Ci sono infine delle linee guida sugli spazi per l’affettività in carcere
Un anno fa era stato dichiarato illegittimo il divieto di rapporti affettivi e sessuali, ma nel frattempo la situazione era rimasta molto confusa

Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (DAP), l’ente del ministero della Giustizia che si occupa di carceri, ha pubblicato delle linee guida per permettere alle persone detenute di esercitare il loro diritto all’affettività e alla sessualità.
Prevedono che i detenuti possano fare colloqui non supervisionati con coniugi, persone con cui sono uniti civilmente o conviventi stabili fino a prima dell’arresto una volta al mese, per una durata massima di due ore. Gli spazi per i colloqui andranno individuati all’interno delle singole carceri dai provveditorati regionali, gli organi periferici del DAP che si occupano delle carceri nelle varie regioni.
Non potranno fare colloqui intimi in carcere i detenuti al 41-bis, il cosiddetto “carcere duro”, il regime detentivo previsto per particolari tipi di reati associativi e incentrato proprio sull’isolamento del detenuto, e quelli al 14-bis, sottoposti cioè a sorveglianza particolare in quanto ritenuti violenti e pericolosi per la sicurezza.
Le linee guida erano attese: a gennaio del 2024 un’importante sentenza della Corte costituzionale aveva dichiarato illegittimo il divieto assoluto, fino ad allora in vigore, all’affettività (e quindi anche alla sessualità) in carcere: la norma di riferimento era quella che imponeva il controllo a vista sui detenuti durante i colloqui con i loro coniugi o conviventi.
In assenza di linee guida, dopo la sentenza della Corte la situazione era rimasta confusa e incerta, soprattutto per quanto riguarda l’individuazione di spazi idonei all’affettività in carcere: la Corte non aveva indicato in maniera chiara a chi spettasse il compito di allestirli.
C’era stato un tentativo di allestire spazi per i colloqui privati dei detenuti al carcere Due Palazzi di Padova, ma il governo aveva bloccato la sperimentazione sostenendo che la costruzione di spazi per l’affettività in carcere non fosse di competenza delle associazioni, come fino a quel momento era stato per numerosi progetti sui diritti delle persone detenute, ma del DAP, che avrebbe dovuto diffondere linee guida e protocolli uniformi a livello nazionale.
Venerdì infine è successo: le linee guida (consultabili qui) sono state trasmesse a tutti i dirigenti del DAP, ai provveditorati regionali e alle direzioni delle carceri. Le linee guida non contengono però un limite di tempo entro cui dovranno dotarsi di spazi per l’affettività in carcere.
Prevedono che nelle carceri siano allestiti spazi che consistono in una camera arredata con un letto e dei servizi igienici in cui sia impossibile chiudersi dall’interno: durante tutta la durata del colloquio la stanza andrà sorvegliata dall’esterno da un o una agente di polizia penitenziaria che dovrà ispezionare il locale prima e dopo l’incontro. La persona che incontra il detenuto o la detenuta in maniera non supervisionata dovrà firmare un consenso informato prima dell’incontro.
Sarà la direzione del singolo carcere, o in alcuni particolari casi il tribunale, ad accertare che la persona che il detenuto o la detenuta intende incontrare sia effettivamente un coniuge, una persona con cui è unito civilmente o con cui aveva una convivenza stabile. L’accertamento sarà automatico per detenuti e detenute che abbiano già ottenuto il permesso ai colloqui visivi o telefonici.
Oltre alle persone detenute nei regimi previsti dagli articoli 41-bis e 14-bis dell’ordinamento penitenziario, non potrà accedere ai colloqui nemmeno chi è sottoposto a regimi di isolamento sanitario e nemmeno chi ha commesso infrazioni disciplinari nei precedenti ultimi sei mesi e chi è stato trovato in possesso di sostanze stupefacenti, telefoni o quelli che il DAP definisce «oggetti atti a offendere», presumibilmente armi o oggetti contundenti non autorizzati.
Le linee guida dicono che nei casi in cui in un carcere le richieste di colloqui intimi siano superiori al numero di colloqui fattibili negli spazi che verranno individuati, cosa probabile, verrà data la priorità a detenuti e detenute che non beneficiano di permessi premio o comunque di misure che permettano di coltivare rapporti affettivi all’esterno del carcere, e poi a detenuti e detenute che devono scontare pene più lunghe o sono in carcere da più tempo.
Secondo dati del DAP aggiornati a dicembre del 2024, le linee guida appena diffuse si applicheranno a quasi 17mila detenuti (su circa 60mila totali). Sempre secondo il DAP, nel 2024 i detenuti che hanno effettuato colloqui con coniugi e conviventi sono stati 22.547.
Pur in assenza di linee guida, comunque, all’inizio del 2025 due carceri, quello di Parma e quello di Terni, avevano accordato i primi permessi per i colloqui non supervisionati di due detenuti con le rispettive partner. I permessi erano stati accordati dopo un reclamo presentato dai detenuti una volta ricevuto un diniego dal carcere a incontrarle, nonostante la sentenza della Corte costituzionale.



