L’asilo di Palermo che non si riesce a costruire
Allo Sperone, uno dei quartieri più complicati della città, ce ne sarebbe un gran bisogno, ma il cantiere subisce da mesi furti e sabotaggi

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A Palermo sono fermi da oltre tre mesi i lavori per la costruzione di un asilo nido allo Sperone, uno dei quartieri più complicati della periferia della città, in cui la scuola ha assunto un ruolo fondamentale nel contrasto alla criminalità organizzata. Il progetto dell’asilo esiste da decenni, ma ora è stato finanziato coi fondi europei del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e andrebbe quindi costruito in tempi definiti, entro febbraio del 2026: ma il cantiere è fermo dallo scorso novembre per via di costanti sabotaggi, tra furti di materiali, danneggiamenti e tentativi di estorsione alla ditta che deve costruirlo.
Nel frattempo, nel cantiere, la cittadinanza ha organizzato proteste e flash mob chiedendo un intervento dello Stato per metterlo in sicurezza e assicurare la costruzione dell’asilo.
L’ultimo sviluppo della vicenda riguarda una denuncia per presunti tentativi di estorsione presentata dai titolari della ditta che dovrebbe costruire l’asilo: i titolari sono già stati convocati dalla prefettura di Palermo per i relativi accertamenti. Nel frattempo, nelle scorse settimane, dal cantiere sono stati rubati gli impianti di videosorveglianza e i lavori sono fermi perché è impossibile proseguirli in sicurezza. Sui furti e sulle denunce sono in corso indagini per individuare i responsabili e gli eventuali legami con la criminalità organizzata, che controlla quella zona attraverso una fitta attività di traffico di droga, alimentata e nutrita proprio dal suo abbandono.
Il cantiere dell’asilo da costruire si trova in via XXVII Maggio, nella periferia sud orientale di Palermo. In generale la situazione nella periferia della città è complicata, ma allo Sperone è critica: la criminalità organizzata ha preso il possesso di interi palazzi e li ha resi inaccessibili chiudendoli con cancelli e grate di ferro, al punto che un’area del quartiere è ormai nota come “i cancelli”: in quella zona si spaccia a qualsiasi ora, liberamente, e la zona è sostanzialmente abbandonata dalle istituzioni.
In questo contesto ha assunto un’importanza fondamentale la scuola. Lo ha dimostrato soprattutto l’esperienza dell’istituto comprensivo Sperone-Pertini, che è diventata per molti una reale alternativa allo spaccio e alla criminalità. È successo soprattutto da quando è diventata preside Antonella Di Bartolo: quando arrivò, tredici anni fa, il tasso di dispersione scolastica era del 27,3 per cento e la scuola era priva di attrezzatura e anche di insegnanti, dato che la maggior parte di quelli che ci lavoravano chiedevano il trasferimento dopo pochi mesi. Oggi il tasso di dispersione scolastica è sceso all’1 per cento ed è capitato anche che una famiglia che non abita allo Sperone chiedesse di iscrivere il figlio al Pertini, un fatto impensabile fino a pochi anni fa.
È proprio l’istituto comprensivo Sperone-Pertini che da anni è il principale promotore della riqualificazione della zona in cui dovrebbe essere costruito l’asilo: in quella zona vivono circa 3mila bambini con meno di 3 anni che potrebbero utilizzarlo.
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Un progetto per costruire un asilo in quel punto dello Sperone esiste già dagli anni Settanta: nel 1977, con questo obiettivo, il comune di Palermo prese possesso di un edificio che avrebbe dovuto essere ristrutturato e trasformato in asilo. L’iniziativa non ebbe mai seguito: l’edificio restò abbandonato, venne danneggiato e poi occupato, per poi venire colpito da un incendio nel 2014. L’edificio venne dichiarato non recuperabile e demolito nel 2019. Proprio in quell’anno venne formulato il nuovo progetto per costruire l’asilo: fu realizzato attraverso il “Lab Sperone Children”, una collaborazione tra l’Ordine degli architetti di Palermo, il comune e l’istituto Pertini.
Attualmente l’asilo di via XXVII Maggio dovrebbe essere costruito con un finanziamento di 762mila euro del PNRR. I lavori erano iniziati lo scorso agosto e in teoria dovrebbero concludersi entro 18 mesi, cioè entro febbraio del 2026, tra meno di un anno.
Da quando sono iniziati i lavori è successo di tutto: durante il giorno proseguivano i lavori, e le strutture venivano poi danneggiate e saccheggiate nel corso della notte. Oltre all’impianto di videosorveglianza sono stati rubati anche materiali da costruzione, e in un caso anche un bagno chimico per gli operai che lavoravano. Nel frattempo, per via di tutti questi problemi e dell’impossibilità di lavorare in sicurezza, alcuni operai si sono licenziati, e lo scorso novembre la ditta ha interrotto i lavori chiedendo al comune e alle forze dell’ordine maggiori tutele per procedere in sicurezza.
L’ultima manifestazione di protesta nel cantiere è stata organizzata il mese scorso, con un flash mob promosso dal collettivo Le Rosalie Ribelli in cui sono state posizionate una serie di bambole, simbolo dell’infanzia a cui sarebbe destinato l’asilo, in vari punti del cantiere incompiuto.
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