Non c’erano così tanti casi di morbillo dal 1997
In Europa e Asia centrale i contagi sono raddoppiati in un anno, con grandi rischi per la salute non solo dei bambini

Nell’ultimo anno i casi di morbillo in Europa e nell’Asia centrale sono quasi raddoppiati e non se ne registravano così tanti dal 1997, secondo i dati diffusi a metà marzo dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). La maggiore circolazione della malattia è osservata con preoccupazione dagli esperti, sia per gli effetti sulla salute pubblica sia come indicatore della minore propensione alla vaccinazione in diversi paesi europei. Il morbillo viene spesso considerato una malattia infettiva infantile relativamente innocua, ma solo nei paesi sviluppati causa in media la morte di una persona ogni mille contagi.
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I contagi rilevati nella “Regione Europea” dell’OMS nel 2024 sono stati 127.350 e nel 40 per cento dei casi hanno riguardato bambini con meno di cinque anni. Più della metà dei contagi ha reso necessario il ricovero in ospedale e sono stati registrati almeno 38 decessi, ma il dato potrebbe aumentare nelle prossime settimane con la raccolta di ulteriori informazioni dai paesi coinvolti.
Grazie a più efficaci campagne di vaccinazione, a partire dal 1997 i casi di morbillo erano diminuiti sensibilmente in Europa. Dai circa 216mila di quell’anno si era passati ai 4.440 del 2016, per poi registrare un nuovo sensibile aumento soprattutto nei primi anni della pandemia da coronavirus, quando i servizi sanitari avevano forti carichi di lavoro a causa dell’emergenza sanitaria e si era meno inclini a frequentare cliniche e ospedali. Da allora, i tassi di vaccinazione non sono più tornati ai livelli di prima della pandemia, con evidenti conseguenze sulla circolazione della malattia.
Il morbillo è infatti altamente contagioso: si trasmette per via aerea, quindi spesso è sufficiente trascorrere poco tempo in un luogo chiuso con una persona infetta per essere contagiati. Il virus che causa la malattia ha inoltre una notevole efficienza di infezione, che parte da quattro giorni prima della comparsa delle macchie rosse (esantema) e che dura per altri quattro giorni. Una persona infetta può arrivare a contagiare 18 persone, circa sei volte quante ne contagia un individuo quando si ammala di influenza.
Dopo un periodo di incubazione di 10-12 giorni, la malattia porta ai primi sintomi, paragonabili a quelli di un’influenza, che peggiorano portando a febbre alta (anche oltre i 40 °C), la comparsa di macchie rosse su buona parte del corpo, tosse, mal di gola, mal di testa e stanchezza. I sintomi impiegano fino a tre settimane prima di scomparire completamente, ma in un caso su tre portano a complicanze pericolose come polmonite e un’infiammazione del cervello (encefalite acuta) con il 20-30 per cento di probabilità di avere conseguenze permanenti a livello neurologico.
Prima dell’introduzione delle vaccinazioni negli anni Sessanta, c’erano ricorrenti epidemie di morbillo in tutto il mondo, che arrivavano a causare più di 2,5 milioni di morti in un anno. Grazie ai vaccini, il tasso di mortalità della malattia si è ridotto drasticamente, ma la sua circolazione costituisce comunque un pericolo per via dell’alta contagiosità e della possibilità di produrre nuovi focolai, soprattutto in una popolazione non immunizzata a sufficienza.
Il vaccino distribuito in Europa, Italia compresa, viene somministrato in combinazione con quelli contro la rosolia, la parotite (gli “orecchioni”) e la varicella. Una prima dose viene somministrata intorno al primo anno di età, mentre la seconda a 5 anni. Il ciclo completo garantisce una protezione estremamente alta, che si avvicina al 100 per cento, ma si è visto che in alcuni paesi la dose di richiamo viene spesso saltata, riducendo l’efficacia della vaccinazione. La copertura vaccinale, cioè la percentuale di persone immunizzate completamente, deve essere del 95 per cento per prevenire la circolazione del virus.
In paesi come Montenegro, Bosnia Erzegovina, Macedonia del Nord e Romania la copertura vaccinale è spesso al di sotto dell’80 per cento. Il maggior numero di casi di morbillo nella Regione Europea dell’OMS è stato registrato proprio in Romania con oltre 30mila contagi, seguito dal Kazakistan con circa 28mila casi. Secondo gli esperti sono dati preoccupanti, considerato che in tutto il mondo i contagi registrati sono stati circa 360mila.
I dati del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) – che a differenza dell’area valutata dall’OMS comprende solamente i 27 stati membri dell’Unione Europea più Islanda, Liechtenstein e Norvegia – confermano la grande quantità di casi nell’ultimo anno in Romania. Al secondo posto per quantità di contagi c’è l’Italia con oltre mille casi, seguita dalla Germania con circa 600 e poi da Belgio, Austria e Francia con circa 500 casi ciascuno.

(ECDC)
Per quanto riguarda l’Italia, l’Istituto superiore di sanità ha segnalato che dal primo gennaio al 28 febbraio di quest’anno sono stati notificati 127 casi di morbillo, con una forte incidenza in Sicilia, nella provincia autonoma di Trento e nelle Marche. In un terzo dei casi ci sono state complicanze importanti, con una prevalenza di polmoniti.
Nel nostro paese la vaccinazione è sostanzialmente obbligatoria, visto che è necessaria per poter frequentare la scuola dell’obbligo, ma ci sono eccezioni e soprattutto una minore attenzione all’importanza della dose di richiamo. Come in altri paesi, anche in Italia si è sviluppata una certa diffidenza nei confronti dei vaccini, soprattutto in seguito alla diffusione di uno studio che nel 2002 aveva segnalato come il vaccino causasse l’autismo nei bambini. Quella ricerca fu ritirata e ne furono dimostrati i contenuti fraudolenti, ma è ancora oggi citata dai gruppi contrari ai vaccini (i cosiddetti “no vax”) nelle loro campagne contro le vaccinazioni.

Copertura seconda dose del vaccino contro il morbillo
La recente nomina negli Stati Uniti di Robert Kennedy Jr. a Segretario della salute potrebbe alimentare ulteriormente l’esitazione vaccinale. Kennedy è a dir poco scettico nei confronti dell’utilità dei vaccini e lo ha dimostrato anche di recente, in seguito ad alcuni focolai di morbillo in Texas, dove da inizio anno sono stati registrati 400 casi e c’è stato almeno un decesso (un bambino che non era stato vaccinato e senza altri problemi di salute).
Lo scorso fine settimana Peter Marks, responsabile dei vaccini all’interno della Food and drug administration (FDA, l’agenzia statunitense che si occupa di medicinali), ha rassegnato le proprie dimissioni criticando duramente Kennedy: «È ormai chiaro che il segretario non desidera né verità né trasparenza, ma piuttosto che siano confermate servilmente le sue menzogne e informazioni errate». Kennedy contro il morbillo ha suggerito di usare integratori alimentari, compreso l’olio di fegato di merluzzo, con il rischio di far finire in secondo piano i vaccini, l’unico sistema provato per ridurre i casi di morbillo e di conseguenza le morti causate dalla malattia.
Gli Stati Uniti hanno una grande importanza nel mercato farmaceutico mondiale e influenzano le politiche sanitarie di molti paesi. Un minore impegno sui vaccini, combinato con l’annunciato abbandono dell’OMS, potrebbero avere effetti importanti per la salute di milioni di persone in altre parti del mondo, compresa l’Europa, in un momento in cui sono proprio i responsabili dell’Organizzazione mondiale della sanità a chiedere azioni più incisive con investimenti nei sistemi sanitari.



