I posti più assurdi colpiti dai dazi di Trump
Ci sono delle isole australiane quasi o del tutto disabitate, e un atollo dove gli unici abitanti sono i militari statunitensi e britannici

Tra gli oltre 100 paesi colpiti dai dazi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump ci sono anche alcune piccole isole australiane quasi o del tutto disabitate. Non è chiaro se siano state inserite nella lista per un calcolo consapevole oppure soltanto in modo automatico, semplicemente perché fanno parte dei territori esterni dell’Australia (che rientra tra i paesi a cui l’amministrazione Trump ha imposto dazi del 10 per cento). La cosa però è risultata parecchio strana, sia agli occhi di chi amministra quei posti (dove un’amministrazione locale c’è), sia del primo ministro australiano Anthony Albanese, che ha commentato: «Nessun posto sulla Terra è salvo».
Tra questi territori ci sono per esempio l’isola Heard e le isole McDonald, dove i dazi sulle esportazioni negli Stati Uniti saranno del 10 per cento. Sono due isole vulcaniche disabitate, tra i posti più remoti sulla Terra. Si trovano nell’oceano Antartico e distano più di 4mila chilometri dalla città di Perth, sulla costa occidentale australiana. Per raggiungerle ci vogliono dieci giorni di navigazione, variabili in base alle condizioni meteo. Non ci abita nessuno e sono visitate soltanto saltuariamente a scopi di ricerca scientifica, soprattutto per via della loro fauna: gli animali più diffusi sono i pinguini. Ovviamente sull’isola non esistono attività economiche, e quindi nemmeno esportazioni.
Trump ha imposto dazi anche all’isola di Norfolk, che fa sempre parte dei territori esterni australiani. Si trova nell’oceano Pacifico, circa 1500 chilometri a est di Byron Bay, sulla costa orientale dell’Australia. A Norfolk abitano delle persone, anche se molto poche: ha una popolazione di circa 2mila abitanti, a cui l’amministrazione Trump ha imposto dazi del 29 per cento. Anche in questo caso non sono chiari i motivi dei dazi, né perché siano addirittura maggiori di quelli dell’Australia. Secondo l’amministratore locale dell’isola, George Plant, «non ci sono esportazioni note dall’isola di Norfolk verso gli Stati Uniti e non ci sono dazi o barriere commerciali di altro tipo sulle merci in arrivo all’isola di Norfolk». Anche se ci fossero, è difficile pensare che possano competere con un’economia delle dimensioni degli Stati Uniti.
Esistono in realtà dei dati su cui l’amministrazione Trump potrebbe essersi basata. Secondo la Banca mondiale, per esempio, nel 2022 gli Stati Uniti hanno importato merci per 1,4 milioni di dollari (quasi 1,3 milioni di euro) dalle isole disabitate di Heard e McDonald, classificati principalmente come «macchinari e apparecchiature elettroniche» (non è specificato di che tipo). Per quanto riguarda Norfolk, l’Observatory of economic complexity, una piattaforma che raccoglie dati sul commercio globale, dice che nel 2023 sarebbero partite esportazioni per 655mila dollari (quasi 600mila euro) verso gli Stati Uniti, principalmente di pellame per scarpe.
Non è chiaro con esattezza come siano stati calcolati questi numeri, ma i dati sul commercio globale possono contenere errori di vario tipo, derivati per esempio da sviste nella compilazione dei documenti di trasporto. Nel mondo ci sono almeno altre due Norfolk, per esempio: una città in Virginia, negli Stati Uniti, e una contea nel Regno Unito.
Un altro posto bizzarro a cui sono stati imposti i dazi statunitensi è il Territorio britannico dell’oceano Indiano, che fa parte dei territori britannici d’oltremare e si trova tra la Tanzania e l’Indonesia. Sono sei atolli dove gli unici abitanti sono praticamente solo i militari britannici e statunitensi stanziati nella base militare congiunta sull’isola Diego Garcia (la più grande dell’arcipelago delle isole Chagos, con una superficie di 30 chilometri quadrati). I dazi qui saranno del 10 per cento.



