranti – ma più a destra di lui sui diritti civili e i riti tradizionali, come per esempio la messa recitata in latino.

Jean-Marc Aveline (AP Photo/Andrew Medichini)