Cosa abbiamo fatto contro le discariche abusive in Italia

Dopo aver pagato per anni e ogni sei mesi una salata sanzione europea, quelle note sono quasi tutte bonificate: ma potrebbero essercene altre

I lavori per bonificare una discarica abusiva ad Amantea, in provincia di Cosenza (Commissario unico per la bonifica delle discariche e dei siti contaminati)
I lavori per bonificare una discarica abusiva ad Amantea, in provincia di Cosenza (Commissario unico per la bonifica delle discariche e dei siti contaminati)
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Il primo censimento delle discariche abusive italiane risale al 1986, e ancora nel 2014 ce n’erano 200 in attesa di essere bonificate. In quell’anno la Corte di giustizia europea condannò l’Italia a pagare 42,8 milioni di euro ogni sei mesi in aggiunta a una multa forfettaria di 40 milioni di euro per non aver risolto la situazione: finora per questa procedura di infrazione lo stato ha dovuto pagare più di 300 milioni di euro. Negli ultimi anni tuttavia i pagamenti sono diminuiti perché la maggior parte dei terreni inquinati dai rifiuti è stata risanata.

Dal 2017 se ne è occupato un Commissario unico nominato dal governo di Paolo Gentiloni, il generale dei Carabinieri Giuseppe Vadalà, che in otto anni ha fatto mettere in sicurezza 78 discariche abusive o gestite in modo scorretto in nove regioni diverse. Gli ultimi risultati del suo lavoro sono stati diffusi la scorsa settimana, all’interno di una relazione di aggiornamento: dice che in questi anni sono stati risanati 1 milione e 129mila metri quadrati di suolo, e che entro il 2026 dovrebbero essere bonificate anche le altre discariche che erano costate all’Italia l’apertura di una procedura d’infrazione delle leggi europee.

Tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta in tutta Italia la gestione dei rifiuti avveniva senza cautele riguardo all’inquinamento dell’ambiente. La spazzatura veniva generalmente ammassata all’interno di cave dismesse, o in valloni disabitati in zone di collina o di montagna. Da allora sono aumentate le conoscenze sulle conseguenze di questa forma di inquinamento e sono state introdotte regole molto rigide sulle discariche, sebbene esistano ancora zone del paese in cui i rifiuti sono abbandonati illecitamente.

Le discariche abusive di cui si è occupato Vadalà tuttavia non sono accumuli temporanei di piccole dimensioni, ma più longevi e, in alcuni casi, molto vasti. La regione in cui nel 2017 l’area coperta da discariche abusive era maggiore è il Veneto, dove c’erano quasi 585mila metri quadrati di terreno inquinati, in buona parte nel comune di Venezia. La seconda regione per superficie coperta da discariche era la Sicilia, con nove siti interessati, e la terza le Marche, per via di un’unica grande discarica ad Ascoli Piceno.

Fotografia dall'alto di un'area industriale cittadina in cui un vasto terreno è coperto da teloni neri

La discarica di rifiuti industriali nell’ex stabilimento SGL Carbon di Ascoli Piceno, ora bonificata: al di sopra è in corso di realizzazione un nuovo parco (Commissario unico per la bonifica delle discariche e dei siti contaminati)

Le discariche abusive sono un problema anche dopo molti anni dalla loro creazione perché possono contribuire a problemi di dissesto idrogeologico (come si è visto questo mese a Palazzuolo sul Senio, in Toscana, dove a causa di piogge intense è franata una discarica del 1971) e inquinare falde acquifere e sorgenti. Le discariche legali contemporanee sono progettate e gestite con una serie di accortezze che evitano questi problemi, grazie ai trattamenti a cui sono sottoposti i rifiuti prima di essere depositati e alle barriere che li isolano dal suolo.

– Leggi anche: Una frana ha fatto riemergere una discarica degli anni Settanta

In questi ultimi anni il Commissario unico ha coordinato gli enti locali dei vari territori coinvolti e una serie di altre organizzazioni, come le agenzie regionali per la protezione ambientale o le università, per rendere le discariche abusive più simili a quelle regolari. Per ogni sito prima di tutto sono state eseguite misurazioni per valutare il grado di inquinamento del suolo e delle falde acquifere vicine. Attraverso bandi pubblici sono state scelte le ditte specializzate da coinvolgere nei lavori, facendo attenzione nella selezione, dato che nel settore della gestione dei rifiuti sono frequenti irregolarità o infiltrazioni della criminalità organizzata.

Le ditte specializzate sono coinvolte per isolare i rifiuti dal suolo sottostante ed evitare che si spargano in occasione di eventi meteorologici o movimenti del terreno. In tutte le discariche i rifiuti nel sito sono stati coperti con una serie di strati impermeabilizzanti (il termine tecnico è “capping”), mentre solo in alcune parte dei rifiuti è stata rimossa. Uno degli obiettivi del commissario era anche riqualificare e restituire le aree in cui si trovano le discariche alle comunità locali, ad esempio trasformandole in parchi, come si sta facendo ad Ascoli Piceno.

Un altro esempio, di dimensioni più ridotte, è quello che riguarda Villa Latina, in provincia di Frosinone, dove c’è una discarica comunale di rifiuti urbani che era molto malmessa. Nonostante i rifiuti fossero stati coperti dopo la dismissione della discarica, erano emersi dal terreno e in caso di precipitazioni entravano in contatto con l’acqua piovana, che poteva anche trascinare frammenti oltre i limiti della discarica. Lo stesso strato protettivo era usurato e affiorato in superficie in alcuni punti. Dopo aver isolato i rifiuti sotto una nuova copertura, l’area è stata piantumata con vegetali adatti a stabilizzare il terreno. I lavori sono terminati nel 2021.

Nel tempo alla missione di Vadalà sono stati aggiunti altri obiettivi: nel 2022 ad esempio il governo di Mario Draghi lo ha incaricato di occuparsi della messa in sicurezza della discarica di Malagrotta, nel territorio comunale di Roma, dove le operazioni di risanamento dovrebbero concludersi entro il 2027. Più di recente, lo scorso febbraio, Vadalà è stato nominato dal governo di Giorgia Meloni come commissario straordinario per la “Terra dei fuochi”, cioè per l’area tra le province di Napoli e Caserta dove la criminalità organizzata gestisce e smaltisce illegalmente, spesso bruciandoli, rifiuti speciali provenienti da tutta Italia.

– Leggi anche: La Terra dei fuochi brucia ancora

Delle 81 discariche abusive che erano state affidate a Vadalà nel 2017 ne rimangono solo tre da risanare: due si trovano in provincia di Venezia, a Chioggia e in località Miatello, un’altra è in provincia di Salerno, in località Torretta. Attualmente la sanzione semestrale che l’Italia deve pagare per la procedura di infrazione è di 2 milioni di euro, contro i 42,8 milioni iniziali, grazie agli sconti progressivi concessi dopo le bonifiche.

Fotografia dall'alto del sito di una discarica in corso di bonifica

La bonifica della discarica industriale di Malcontenta, in provincia di Venezia, terminata nel 2018 (Commissario unico per la bonifica delle discariche e dei siti contaminati)

I lavori del commissario comunque non risolveranno del tutto il problema delle discariche abusive o inquinanti perché possono essercene altre che non conosciamo, come quella di Palazzuolo sul Senio prima della frana o altre più piccole in terreni privati.