I primi effetti della guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina
Sono diminuite le prenotazioni dei container e molti ordini sono stati cancellati: le conseguenze a lungo termine rischiano di essere enormi

La guerra commerciale in corso fra Stati Uniti e Cina, innescata dalla politica dei dazi di Donald Trump, avrà grosse conseguenze sulle economie dei due paesi e grandi ripercussioni sul resto del mondo. Prevedere se durerà è impossibile, ma per ora nessuna delle due parti sembra disposta a cedere per prima. A pochi giorni dal suo inizio, si vedono già i primi effetti: le spedizioni si sono ridotte, diversi ordini sono stati cancellati e alcune aziende hanno messo i dipendenti a riposo forzato.
Le economie di Cina e Stati Uniti sono fortemente interconnesse ma l’attuale livello dei dazi, se verrà mantenuto, è destinato a ridurre moltissimo gli scambi.
Ad oggi, dopo le ultime decisioni di una settimana convulsa, i dazi statunitensi sulle merci cinesi che entrano nel paese sono del 145%. Per fare un esempio, vuol dire che per ogni telefono dal valore di 200 dollari proveniente dalla Cina l’importatore deve pagarne complessivamente 490: 290 sono di diritti doganali, cioè di tasse incassate dagli Stati Uniti. In risposta la Cina aveva inizialmente deciso dazi sulle merci statunitensi dell’84%, e venerdì li ha aumentati al 125%: a questi se ne aggiungono altri del 10-15% su vari prodotti agricoli ed energetici.
Sono costi perlopiù insostenibili, che hanno portato a effetti immediati, condizionati anche dall’incertezza sulle possibilità di un accordo fra i due paesi.
Secondo i dati dell’agenzia specializzata Sonar Container Atlas, dalla fine di marzo le prenotazioni giornaliere di container sulle rotte fra Stati Uniti e Cina sono diminuite di un quarto rispetto allo stesso periodo del 2024. Operatori del settore segnalano che alcune spedizioni sono state interrotte, mentre altre merci sono depositate in magazzini statunitensi nei porti di arrivo, senza aver passato la dogana, in attesa di sviluppi.

Container e auto al porto sullo Yangtze di Nanchino (Chinatopix Via AP)
È presto per avere dati complessivi sul volume degli ordini, ma vari media americani hanno contattato aziende che producono in Cina o acquistano dalla Cina e tutte segnalano una immediata riduzione degli ordini, sospesi in attesa di sviluppi o cancellati. Ci sono casi di aziende cinesi che dipendono totalmente dagli acquisti statunitensi, o aziende statunitensi che vendono merci prodotte esclusivamente in Cina, che hanno licenziato o messo a riposo forzato i loro dipendenti.
Secondo quanto riferito da alcuni rivenditori online, Amazon avrebbe già ridotto o cancellato le proposte di alcuni venditori cinesi sul sito.
Nel 2024 Cina e Stati Uniti si sono scambiati beni per un valore totale di 582 miliardi di dollari: gli Stati Uniti hanno esportato beni per 143 miliardi, mentre la Cina ha esportato beni per 439 miliardi. Il deficit commerciale degli Stati Uniti, cioè la differenza tra ciò che un paese esporta e ciò che importa, è di circa 295 miliardi. Per gli Stati Uniti le importazioni dalla Cina sono il 13 per cento del totale, per la Cina le esportazioni negli Stati Uniti valgono il 15 per cento del totale: entrambi i dati sono calati negli ultimi anni, come risultato di una prima guerra commerciale iniziata durante il primo mandato di Trump.

Pubblicità all’aeroporto di Yiwu (AP Photo/Ng Han Guan)
Se la guerra commerciale dovesse continuare, gli effetti sarebbero molto più consistenti. Gli Stati Uniti comprano dalla Cina una enorme varietà di prodotti, fra cui elettronica, giocattoli e componenti industriali: interi settori commerciali statunitensi sono stati costruiti sulla possibilità di accedere a queste merci a bassi costi, merci che vengono spesso progettate, assemblate, rifinite, promosse con operazioni di marketing negli Stati Uniti. La produzione cinese è difficilmente sostituibile, a breve o medio termine: i dazi imporranno prima una riduzione del margine di guadagno delle aziende, poi causeranno un aumento dei prezzi per i consumatori, con aumento generale dell’inflazione. Alcune delle aziende potrebbero essere costrette a chiudere.
I dazi in ritorsione decisi dalla Cina colpiscono soprattutto il settore agricolo: per esempio la Cina è la principale destinazione della soia esportata dagli Stati Uniti. La guerra commerciale danneggerà soprattutto gli stati più agricoli, peraltro a forte maggioranza Repubblicana. La Cina mercoledì ha anche sconsigliato ai propri cittadini di viaggiare per turismo o studio negli Stati Uniti: gli effetti sul settore del turismo e dell’istruzione potrebbero essere rilevanti.

Coltivazioni di soia in Kentucky (AP Photo/Joshua A. Bickel)
Per la Cina sarà complesso trovare un mercato alternativo per le proprie merci. Da anni il governo centrale cerca senza troppo successo di aumentare la domanda e i consumi interni, per superare il modello economico di crescita basato sulla produzione di merci a basso costo per l’esportazione. Il surplus di merci non vendute negli Stati Uniti potrebbe finire a costi ancora più bassi su altri mercati, soprattutto quelli vicini del sudest asiatico, condizionandone l’economia e mettendo in crisi i loro settori industriali.
La banca d’affari Goldman Sachs stima che 10-20 milioni di cinesi lavorino alla produzione di beni destinati al mercato statunitense, mentre altre stime ritengono che la guerra commerciale possa causare una riduzione della crescita del PIL cinese dell’1,5-2%. L’economia cinese dopo la pandemia è in una fase di crescita più lenta, ma il regime ha comunque fissato l’obiettivo di una crescita annua del 5%. La già problematica disoccupazione giovanile potrebbe aumentare in caso di una crisi prolungata causata da una riduzione dei commerci.



