Ci frega sempre meno dei pesci d’aprile

Il proliferare delle fake news, l’insistenza dei social media manager e le truffe telefoniche li hanno resi sgradevoli o noiosi per molti

Donald Trump al telefono
Il presidente Donald Trump al telefono con i leader di Sudan e Israele nello Studio Ovale della Casa Bianca, a Washington, il 23 ottobre 2020 (AP Photo/Alex Brandon)
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Fino a qualche tempo fa il 1° aprile era una giornata che moltissime persone trascorrevano con l’incombente preoccupazione di essere turlupinate. È difficile immaginarla oggi come una sensazione eccezionale, che si prova una volta l’anno, e non piuttosto come una predisposizione quotidiana: un atteggiamento di normale diffidenza verso qualsiasi possibile fonte di informazioni ingannevoli o possibile responsabile di varie altre fregature.

Forse è questa la ragione per cui la riuscita di certi clamorosi pesci d’aprile nella storia risulta oggi inconcepibile, ha scritto BBC citando un memorabile servizio giornalistico falso che trasmise il 1° aprile 1957, L’albero degli spaghetti. Mostrava una famiglia svizzera intenta a raccogliere gli spaghetti cresciuti sull’albero del loro giardino: ci cascarono presumibilmente in tanti, sia per la rispettabilità dell’emittente, sia perché gli spaghetti non erano ancora un piatto molto comune nel Regno Unito.

Pubblicare articoli e raccontare storie più o meno inverosimili il 1° aprile è diventata una prassi via via meno diffusa nelle redazioni di giornali e televisioni, anche perché il successo dei social media ha cambiato in molti modi il rapporto tra stampa e pubblico.

Secondo Stuart Allan, professore di giornalismo e comunicazione all’università di Cardiff, da un lato è aumentato lo scetticismo generale verso le notizie, e dall’altro è aumentato il valore percepito della credibilità giornalistica e il rischio di effetti rovinosi nel perderla. «Siamo impantanati in un’era di “fake news” e disinformazione, in cui la questione della fiducia è al centro dei pensieri delle redazioni», ha detto Allan a BBC.

– Leggi anche: I migliori e i peggiori pesci d’aprile della storia

È probabile che anche gli eventi storici – dal cambiamento climatico alle guerre ai successi elettorali del presidente statunitense Donald Trump – abbiano avuto un impatto sulla capacità degli scherzi del 1° aprile di “funzionare” ed essere ancora divertenti. «Se ci sono leader mondiali fin troppo felici di etichettare qualsiasi informazione fattuale a loro sgradita come “fake news”, perché mai dovremmo fornire loro come argomenti vere e proprie fake news?», ha detto a BBC Jim Waterson, direttore del sito di news London Centric.

Il giornalista ed esperto di statistiche Daniel Parris scrisse nel 2023 del declino della rilevanza culturale dei pesci d’aprile, e individuò proprio nel 2016 – l’anno della prima elezione di Trump – l’inizio di una progressiva riduzione delle ricerche dei termini “pesce d’aprile” su Google. Anche ricerche più recenti e relative all’Italia confermano la stessa tendenza.

La vittoria di Trump e le sue conseguenze, scrisse Parris, «consolidarono diverse tendenze culturali in crescita che hanno avuto un impatto sulla percezione del pesce d’aprile». Le inchieste sulle campagne di disinformazione online e sulle responsabilità dei social network hanno portato gli utenti a mettere in discussione il ruolo delle piattaforme e li hanno resi più sensibili verso qualsiasi tentativo di raggiro, fosse anche per scherzo.

A pagarne le conseguenze sono stati tutti i gruppi attivi sulle piattaforme: i media ma anche le grandi aziende, i cui responsabili del marketing e social media manager hanno continuato a sfruttare con una certa solerzia il 1° aprile per condurre estese campagne pubblicitarie. Molte di quelle campagne sono però diventate via via più prevedibili e meno divertenti, non solo perché le persone non ne sono sorprese e tendono a reagire negativamente, ma perché nelle campagne l’obiettivo di autopromuoversi e attirare attenzioni eccede spesso platealmente la volontà di essere divertenti e basta.

Secondo Parris le trovate pubblicitarie aziendali, spesso o troppo scadenti o troppo ingannevoli per essere apprezzate, sono una delle principali ragioni della perdita di popolarità dei pesci d’aprile. Ma altri fenomeni culturali e sociali hanno accresciuto in generale l’attitudine delle persone a mantenere alta la soglia dell’attenzione per paura di subire raggiri di qualunque tipo.

La crescente diffusione delle truffe telefoniche, per esempio, ha ridotto la loro disponibilità non solo a fidarsi dell’interlocutore al telefono ma anche solo a rispondere, rendendo di conseguenza più rari anche gli scherzi telefonici.