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  • Martedì 18 marzo 2025

A 17 anni Mirra Andreeva è già una tennista fenomenale

Era già la giovane più promettente in circolazione, ora ha cominciato a battere le migliori al mondo e a vincere tornei importanti

Mirra Andreeva, 17 anni, a Indian Wells (Robert Prange/Getty Images)
Mirra Andreeva, 17 anni, a Indian Wells (Robert Prange/Getty Images)
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Nell’ultimo mese la tennista russa Mirra Andreeva ha vinto i tornei femminili di Dubai e di Indian Wells, entrambi appartenenti alla categoria WTA 1000, la seconda per importanza dopo i quattro tornei del Grande Slam. Andreeva ha 17 anni e lo scorso weekend a Indian Wells ha battuto in semifinale la numero 2 del ranking mondiale, Iga Swiatek, e in finale la numero 1 Aryna Sabalenka.

Prima di lei solamente Steffi Graf e Serena Williams erano riuscite, prima di compiere 18 anni, a battere le due migliori giocatrici al mondo nello stesso torneo. Graf e Williams sono due delle migliori tenniste di tutti i tempi (e le più vincenti insieme a Margaret Court, che però giocò in anni su cui è difficile fare paragoni): in questi giorni vari commentatori ed esperti stanno descrivendo Andreeva come un talento generazionale potenzialmente di quel livello.

Nonostante debba ancora compiere 18 anni (lo farà a fine aprile, è del 2007), Andreeva gioca da professionista da tre anni e da tempo di lei si dice sia una «predestinata», come vengono spesso definite le sportive molto promettenti. Si era fatta notare sin dal suo esordio in un torneo della categoria 1000, a Madrid nel 2023, quando vinse tre partite e fu eliminata solo al quarto turno da Sabalenka. Lo scorso anno aveva mostrato grossi miglioramenti, vincendo il suo primo titolo (un WTA 250, la categoria più bassa del principale circuito professionistico), raggiungendo le semifinali al Roland Garros e chiudendo la stagione al sedicesimo posto nel ranking mondiale.

Nel 2025 però ha fatto un ulteriore salto di qualità e si sta affermando non solo come l’adolescente più forte di tutte (com’è già da un paio d’anni), ma proprio come una delle primissime tenniste al mondo. Dall’inizio dell’anno ha vinto 19 partite e ne ha perse solamente 3; ha vinto due titoli WTA 1000, ha battuto due volte Iga Swiatek ed Elena Rybakina (numero 8 al mondo), una volta Aryna Sabalenka, ed è salita al sesto posto del ranking mondiale.

Soprattutto, ha dimostrato di essere una tennista già eccezionalmente completa nonostante la giovane età. Due settimane fa sul sito specializzato Tennis.com si leggeva che «al momento non c’è nulla nel suo gioco che abbia bisogno di essere sistemato. È già una giocatrice estremamente fluida, la sua tecnica è quasi impeccabile. Si muove come Jannik Sinner e il suo gioco è altrettanto continuo». In effetti, per quanto abbia chiaramente ancora diversi margini di miglioramento, già oggi è difficile individuare difetti molto evidenti nel suo tennis.

Gli highlights della finale di Indian Wells vinta contro Sabalenka

Già l’anno scorso Andreeva aveva un rovescio molto efficace, e le sue abilità nella risposta (cioè nel colpo successivo al servizio avversario) erano notevoli. Un’analisi uscita su Tennis Abstract lo scorso dicembre, quindi prima dell’exploit degli ultimi mesi, la definiva «già una delle migliori risponditrici del circuito», raccogliendo varie statistiche a sostegno di questa tesi. La risposta al servizio è uno dei colpi più importanti del tennis moderno, in cui c’è stato un generale miglioramento dell’efficacia dei servizi (sia grazie a un affinamento delle tecniche, sia per le racchette sempre più avanzate) e rispondere è diventato più difficile. Le migliori tenniste e i migliori tennisti in circolazione sono tutti grandi giocatori in risposta: Sabalenka, Swiatek, ma anche Jannik Sinner e Carlos Alcaraz nel maschile.

Ciò che mancava ad Andreeva per entrare tra le prime 10 del mondo, si diceva, era tra le altre cose alzare il livello del suo servizio, anche questo (per motivi speculari a quelli citati sopra) un colpo sempre più importante nel tennis d’élite per mantenere il controllo degli scambi e che solitamente viene migliorato col tempo (mentre la risposta è legata più all’istinto e ai riflessi di reazione, che anzi è normale peggiori con il passare degli anni). In queste prime 22 partite del 2025 Andreeva ha già servito 95 ace, cioè servizi direttamente vincenti e in cui l’avversaria non riesce nemmeno a toccare la pallina in risposta, con una media di 4,3 a partita; nelle 50 partite giocate lo scorso anno aveva totalizzato 134 ace, quindi 2,7 a partita. Ha insomma quasi raddoppiato gli ace a partita, pur avendo giocato diverse partite con avversarie molto forti e preparate, contro le quali quindi è più difficile fare punto direttamente con la battuta.

Non è solo il suo servizio a essere migliorato, comunque, ma il suo dritto e in generale il suo gioco, che è diventato molto più vario, anche grazie al lavoro della sua nuova allenatrice. Da metà dell’anno scorso Andreeva ha cominciato a essere allenata da Conchita Martínez, una figura quasi leggendaria nel tennis: ex numero 2 al mondo, campionessa di Wimbledon, vincitrice di vari titoli con la Nazionale spagnola sia da giocatrice che da allenatrice, allenatrice della campionessa di Wimbledon e del Roland Garros Garbiñe Muguruza. Il sito sportivo The Athletic ha raccontato di quanto la collaborazione tra le due abbia accelerato il processo di crescita della tennista russa: «In Andreeva, Martínez ha trovato una musa quasi perfetta, una tennista che aspira a giocare con la creatività che aveva Martínez, ma con il suo stile di silenziosa determinazione e passione».

Conchita Martínez e Mirra Andreeva (Robert Prange/Getty Images)

Di recente, scrive The Athletic, Andreeva ha cominciato a utilizzare molto lo slice, cioè il colpo fatto di taglio, muovendo la racchetta dall’alto verso il basso per ridurre la velocità della pallina e farla rimbalzare con un effetto all’indietro; lo sta usando sia come colpo difensivo, sia come colpo d’attacco. Il suo dritto inoltre sta diventando meno piatto, più arrotato, e quindi più complicato per le avversarie perché dopo il rimbalzo tende a schizzare verso l’alto (costringendole ad arretrare per colpire al meglio o a colpire con le braccia molto alte o sopra la linea delle spalle, con meno possibilità di imprimere forza). Nel corso di una partita Andreeva sta mostrando capacità di variazioni e di gestione degli scambi quasi inedite per una diciassettenne.

Pure fisicamente sta facendo grandi progressi, com’era prevedibile vista la giovane età: già oggi è piuttosto strutturata e dotata a livello atletico, ma il suo processo anche fisiologico di crescita deve ancora completarsi. Nel suo podcast Served, l’ex tennista Andy Roddick l’ha definita «an élite mover already», cioè una tennista che sa già muoversi molto bene su un campo da tennis. Soprattutto, più il suo livello di gioco cresce, e più Andreeva sembra sicura di sé e capace di esercitare un controllo anche psicologico sulle partite; a Indian Wells contro Swiatek ha perso il secondo set 6-1, contro Sabalenka il primo 6-2, ma in entrambi i casi è riuscita a reagire, cambiando l’inerzia della partita.

Tutte le persone che ci hanno avuto a che fare la descrivono come una tennista matura e seria, attenta a tutti gli aspetti della sua vita da atleta come l’alimentazione, il riposo, lo studio delle avversarie. La sua nuova allenatrice Conchita Martínez ha sottolineato in varie occasioni il suo talento nell’imparare velocemente cose nuove: molte le sta già mettendo in pratica.

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