La prima università che ha respinto le richieste di Trump
Harvard non modificherà né i programmi né i criteri di ammissione e assunzione, e rischia di perdere finanziamenti per oltre 2 miliardi di dollari

L’Università di Harvard ha detto esplicitamente che non modificherà i propri programmi o le politiche di ammissione per rispondere a varie richieste dell’amministrazione del presidente statunitense Donald Trump: il governo ha detto che per questo sospenderà fondi federali per 2,2 miliardi di dollari. Con un post sul suo social network Truth Trump ha anche minacciato di revocarle le agevolazioni fiscali e di tassarla come «ente politico». Da mesi sta portando avanti una campagna per mettere pressione su varie università statunitensi, tra cui alcune molto prestigiose, per influenzare le loro attività e avvicinarle alla linea della sua amministrazione. Harvard è la prima a rifiutarsi di fare quanto richiesto.
Fra le altre cose l’amministrazione aveva chiesto ad Harvard, che ha sede a Boston, di modificare radicalmente le sue politiche di ammissione e assunzione e di condividere tutti i dati relativi a questi processi con il governo federale, comprese le informazioni dei candidati respinti. L’amministrazione chiedeva poi di rivedere i programmi accademici di varie facoltà attraverso l’assunzione di consulenti esterni approvati dal governo e di denunciare immediatamente alle autorità federali gli studenti stranieri che commettono violazioni.
In una lettera pubblicata sul sito dell’università il presidente di Harvard, Alan M. Garber, ha definito le richieste «senza precedenti» e ha scritto che nessun governo dovrebbe decidere cosa possono insegnare delle università private, aggiungendo che Harvard «non rinuncerà alla sua indipendenza né ai suoi diritti costituzionali».
È un notevole cambio di passo rispetto alle scelte prese recentemente da diverse università, fra cui Harvard stessa, che negli scorsi mesi aveva già apportato alcuni cambiamenti richiesti dal governo statunitense, attirandosi delle critiche: fra le altre cose aveva assunto dei consulenti con stretti legami con Trump e aveva licenziato alcuni importanti professori del Centro per gli Studi sul Medio Oriente.
Nelle ultime settimane il governo statunitense ha aumentato le sue richieste nei confronti di diverse prestigiose università, minacciandole di revocare loro i fondi. Trump ha detto che le richieste servivano a combattere quello che sostiene essere un problema di antisemitismo nelle università, dopo che l’anno scorso nei campus si erano tenute delle estese proteste contro l’invasione di Israele della Striscia di Gaza. A fine marzo la Columbia University di New York, su cui Trump si era particolarmente accanito, aveva ceduto alle richieste, suscitando preoccupazioni su come altre importanti università avrebbero potuto seguire il suo esempio.
Martedì alcune università canadesi, tra cui anche quella di Toronto, la più grande nel paese per numero di iscritti, hanno detto di aver registrato un aumento delle richieste di iscrizione, delle visite ai campus e in generale dell’interesse verso i loro atenei da parte di studenti provenienti Stati Uniti: all’University of British Columbia di Vancouver nei primi due mesi del 2025 hanno fatto richiesta di iscrizione più studenti che in tutto il 2024. L’università ha attribuito espressamente il maggior interesse alle recenti politiche dell’amministrazione Trump: per accogliere le richieste degli studenti che sperano di iniziare i corsi a settembre l’ateneo ha riaperto eccezionalmente le ammissioni.
Harvard è la più antica università degli Stati Uniti: fu fondata nel 1636 a Cambridge, in Massachusetts, sull’altra sponda del fiume Charles rispetto alla città di Boston. Oggi è ancora molto legata al suo passato e alla tradizione, ma la maggior parte degli studenti e dei professori ha idee progressiste. È una delle migliori università del mondo e nella sua storia è stata frequentata da otto presidenti statunitensi, decine di vincitori e vincitrici del premio Nobel e del premio Pulitzer e da molti di giudici della Corte Suprema statunitense, tra cui quattro dei nove attuali.
Proprio per il peso che ha Harvard nella società e nella cultura statunitense, il fatto che abbia deciso di opporsi alle richieste di Trump è una presa di posizione importante.
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